13.10 Olandesi, francesi e inglesi in America
Lo sfruttamento monopolistico delle ricchezze del Nuovo Mondo prevedeva che le colonie spagnole in America potessero avere relazioni commerciali solo con la madrepatria. Questo sistema chiuso fu costantemente attaccato e aggirato dalla pirateria e dal contrabbando, praticati soprattutto da inglesi, olandesi e francesi. I pirati assalivano e depredavano le navi che trasportavano i metalli preziosi; i contrabbandieri si presentavano di fronte ai porti dell'America e, con la complicità delle autorità locali, scaricavano e vendevano beni che erano fortemente richiesti nelle colonie e che la Spagna non era in grado di fornire. I guadagni elevatissimi del contrabbando consentivano di affrontarne tutti i rischi e di pagare le cospicue spese di corruzione.
Le numerose isole delle Grandi e Piccole Antille costituivano punti di appoggio ideale per le azioni dei contrabbandieri e dei pirati (filibustieri). Gli spagnoli non furono in grado di controllare se non le maggiori delle Antille (Cuba e Santo Domingo) e anche queste solo in parte. Nel corso del '600 olandesi, inglesi e francesi si insediarono stabilmente in questa area. L'iniziativa fu come sempre affidata alle compagnie commerciali. Troviamo così gli olandesi a Curaçao dal 1634 e in altre isole a ridosso del Venezuela attuale; ma già la Compagnia Olandese delle Indie occidentali amministrava sul continente la Guiana, dove gli olandesi erano giunti nel 1580 e avevano iniziato la coltivazione della canna da zucchero. La Guiana fu a lungo molto contesa e accanto agli olandesi vi si insediarono inglesi e francesi. Disseminati lungo tutto l'arco delle Piccole Antille erano i possedimenti inglesi, conquistati prevalentemente nella prima metà del '600. Tra il 1625 e il 1629 gli inglesi si impadronirono di molte isole dell'arcipelago Bahama e nel 1655 della Giamaica, la terza per dimensioni delle Grandi Antille. Nello stesso periodo, negli anni del forte impulso impresso da Richelieu all'espansione commerciale, i francesi occuparono molte isole nelle Piccole Antille (fra cui Guadalupa e Martinica nel 1635) e si insediarono nella parte occidentale di Santo Domingo, che chiamarono Haiti e che nel 1697 sarebbe stata ufficialmente ceduta dalla Spagna alla Francia.
Se l'espansione nelle Antille fu legata alle occasioni della lotta contro il monopolio commerciale spagnolo e trovò rapidamente le ragioni del suo sviluppo nel sistema delle piantagioni, i possessi inglesi e francesi in America settentrionale seguirono tempi ed itinerari diversi, sia per la collocazione geografica e quindi climatica più settentrionale, sia perché agli inizi, in quanto colonie di popolamento, non furono pienamente inseriti nello stesso circuito e nella stessa dinamica commerciale. Nella distribuzione territoriale e nei possessi dell'America del Nord si rifletterono, invece, dalla fine del '600, gli esiti dei conflitti politici e dinastici europei.
Gli inglesi, che come sappiamo (capitolo 18), erano da tempo insediati lungo le coste atlantiche, rafforzarono la loro presenza a sud e a nord, subentrarono a svedesi e olandesi e unificarono i loro possedimenti. Nelle singole colonie si rafforzò la presenza della madrepatria con la nomina del governatore e dei pubblici funzionari che fecero da contrappeso alle autonomie amministrative e alle forme di autogoverno locale.
Più controllate dal governo centrale e più legate ai disegni politici della monarchia furono le colonie che la Francia possedeva nell'America del Nord, nei territori del Canada. Qui, come altrove, erano stati i mercanti ad aprire la strada, commerciando in pellicce con gli indiani lungo il fiume San Lorenzo. La presenza francese in Canada fu sempre numericamente molto limitata, anche perché il divieto di immigrazione per gli ugonotti impedì che la colonia fosse polo di attrazione per il solo gruppo sociale che, come i dissidenti religiosi inglesi, era disposto ad espatriare per non subire le persecuzioni di cui era oggetto. Nella prima metà del '600 vennero fondate le prime importanti basi francesi in Canada, quella di Québec e quella di Montréal. I rapporti fra colonie e indigeni si mantennero sempre buoni, tanto che il governatore francese in Canada Frontenac immaginò di costituire, tramite un'alleanza con gli indiani dei Grandi Laghi e attraverso il controllo del Mississippi (esplorato interamente fino alla foce nel 1682) un blocco che impedisse l'inarrestabile avanzata inglese verso ovest. Inizialmente considerata folle, l'impresa di Frontenac apparve invece realistica durante la guerra di successione spagnola (1702-1713:
12.5) che vide contrapposte Francia e Inghilterra. Nell'inevitabile scontro che si ebbe anche in territorio americano, i francesi riuscirono a fronteggiare gli inglesi. Così la Francia, se con la pace di Utrecht (1713) dovette rinunciare a Terranova e a quella che sarà poi la Nuova Scozia, riuscì però a conservare il Canada e il vasto bacino del Mississippi, che in onore di Luigi XIV era stato chiamato Louisiana.
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