20.5 Sommario
Fondato sul ruolo avuto dall'esercito nella vicenda rivoluzionaria, il potere di Napoleone fu sancito dalla Costituzione dell'anno VIII. Al Primo console era attribuito il potere esecutivo e parte di quello legislativo; di fatto si instaurò un governo dittatoriale, basato su un consenso diretto del popolo ottenuto attraverso i plebisciti. L'istituzione dei prefetti fu il principale strumento della centralizzazione burocratica e amministrativa, mentre lo Stato allargò enormemente il campo delle proprie competenze (dedicando, tra l'altro, particolare attenzione all'istruzione). Sconfitte le opposizioni più radicali di destra e di sinistra, il consolidamento del potere napoleonico restava legato al raggiungimento della pace, conclusa nel 1801 con l'Austria e l'anno successivo con l'Inghilterra, ultimo avversario in campo. Rafforzato ulteriormente il proprio potere mediante il Concordato con la Chiesa di Roma (1801), Napoleone si fece nominare console a vita nel 1802; due anni dopo, il Codice civile - che accoglieva le più importanti conquiste dell'89 - rappresentò il coronamento della sua opera riformatrice.
Dopo la pace con l'Austria proseguì l'espansione francese in Italia (Piemonte, Parma, trasformazione della Repubblica cisalpina in Repubblica italiana). Repressa duramente una congiura realista, nel 1804 Napoleone si fece nominare imperatore dei francesi. Le guerre dei cinque anni successivi sconvolsero profondamente la carta d'Europa. Nel 1805 la Repubblica italiana si trasformò in Regno d'Italia e, sconfitti gli austro-russi ad Austerlitz, il dominio napoleonico in Italia si estese a Veneto, Istria e Dalmazia, Regno di Napoli; la vittoria inglese a Trafalgar segnò tuttavia la rinuncia definitiva al progetto di invadere l'Inghilterra. Nel 1806 Napoleone creò la Confederazione del Reno e proclamò la decadenza del Sacro Romano Impero; sconfisse la Prussia, quindi per minare la potenza inglese proclamò il blocco continentale che stabiliva il divieto per i paesi europei di commerciare con l'Inghilterra. Nel 1807 la pace di Tilsit con la Russia, inserendo lo zar nella politica internazionale francese, segnò l'apice della potenza napoleonica. L'espansione francese si scontrò tuttavia contro gravi difficoltà in Spagna, dove la sollevazione del paese portò nel 1808 alla prima sconfitta dell'esercito napoleonico. L'anno successivo una nuova sconfitta dell'Austria determinò altri ingrandimenti territoriali del Regno d'Italia e dell'Impero francese: a quest'ultimo vennero anche annessi nel 1808-9 Parma, Toscana e - dopo l'arresto del papa - Lazio e Umbria. Nel 1810 Napoleone volle legittimare il proprio dominio sposando Maria Luisa d'Austria.
L'Impero napoleonico si fondava su una supremazia militare basata su un esercito di "cittadini" reclutato attraverso la coscrizione obbligatoria. L'esercito rappresentò anche la principale via di ascesa sociale, contribuendo fortemente alla formazione della nuova nobiltà napoleonica. Negli Stati conquistati o annessi, ove fu esteso il sistema amministrativo e giuridico francese, il consenso al nuovo regime fu sempre modesto. Soprattutto in Italia e Germania il dominio napoleonico portò al superamento della dimensione particolaristica, suscitando aspirazioni all'indipendenza. L'economia degli Stati soggetti all'egemonia napoleonica fu sottoposta alle esigenze della Francia e danneggiata dal blocco continentale; e ciò contribuì ad accrescere l'ostilità antifrancese. In Spagna e nella Sicilia (occupata dagli inglesi) furono approvate nel 1812 costituzioni moderate che sarebbero state assunte a modello dal movimento liberale dell'età della Restaurazione. In Prussia la sconfitta militare stimolò una rinascita intellettuale tedesca, una politica di riforme economiche e sociali ed un rinnovamento dell'esercito.
Il periodo relativamente pacifico tra il 1809 e il 1812 non portò a un consolidamento dell'Impero, impedito dall'ostilità inglese, dal conflitto con il papa, dalla ribellione spagnola e dall'opposizione delle forze nazionali. A ciò si aggiunse lo sganciamento russo dall'alleanza con la Francia, che Napoleone tentò di fronteggiare con l'invasione della Russia (1812). L'avanzata francese, di fronte a un nemico che faceva terra bruciata e si rifiutava di trattare, si risolse infine in una ritirata a prezzo di fortissime perdite. Una nuova coalizione tra Inghilterra, Russia, Prussia e Austria sconfisse i francesi a Lipsia; dopo l'occupazione di Parigi, Napoleone dovette abdicare (aprile '14) e ricevette il possesso dell'isola d'Elba. Al trono di Francia saliva Luigi XVIII mentre il Congresso di Vienna iniziava la ridefinizione della carta d'Europa. Nel marzo 1815 Napoleone, tornato in Francia, riassunse il potere facendo leva sul malcontento serpeggiante tra gli strati popolari e l'esercito. Sconfitto a Waterloo, venne deportato a Sant'Elena. Di lì a poco un'analoga impresa compiuta da Murat nell'Italia meridionale si risolse tragicamente.
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