1.2 La navigazione d'alto mare
Mentre nel Mediterraneo orientale si fronteggiavano il mondo cristiano e il mondo turco, in altre aree geografiche cominciava l'epopea delle grandi scoperte geografiche.
Lo sbarramento ai traffici tra Oriente c Occidente frapposto dall'Impero ottomano spinse gli europei a cercare nuove vie di comunicazione. Si trattava, anzitutto, di verificare la possibilità di circumnavigare l'Africa e di raggiungere l'Oceano Indiano, e di lì l'Asia, unicamente per via di mare.
Già nel 1291 due fratelli genovesi, Ugolino e Vadino Vivaldi, avevano tentato l'avventura, ma la loro spedizione non aveva mai fatto ritorno. Il progetto di esplorazione della costa atlantica dell'Africa fu però ripreso sistematicamente dal re del Portogallo Enrico il Navigatore, che dedicò all'iniziativa larghi mezzi e fondò un'importante scuola di navigazione. I risultati non si fecero attendere: nel 1445 furono scoperte le Isole del Capo Verde, e nel 1456 il veneziano Alvise Ca' da Mosto e il genovese Antoniotto Usodimare, entrambi al servizio del sovrano portoghese, scoprirono la foce del fiume Gambia. Nel 1486, infine, il portoghese Bartolomeo Diaz doppiò la punta estrema del continente, che prese poi il nome di Capo di Buona Speranza. La via oceanica all'Oriente, terra di spezie, di pietre preziose, di prodotti esotici, era aperta.
La nave delle grandi scoperte fu la
caravella portoghese, il "gioiello iberico" che fece la sua apparizione verso il 1430. La caravella segnò un progresso enorme rispetto alle grandi e pesanti imbarcazioni precedenti; questo piccolo veliero aveva infatti doti di estrema maneggevolezza, determinate dalla possibilità di usare simultaneamente le vele quadrate, motrici, e la vela latina, per la manovra; la sua velocità fu superata (e di poco) soltanto dagli enormi velieri del XIX secolo, i clippers: "prima del vapore e dell'elica - è stato detto - non si poteva fare di meglio".
La conquista dell'alto mare ha dato all'Europa un privilegio che sta alla base della sua espansione mondiale. Tutte le grandi civiltà marittime del mondo avevano la possibilità teorica di lanciarsi in questa impresa, ma soltanto l'Europa vi s'impegnò con tutti i suoi mezzi, e lo fece in modo così rapido e deciso da mantenere per secoli il primato. Come spiegare questo successo? La spiegazione non può essere ricercata unicamente nella tecnica: anche le imbarcazioni cinesi o arabe, infatti, erano dotate di attrezzature adeguate. Non fu nemmeno esclusivamente una questione di mezzi: la Cina e l'Islam erano infatti in quell'epoca civiltà complessivamente più ricche dell'Europa. E nemmeno l'attrazione dell'ignoto e la curiosità intellettuale bastano a spiegare avvenimenti di portata universale come le grandi scoperte geografiche e la nascita del colonialismo.
Certamente tutte queste furono condizioni indispensabili, affinché l'Europa tentasse la conquista degli oceani. Esse s'inserirono però in un quadro dominato da condizioni politiche e necessità economiche ben precise. La formazione delle grandi monarchie nazionali si era accompagnata alla costituzione di eserciti di massa, di un'amministrazione complessa e articolata, di una politica edilizia di prestigio: tutte esigenze vitali, che non potevano essere soddisfatte dal normale prelievo fiscale. S'imponeva così la necessità di procurarsi in altro modo le ricchezze indispensabili al mantenimento di un'organizzazione statale e di forze armate efficienti; soltanto una politica di potenza e di conquista avrebbe assicurato il controllo di rotte commerciali da sfruttare in esclusiva, scardinando, sostituendo e ampliando il monopolio delle città italiane; oppure, più semplicemente, avrebbe consentito di mettere le mani su nuove miniere d'oro o d'argento. Premessa e conseguenza di questa politica di potenza furono i grandi viaggi di esplorazione. Viaggi dunque molto diversi dai precedenti: imprese come quelle di Marco Polo o di altri mercanti erano il frutto dell'iniziativa individuale; alla loro base stava certamente l'attivismo commerciale delle Repubbliche marinare, da cui venivano stimoli e suggestioni, ma non un apparato statale in grado di utilizzare quelle esperienze per una politica di espansione su scala mondiale. Cosa che, come vedremo, avvenne soltanto nel XVI secolo.
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