15.4 La nuova agricoltura: "enclosures", nuove tecniche e nuovi prodotti
La società preindustriale era una realtà per molti aspetti statica, dominata dalle permanenze. Ma al suo interno vedeva emergere, in alcuni paesi e in determinati settori economici, fattori di mutamento destinati a rovesciare, talora con tempi molto lunghi, l'assetto tradizionale.
L'Inghilterra fu il paese in cui le strutture agrarie cambiarono più profondamente fra '600 e '700. Le trasformazioni avvennero in seguito alle
recinzioni (in inglese enclosures) dei campi aperti e delle terre comuni e all'introduzione di nuove tecniche e colture. Il sistema a campi aperti (open fields) caratterizzava nel '600 oltre la metà delle campagne inglesi: era costituito da appezzamenti non recintati, contigui, ma in proprietà individuale, non collettiva. Le consuetudini prevedevano che su questi campi, dopo il raccolto, tutti gli abitanti del villaggio potessero spigolare o inviare gli animali al pascolo. Di proprietà collettiva erano invece le terre comuni (common lands, common wastes) destinate al pascolo, alla raccolta di legna, ecc. I diritti d'uso di queste terre non appartenevano a tutti indistintamente, ma a quanti avevano proprietà nel villaggio. Su di esse risiedevano, in modestissime capanne (cottages), spesso abusivamente, i contadini poveri e privi di proprietà.
Le enclosures significarono recinzione (con muretti, siepi, steccati) e ricomposizione fondiaria degli appezzamenti situati nelle zone dei campi aperti, recinzione e privatizzazione delle terre comuni. Le enclosures miravano a una più chiara definizione della proprietà e a una coltivazione più razionale, libera dagli obblighi consuetudinari della comunità (in genere incentrati sulla rotazione triennale) e dai vincoli dell'autoconsumo, pronta invece a recepire le esigenze del mercato agricolo. Richiedevano investimenti e quindi capitali per le opere di chiusura e per la riconversione colturale. Determinarono la progressiva trasformazione dei cottagers in braccianti agricoli e favorirono la diminuzione dei piccoli proprietari. Le recinzioni erano un fenomeno in atto da alcuni secoli. Alla data del 1500 il 45% circa della superficie agraria era già stato recintato. Nel XVI secolo la percentuale era aumentata solo del 2%. Il successivo incremento si ebbe soprattutto nel '600, con il 24%, e non, come si è a lungo ritenuto, nel secolo successivo: nel '700 la percentuale di enclosures fu infatti del 13%. Agli inizi dell'800 rimaneva dunque solo un 16% di terre non recintate.
Altro fattore di trasformazione dell'agricoltura inglese fu il superamento della rotazione triennale con l'introduzione di piante da foraggio come il trifoglio e le rape, avvicendate con i cereali. Un tipico esempio di questa nuova agricoltura fu il sistema di Norfolk, caratterizzato da sei anni di rotazione continua (frumento/orzo/rape/orzo con trifoglio/trifoglio e poi frumento/frumento) con un solo anno di riposo (maggese) ogni sette, e non più ogni tre come nella rotazione triennale. Le colture foraggere avevano la proprietà di arricchire il terreno consentendo rotazioni più lunghe e una produttività più elevata. Aumentavano così le disponibilità alimentari per gli uomini e per il bestiame. L'allevamento diveniva una componente fondamentale dell'azienda agricola: forniva concime naturale per la terra e carne e latte per il mercato.
Rotazioni complesse, integrazione di agricoltura e allevamento, produzione per il mercato non furono una prerogativa inglese: i nuovi sistemi si diffusero nella Francia settentrionale e nella Germania nordoccidentale. Nelle Fiandre e in Lombardia già nel XVI secolo si erano sviluppate aziende agrarie moderne; la cascina lombarda con i suoi prati irrigui rappresentava un modello di progresso e produttività. Ma questa agricoltura - che potremmo chiamare capitalistica per la presenza di un imprenditore, proprietario o affittuario, che investe capitali sulla terra, si avvale di manodopera salariata e produce per il mercato - rimaneva un settore marginale in lenta espansione. Le innovazioni convivevano talora con la vecchia struttura feudale, sia nell'Europa occidentale che in quella orientale. La Gutsherrschaft nell'Est era spesso un'azienda specializzata nella coltivazione dei cereali prodotti in larga misura per il mercato di esportazione.
I nuovi sistemi produttivi e le innovazioni colturali incontrarono molti ostacoli alla loro diffusione. La dominante frammentazione fondiaria con le difficoltà organizzative che ne derivavano, l'assenteismo dei proprietari, le consuetudini dei contadini erano tutti elementi di resistenza al nuovo. Qui trova spiegazione il ritardo con cui si affermarono, nonostante la resa superiore al frumento e agli altri cereali, due coltivazioni di origine americana, la patata e il mais, destinate a modificare profondamente le abitudini alimentari, soprattutto degli strati popolari. A differenza dei cereali europei in America (
13.12), le due nuove colture non furono imposte da popolazioni colonizzatrici, ma dovettero inserirsi in un assetto cerealicolo antico di millenni.
La patata, conosciuta e descritta nel '500, dovette attendere gli inizi del '700 per cominciare a diffondersi, vincendo diffidenze e ostilità di chi la considerava, fra l'altro, dannosa alla salute (si pensava propagasse la lebbra). Furono le carestie della seconda metà del secolo a imporla dall'Inghilterra alla Polonia; in Irlanda divenne presto l'elemento base della dieta contadina.
Il mais (grano turco o grano siciliano) ebbe diffusione più precoce, ma egualmente lenta, nonostante i vantaggi dovuti al ciclo vegetativo più breve di quello del frumento: fu ostacolato dalle sue stesse proprietà colturali che volevano climi temperati non troppo caldi né troppo freschi e un lavoro di zappatura e sarchiatura durante la crescita. Fu coltivato nei paesi mediterranei: Spagna, Francia meridionale, Sicilia, Italia settentrionale. La farina di mais in talune regioni, come il Veneto, sarebbe divenuta, sotto forma di polenta, il cibo quotidiano dei contadini, mentre il frumento era destinato alla tavola dei ceti più agiati o al mercato.
Nel '700 si diffusero anche altre colture, seppure di minore importanza. Il riso nelle zone irrigue del Piemonte e della Lombardia; il tabacco un po' ovunque, in Olanda, Belgio, Germania, Italia. Questa fu l'unica delle nuove colture "voluttuarie" che, per ragioni climatiche, poteva affermarsi in Europa. Tè, caffè, cacao - basi di bevande "eccitanti" il cui consumo crebbe notevolmente nel '700 - rimasero prodotti di importazione.
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