15.5 Industria rurale e manifattura
Le campagne del '700 erano anche sede di un'importante attività di produzione industriale eseguita a domicilio dai contadini nelle pause del lavoro e durante la stagione morta. Questa
industria rurale domestica era dedita prevalentemente alle principali operazioni tessili, filatura e tessitura; ma i lavoratori a domicilio potevano essere anche, a seconda delle zone, merlettaie (Belgio), armaioli, coltellinai (Germania), ecc.
Lo sviluppo dell'industria rurale datava dalla fine del Medioevo, ma si era accentuato progressivamente, fra '500 e '600, in rapporto all'irrigidirsi delle corporazioni e all'affermarsi della nuova figura del mercante imprenditore. Le corporazioni di mestiere avevano norme estremamente severe sull'organizzazione del lavoro e sul reclutamento della manodopera attraverso lunghi apprendistati. Tali norme rendevano le corporazioni poco disponibili al rinnovamento produttivo e non adatte al mutevole andamento di un mercato che sempre più richiedeva beni di qualità modesta e a prezzi tendenzialmente decrescenti. Le corporazioni corrispondevano inoltre a fasi di specializzazione e a gerarchie produttive così rigorosamente definite da rendere impossibile la mobilità del lavoro: i calzolai ad esempio potevano fabbricare le scarpe ma non ripararle, mentre i ciabattini le riparavano senza poterle fabbricare. Infine, difendendo gli antichi privilegi e monopoli degli associati, la tradizione corporativa manteneva elevati i costi di produzione. Si determinò così, dalla fine del '500, un netto declino nella capacità produttiva delle corporazioni, soprattutto in Italia.
Le campagne offrivano invece una manodopera a basso costo, utilizzabile in modo elastico, ampliandone o riducendone le dimensioni in rapporto alla domanda del mercato. Il
mercante imprenditore, chiave di volta di questa struttura produttiva, forniva la materia prima, ritirava il prodotto finito e provvedeva a smerciarlo. Questo sistema, noto con l'espressione tedesca Verlagssystem o con quella inglese putting-out system, ebbe un'ampia diffusione in tutta Europa, ma prevalentemente nelle regioni e nei pressi delle città con consolidate tradizioni artigianali: nelle Fiandre per l'industria del lino, nelle zone prealpine dell'Italia settentrionale per quella della seta, in Inghilterra per la lana. Non prese piede nelle zone a forte specializzazione agricola come quella della viticoltura, che richiedevano un intenso lavoro ai contadini durante tutto l'anno.
L'industria domestica rurale consentì di rispondere con una certa efficienza allo sviluppo della domanda interna e internazionale (anche coloniale) e offrì ai contadini poveri l'occasione di sfuggire all'ingrata condizione di un precario lavoro agricolo e di raggiungere, in qualche caso, più alti livelli di vita. Proprio tali risultati avrebbero favorito, secondo alcuni storici, il rovesciamento dell'antico equilibrio risorse-popolazione, il superamento della "trappola malthusiana", e attivato lo slancio demografico.
Rispetto alla fase successiva della rivoluzione industriale è forse più corretto parlare per queste attività di
proto-industria o
proto-industrializzazione. Il lavoro a domicilio continuò tuttavia a caratterizzare settori importanti della produzione (soprattutto quello della tessitura), anche in fase di industrializzazione avanzata.
Nell'Europa preindustriale si affermò inoltre, accanto all'antica struttura artigianale e alla più recente industria domestica, il
sistema della manifattura. La manifattura è l'organizzazione del lavoro in cui un imprenditore concentra in un unico laboratorio o officina più operai che svolgono, per lo più manualmente, tutte le fasi del processo produttivo. Tipiche manifatture furono quelle promosse da Colbert in Francia, al tempo di Luigi XIV, per la fabbricazione di prodotti di lusso come arazzi e porcellane. Anche in altri paesi le manifatture furono spesso costituite su iniziativa statale per la fornitura di armi e divise agli eserciti. Caratteristiche dell'epoca furono quelle installate negli ospizi dei poveri e dei trovatelli o nei penitenziari (
15.7).
La manifattura non fu mai l'organizzazione dominante e non lo fu certamente nel settore tessile, quello che assorbiva la quantità più rilevante di manodopera. Fecero eccezione i mulini da seta "alla bolognese", grandi filatoi a ruota idraulica con numerosi addetti, installati fra '600 e '700 nell'Italia settentrionale, e in particolare in Piemonte: ma essi più che alle manifatture sembrano assimilabili al successivo sistema di fabbrica, l'organizzazione specifica della rivoluzione industriale (
17.6). In generale si può sostenere quindi che il passaggio alla fabbrica avvenne direttamente dall'industria a domicilio e non dalla manifattura.
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