10.5 Sommario
La crisi del '600 segnò, per l'Italia, la perdita di un primato economico che datava dal Medioevo. Il crollo dell'industria tessile nelle città non fu compensato dal pur notevole sviluppo della produzione di seta greggia e filati di seta nelle campagne, e si verificò una riconversione dalla produzione di manufatti a quella di prodotti semilavorati. La portata della crisi va tuttavia valutata anzitutto rispetto al commercio e all'agricoltura, visto il ruolo marginale che nell'economia dell'epoca avevano le attività industriali.
Esclusa dai grandi traffici oceanici, l'Italia fu sopraffatta dalla concorrenza straniera anche nel Mediterraneo. La crisi del commercio produsse quella delle attività portuali e delle flotte commerciali. L'incapacità italiana di fronteggiare la concorrenza straniera, particolarmente grave nel campo tessile, dipendeva per un verso dal fatto che i prodotti italiani avevano un alto costo ed erano fuori moda (conseguenze dell'organizzazione corporativa), per l'altro dalla debolezza politica e militare rispetto al rafforzamento degli Stati nazionali europei, i cui commerci si avvantaggiavano di una politica di potenza sul piano internazionale.
Il declino delle attività commerciali e industriali provocò uno spostamento dei capitali verso l'agricoltura: il nuovo prestigio della proprietà terriera alimentava un maggior immobilismo sociale e si inseriva nel quadro di un generale processo di rifeudalizzazione. Il declino dei commerci italiani determinò una frammentazione dei mercati entro la penisola. La caduta dei prezzi dei cereali fu all'origine di una diversificazione produttiva che indica come la crisi del '600 avesse conseguenze meno gravi nel campo agricolo rispetto al settore industriale e commerciale.
Nel '600 la Spagna esercitava un predominio diretto o indiretto su gran parte della penisola. I territori italiani soggetti alla corona spagnola subirono una forte pressione fiscale in conseguenza della guerra dei Trent'anni (che invece, sul piano militare, toccò solo marginalmente l'Italia). Tale pressione fu particolarmente marcata nel Regno di Napoli, ove determinò un'aspra tensione sociale che sfociò nella rivolta popolare del 1647 capeggiata da Masaniello e nella proclamazione della Repubblica. Con la sconfitta della rivolta (1648) iniziò per il Regno di Napoli un lungo periodo di decadenza.
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