16.9 Sommario
Nonostante siano presenti nell'illuminismo orientamenti molto diversi, si possono individuare alcune caratteristiche unificanti: l'esaltazione di un impiego spregiudicato della ragione; la critica al principio di autorità e alle istituzioni politiche e religiose, l'analisi empirica della società legata a un'esigenza riformatrice, la fiducia nel progresso, l'adesione a una religione naturale e razionale. L'impronta razionalista dell'Illuminismo non deve far dimenticare il parallelo interesse per le componenti affettive ed emotive.
Che proprio la Francia sia stata il centro dell'Illuminismo si spiega con l'esistenza di un'ampia cultura di opposizione. Due delle figure di maggior rilievo dell'Illuminismo francese furono Montesquieu, sostenitore del principio della divisione dei poteri, e Voltaire, critico dell'oscurantismo e dei privilegi e fautore di un dispotismo illuminato. La più significativa realizzazione culturale dell'Illuminismo fu l'Enciclopedia, che contribuì potentemente alla diffusione delle nuove idee. In una posizione a sé va collocato Rousseau, per la sua critica della società e del progresso e per la sua analisi dei fondamenti della democrazia diretta. Vanno ricordate infine le correnti utopistiche del pensiero francese del '700, tutte favorevoli all'abolizione della proprietà privata.
Nel corso del XVIII secolo nacque una nuova scienza, l'economia politica, grazie all'opera dei fisiocratici francesi e di Adam Smith. Il maggior teorico della fisiocrazia, Quesnay, individuò nell'agricoltura l'attività economica fondamentale; ne scaturirono proposte tese a favorire il suo sviluppo capitalistico e la libertà dei commerci. Al centro dell'analisi di Smith sta il concetto di lavoro produttivo e la convinzione che il libero agire dell'individuo, teso al proprio interesse particolare, contribuisca in realtà al benessere collettivo. Il pensiero illuminista fecondò molti campi di indagine: si gettarono le basi dell'antropologia culturale e dell'etnologia; si affermò una concezione della storia attenta alla società e ai modi di vita; fu rifondata - con Hume - una teoria della conoscenza su basi empiristiche; grandi progressi si ebbero infine anche nel campo delle scienze naturali (con Lavoisier nacque la chimica moderna).
Pur caratterizzato da un'egemonia degli intellettuali francesi, il movimento illuminista interessò tutti i paesi europei. Nel mondo tedesco esso fu legato alla lotta contro il dogmatismo e autoritarismo della Chiesa luterana; Kant, il suo esponente di maggior rilievo, interpretò l'Illuminismo come il coraggio di far uso del proprio intelletto senza sottostare alla guida di altri. In Italia si era già avuto un rinnovamento culturale precedente all'Illuminismo con Muratori, Vico e Giannone. I due principali centri del pensiero illuminista nella penisola furono Napoli (con Genovesi e Galiani) e Milano: qui, attorno alla rivista "Il Caffè", si raccolsero Beccaria (propugnatore di una nuova visione della giustizia e della pena) e i fratelli Verri. La circolazione internazionale delle idee, caratteristica del movimento illuminista, fu favorita dalla massoneria, setta segreta nata in Inghilterra all'inizio del '700 e subito diffusasi in tutta Europa.
Il movimento illuminista elaborò anche un disegno politico riformatore che si incontrò con l'azione dei sovrani assoluti (circa 1750-80). Il più deciso intervento riformatore investì, nei paesi cattolici, i poteri della Chiesa e degli ordini religiosi. Uno dei risultati di questa azione fu l'espulsione dei gesuiti da vari paesi europei, che portò infine allo scioglimento della Compagnia di Gesù. L'altro settore dell'attività riformatrice fu quello amministrativo, dove si mirò a rendere più razionale la macchina statale.
L'azione riformatrice si esercitò soprattutto in Austria e Prussia. Nell'Impero asburgico Maria Teresa riorganizzò l'apparato statale centralizzando le funzioni amministrative; tassò - grazie al catasto - anche le terre dei nobili; prese provvedimenti a favore dell'istruzione; intervenne sulle prerogative del clero. Il giurisdizionalismo ricevette un impulso con il figlio Giuseppe II che accentuò anche in altri campi la politica della madre (codice penale, abolizione delle servitù personali dei contadini). Le ribellioni autonomistiche suscitate dal riformismo giuseppino - insieme allo scoppio della rivoluzione in Francia - indussero il successore Leopoldo II ad una politica più moderata.
In Prussia l'azione di Federico II fu caratterizzata da un dualismo tra princìpi illuminati e politica di potenza. Fu potenziato l'esercito e, soprattutto, venne creata una aristocrazia militare legata al sovrano. In Russia l'azione riformatrice di Caterina II fu assai limitata. L'arretratezza e le resistenze della Russia tradizionale obbligarono infatti la monarchia a promuovere quell'organizzazione per ceti che era messa in crisi, invece, nel resto d'Europa.
In Italia l'attività riformatrice fu sostanzialmente limitata al Regno di Napoli, alla Lombardia e alla Toscana. Nel Regno di Napoli l'azione riformatrice si limitò alla redazione di un catasto, ad interventi a favore degli scambi commerciali e a misure giurisdizionaliste. Nel Ducato di Milano, dominio austriaco, vennero realizzate le stesse riforme che erano state avviate negli altri territori dell'Impeto (soprattutto il catasto). In Toscana, salvo che per il catasto, si sperimentarono, sotto Pietro Leopoldo (figlio di Maria Teresa d'Austria) tutti gli interventi più tipici dell'assolutismo illuminato; la Toscana fu anzi il primo paese ad accogliere i princìpi di Beccaria. In campo economico fu avviata una politica liberista e si cercò, senza successo, di favorire un ceto di piccoli proprietari contadini.
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