19.11 La spedizione in Egitto e il colpo di Stato: 1798-99
Il colpo di Stato del 18 fruttidoro (4 settembre) '97 (
19.7) non riuscì a garantire la stabilità politica alla Francia. Il rinnovo annuale di 1/3 dei rappresentanti era un fattore costante di incertezza e non offriva continuità al regime. Le elezioni dell'aprile 1798 (che, oltre al terzo uscente, dovevano rinnovare i seggi di molti deputati esclusi) registrarono un successo dell'opposizione giacobina: ancora una volta, il 22 fiorile (11 maggio), il Direttorio intervenne annullando molti risultati.
Nella primavera del '98 fu concesso a Bonaparte, dopo la rinuncia a un progetto di invasione dell'Inghilterra, di organizzare una
spedizione militare contro l'Egitto. Da lì avrebbero potuto essere colpiti gli interessi commerciali inglesi in Oriente. La disponibilità del Direttorio a un progetto avventuroso e azzardato mascherava forse il desiderio di allontanare da Parigi un personaggio divenuto, dopo i successi in Italia, troppo ingombrante. A maggio, un'imponente flotta di oltre 300 navi salpò da Tolone: vi erano imbarcati 38.000 soldati e una numerosa commissione scientifica. Dopo aver conquistato Malta (cacciandone i cavalieri di San Giovanni che la tenevano dal 1530), i francesi approdarono ad Alessandria il 1° luglio. L'Egitto era una provincia dell'Impero ottomano, sostanzialmente autonoma e dominata dalla setta militare dei Mamelucchi. Con una durissima marcia i francesi giunsero in prossimità del Cairo, e qui, nella battaglia delle Piramidi, sconfissero i Mamelucchi (21 luglio). La vittoria diede nuova fama a Bonaparte e contribuì a diffondere in tutto il mondo occidentale la moda per tutto ciò che era egiziano. Ma pochi giorni dopo, il 10 agosto, l'ammiraglio inglese Nelson sorprendeva la flotta francese all'ancora di fronte ad Abukir e la distruggeva, isolando i francesi da ogni possibilità di ritorno.
L'unico risultato certo della spedizione in Egitto fu la ricomposizione di un'alleanza generale contro la Francia, animata come sempre dall'Inghilterra e con l'attiva partecipazione della Russia e dell'Impero turco (II coalizione). Mentre Bonaparte si dedicava, non senza qualche abilità, all'amministrazione del paese occupato e la commissione scientifica iniziava un amplissimo rilevamento delle antichità egiziane, in Italia e in Germania i francesi cominciarono a ripiegare sotto l'attacco degli austro-russi. Nell'aprile 1799 il generale russo Suvorov conquistava la Lombardia e entrava a Milano. Bonaparte non rimase inattivo. Iniziò una offensiva contro la Turchia dirigendo le sue truppe a nord, verso la Siria, ma si arenò nel vano assedio di San Giovanni d'Acri e dovette ripiegare sull'Egitto.
Le nuove difficoltà militari aprirono a Parigi un'ennesima crisi politica. I giacobini ripresero slancio, rafforzati dal ricordo dei successi della loro politica nell'emergenza del '93-'94 (
19.6). A giugno i Consigli, ossia il Parlamento, attaccarono duramente il Direttorio, nel quale era stato da poco nominato Sieyes e imposero due nuovi direttori.
Nonostante i successi militari dell'ottobre 1799 (decisivo quello di Zurigo, che arrestò l'avanzata russa), le fratture politiche rimanevano profonde e un nuovo colpo di Stato era nell'aria. Sieyes, l'uomo forte del Direttorio, non faceva del resto mistero di voler procedere a una revisione costituzionale che rafforzasse l'esecutivo, ma non disponeva di una sicura maggioranza parlamentare.
A metà ottobre Bonaparte rientrò a Parigi: una vittoria ad Abukir (luglio) sui contingenti turchi appena sbarcati e la notizia delle sconfitte in Europa gli avevano dato motivi sufficienti per abbandonare l'Egitto. Pur lasciandosi alle spalle un insuccesso, il suo ritorno apparve come un trionfo.
Bonaparte divenne l'elemento indispensabile al colpo di Stato che Sieyes e Luciano Bonaparte, il ventiquattrenne fratello di Napoleone, eletto presidente del Consiglio dei Cinquecento, venivano preparando. Il
18 brumaio (9 novembre) 1799, con il pretesto di un complotto, i Consigli vennero trasferiti a Saint-Cloud nei pressi della capitale, sotto protezione militare. Il 19 Napoleone non riuscì a ottenere pacificamente dal Consiglio dei Cinquecento, nel quale si era presentato con la propria scorta, la riforma costituzionale; fu anzi aggredito e malmenato da alcuni deputati giacobini. Allora fu deciso l'intervento delle truppe che sgomberarono la sala. Successivamente i deputati consenzienti votarono la creazione di una commissione esecutiva con pieni poteri composta dai tre
consoli della Repubblica francese, Sieyes, Ducos (un altro membro del Direttorio) e Bonaparte. Nonostante le apparenze formali e il desiderio di Sieyes, il colpo di Stato ebbe un evidente carattere militare. Come nel '95 e nel '97 un ruolo decisivo era stato giocato dall'esercito. Ma il 18-19 brumaio portò in primo piano, con l'esercito, il nuovo arbitro della storia di Francia e d'Europa: Napoleone Bonaparte.
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