12.8 Sommario
Nel 1661, morto Mazzarino, Luigi XIV assunse direttamente il potere. Il suo lunghissimo regno (durato fino al 1715) fu caratterizzato dal rafforzamento della monarchia all'interno e dal consolidamento dell'egemonia continentale della Francia. Luigi XIV accentrò nelle sue mani il governo dello Stato, valendosi della collaborazione di un Consiglio ristretto formato dal re e da tre ministri (Esteri, Guerra, Finanze), mentre l'accentramento amministrativo si realizzò attraverso gli intendenti (di origine borghese). L'obbligo imposto alla grande nobiltà di risiedere presso la corte, nella nuova sede di Versailles, sancì il depotenziamento dell'aristocrazia e il potere assoluto del sovrano. La ricerca del massimo prestigio per la monarchia portò alla promozione delle attività artistiche e alla formazione di una cultura ufficiale celebrativa.
Il rafforzamento del potere assoluto portò anche all'accentuazione dell'intervento dello Stato in materia ecclesiastica (gallicanesimo) e alla persecuzione di giansenisti e ugonotti. I primi - sostenitori della grazia come dono divino e portatori di una religiosità austera - avevano il loro principale centro presso i monasteri di Port-Royal, che furono infine soppressi dal sovrano. La persecuzione degli ugonotti - culminata con la revoca dell'editto di Nantes - determinò il loro esodo, che rappresentò un danno economico per la Francia, mentre confermava ormai l'impossibilità, per la minoranza religiosa, di contrapporsi allo Stato. La maggior fiscalità regia e la reazione alla persecuzione degli ugonotti furono all'origine di rivolte popolari.
L'intervento dello Stato nell'economia, di cui fu artefice soprattutto Colbert, ebbe la più completa realizzazione nel mercantilismo. La politica economica di Colbert si risolse tuttavia in un insuccesso. Contemporaneamente venne rafforzato l'esercito come strumento di espansione lungo i confini nordorientali. Dopo la guerra di devoluzione - che, pretestuosamente scatenata contro la Spagna, si concluse con l'annessione di alcuni territori dei Paesi Bassi spagnoli - più impegnativa fu quella contro le Province Unite. Dopo un rivolgimento interno che portò al potere Guglielmo III d'Orange, le Province Unite riuscirono a volgere a loro favore le sorti del conflitto, grazie anche all'appoggio di una vasta alleanza antifrancese. Con la pace di Nimega (1678) ottennero l'abolizione della tariffa protezionista sulle importazioni imposta dalla Francia, che si annetté, ancora a spese della Spagna, la Franca Contea. Negli anni successivi la Francia proseguì nella sua politica di annessioni a danno dei Paesi Bassi spagnoli.
In Inghilterra, la restaurazione degli Stuart (1660) fu seguita da un periodo di pacificazione politica e religiosa durato oltre un decennio. Preoccupato per la politica filofrancese di Carlo II e temendo un possibile ritorno all'assolutismo e - una volta che fosse salito al trono il fratello del re - una restaurazione cattolica, il Parlamento stabilì l'esclusione di tutti i non anglicani dalle cariche pubbliche e definì ulteriormente il diritto di Habeas corpus. Sul problema della successione si determinarono due opposti schieramenti politici: i tories, partigiani ad ogni costo della monarchia, erano legati alla Chiesa anglicana e alla difesa del mondo rurale; i whigs, contrari alla successione di Giacomo Stuart, erano invece interpreti degli interessi commerciali e fautori della libertà religiosa. Nel 1685 Giacomo II salì al trono, ma presto la sua politica filocattolica gli alienò ogni simpatia. Nel 1688 il Parlamento offrì la corona a Guglielmo d'Orange e alla moglie Maria Stuart. La seconda rivoluzione inglese portò ad una monarchia costituzionale fondata sulle prerogative del Parlamento e sui limiti del potere monarchico. Alla fine del '600 si verificò una rivoluzione finanziaria con la fondazione della Banca d'Inghilterra.
Dopo la guerra combattuta dalla Francia contro la Lega di Augusta, un conflitto più vasto scoppiò per la successione spagnola. L'accettazione della corona di Spagna da parte di Filippo d'Angiò, nipote di Luigi XIV, scatenò una guerra che oppose Francia, Spagna e Baviera a Impero asburgico, Inghilterra, Olanda e altri Stati, tra cui il Ducato di Savoia. Dopo alterne vicende sul piano militare, la situazione mutò in relazione all'ascesa al trono imperiale di Carlo d'Asburgo. Nessuna potenza infatti poteva auspicare che questi ottenesse anche la corona di Spagna. Con la pace (Utrecht e Rastatt, 1713-14) l'Austria ottenne i Paesi Bassi spagnoli e, soprattutto, finì il dominio spagnolo in Italia: gli Asburgo ottennero Lombardia, Mantova, Regno di Napoli, Sardegna e Stato dei presidi; i Savoia ottennero Monferrato, Lomellina e, soprattutto, la Sicilia (che portò loro il titolo regale).
A metà del '600 nei domini degli Hohenzollern - caratterizzati da frammentazione territoriale (evidente soprattutto nella distanza tra il Brandeburgo e la Prussia) e da diversità di popolazione e ordinamenti - iniziò l'opera di organizzazione dello Stato assoluto. Rafforzato l'esercito e organizzati un efficiente sistema fiscale e una capace burocrazia, Federico Guglielmo si inserì nella I guerra del Nord ottenendo la fine della dipendenza feudale della Prussia dalla Polonia. Con tale guerra la Svezia acquisì il controllo del Baltico e dei commerci che da lì si stabilivano con il resto di Europa. Alla fine del secolo si affermò in Svezia il potere assoluto del sovrano, ma la II guerra del Nord contro Danimarca, Polonia e Russia, segnò il ridimensionamento della potenza svedese.
In Russia, il Codice del 1649 sancì un irrigidimento della società, che provocò episodi di ribellione. Particolarmente grave fu la rivolta dei cosacchi guidata da Stenka Razin (1670). Nello stesso periodo la riforma della Chiesa russa portò ad uno scisma tra Vecchi credenti e fedeli della Chiesa ufficiale. Alla fine del secolo lo zar Pietro il Grande, influenzato dal contatto con l'Occidente, si volse alla creazione di un governo assoluto e autocratico. Fu costituita una marina da guerra e fu potenziato l'esercito, e di conseguenza vennero riorganizzati fisco e amministrazione; lo Stato potenziò l'economia secondo i princìpi del mercantilismo, promosse un rinnovamento dell'educazione e intervenne anche in campo religioso. Pietro il Grande non riuscì tuttavia ad organizzare la sua successione, il che avrebbe provocato numerosi complotti dopo la sua morte, avvenuta nel 1725. In quell'anno la Russia aveva ormai acquisito, ai danni della Svezia, l'egemonia sul Baltico; nei decenni successivi avrebbe orientato la sua espansione verso sud-ovest.
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