9.4 Il potere di Cromwell
Ottenuto il totale controllo della situazione, Cromwell mise a tacere le frange estremiste dei levellers e dei diggers. Si volse poi a ristabilire l'ordine in Irlanda, dove nel giro di appena tre anni represse nel sangue la rivolta dei realisti cattolici (1649). Nel 1650-51 pacificò definitivamente la Scozia.
In politica estera Cromwell non fu meno fortunato che nelle sue imprese in Irlanda e in Scozia. Egli puntò soprattutto sull'espansione della potenza commerciale e coloniale inglese, coordinandola, nei limiti del possibile, con la difesa della comunità protestante internazionale. Nel 1651, in evidente funzione anti-olandese, promulgò l'
Atto di navigazione, in base al quale i collegamenti commerciali con l'Inghilterra venivano riservati alle navi inglesi o dei paesi da cui provenivano le merci; esso stabiliva inoltre che il commercio con le colonie inglesi d'oltremare era monopolio della madrepatria. La reazione olandese fu rapidamente stroncata in una breve guerra (1652-54) - la prima combattuta per puri obiettivi commerciali -, che si concluse con il riconoscimento, da parte degli olandesi, dell'Atto di navigazione.
Contemporaneamente Cromwell stipulò trattati vantaggiosi con Svezia e Danimarca, che gli assicurarono l'ingresso nel Baltico, e con il Portogallo, nel cui immenso impero commerciale gli inglesi ebbero libero accesso, muovendo così i primi passi verso la loro futura conquista dell'India. A partire dal 1654 le navi inglesi imperversarono nelle Americhe, attaccando e depredando i convogli e gli insediamenti spagnoli. Nel Mediterraneo gli inglesi sconfissero una flotta stuardista, ridimensionarono l'attività dei pirati musulmani, aggredirono la marineria spagnola. Nel 1657 Cromwell si alleò con la Francia contro la Spagna, ottenendo, come vedremo, notevoli vantaggi (
9.5). Sotto Cromwell l'Inghilterra accentuò dunque il suo ruolo di potenza di primo piano sullo scenario internazionale, tanto sullo scacchiere europeo che su quello coloniale.
In politica interna Cromwell non ebbe altrettanto successo. Egli intraprese numerose riforme (fra cui l'unificazione legislativa e l'abolizione dei privilegi giudiziari della nobiltà) ma non riuscì a dar vita a un solido sistema di governo a causa dei contrasti con il Parlamento. Nonostante l'avvio allo smantellamento del sistema feudale, nessuna radicale riforma sociale ebbe luogo in quegli anni. Nel 1651 il Rump Parliament fu ulteriormente epurato per la sua sorda opposizione. Questo ultimo spezzone del Lungo Parlamento, detto
Barebone Parliament (letteralmente "Parlamento scheletro") non diede tuttavia alcun segno di collaborazione e venne disciolto nel 1653, mentre Cromwell assumeva il titolo di Lord protettore di Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Anche i Parlamenti eletti successivamente manifestarono un atteggiamento ostile nei confronti del governo di Cromwell, che assunse sempre più i connotati di una dittatura militare, fino al progetto di trasformare il Protettorato in una vera e propria monarchia ereditaria. Quanto l'ordinamento di Cromwell fosse instabile è dimostrato dal fatto che, morto il Lord protettore nel 1658, il figlio Richard assunse il potere, ma dovette lasciarlo dopo pochi mesi in un dilagare di torbidi che annunciavano la fine della Repubblica. Seguì infatti una fase di intricati conflitti tra stuardisti e cromwelliani, Lungo Parlamento (riconvocato nel febbraio 1660) ed esercito, armate del Nord e armate del Sud, fin quando, nel maggio 1660 il generale George Monk, con l'approvazione del Parlamento, marciò su Londra e mise sul trono l'erede di Carlo I,
Carlo II Stuart (1660-1685).
La restaurazione degli Stuart ebbe come immediato effetto il ripristino della Chiesa anglicana, la ripresa delle persecuzioni della dissidenza religiosa, la ricostituzione della Camera dei Lords e dei privilegi nobiliari. Non si verificò, tuttavia, un completo ritorno ai tempi di Giacomo I e Carlo I. La crescita di una forte coscienza politica nel ceto borghese e nella piccola nobiltà diede infatti una configurazione più articolata alla classe dirigente; sotto il profilo istituzionale, inoltre, non furono ripristinati i tribunali speciali, e soprattutto prese forza la centralità del Parlamento come stabile punto di riferimento e di confronto per l'esercizio del potere monarchico. Da allora, e sempre più nettamente in seguito, Parlamento e monarchia saranno considerati come due poteri distinti. Una distinzione e una separazione che accompagnarono il progressivo indebolimento e la definitiva scomparsa di ogni ipotesi politica fondata sulla monarchia di diritto divino. Dopo la "grande rivoluzione" a nessun sovrano inglese sarebbe più stato concesso di imporre nuove tasse per decreto, di incarcerare gli avversari politici senza processo, di attentare ai diritti di proprietà, di modificare d'autorità le forme dell'organizzazione ecclesiastica. La strada dell'assolutismo non poté più essere percorsa, anche se questi fondamenti del sistema politico inglese saranno definitivamente stabiliti dalla seconda ("gloriosa" e "pacifica") rivoluzione del 1688-89. Sul piano ideologico la ricchissima eredità di idee e di proposte della rivoluzione (e dei suoi momenti più radicali) rivivrà in America e in Francia durante le rivoluzioni della fine del '700.
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