7.8 La guerra tra Spagna e Inghilterra
Mentre l'Inghilterra si rafforzava economicamente s'infittivano le manovre cattoliche per abbattere Elisabetta a favore di Maria Stuart, che, benché prigioniera (
7.6), era diventata il vessillo della Chiesa cattolica. La Santa Sede e la corona spagnola inviarono missionari gesuiti in Inghilterra nell'impresa disperata di recuperare una popolazione ormai conquistata dal protestantesimo, agenti segreti incaricati di provocare sommosse, sicari con il compito di uccidere la regina (sulla cui testa il papa aveva posto una taglia). Queste trame facevano tutte capo a Maria Stuart, che da parte sua non aveva mai rinunciato all'idea d'insediarsi sul trono inglese.
I missionari e gli agenti del papa e del re di Spagna erano attivi anche in
Irlanda: in quest'isola, che gli inglesi non erano ancora riusciti a domare, il cattolicesimo era saldamente radicato, e con esso un tenace spirito di resistenza allo straniero. L'odio degli inglesi contro Roma e la Spagna - accusate di attentare alla vita di una regina amata dal popolo come Elisabetta, all'indipendenza nazionale, alle convinzioni religiose della stragrande maggioranza della popolazione - cresceva di giorno in giorno: si scatenò la persecuzione e centinaia di cattolici, in gran parte missionari, furono torturati e mandati al rogo, con metodi analoghi a quelli dell'Inquisizione cattolica. Nel 1579-81 una rivolta esplosa in Irlanda fu stroncata dagli inglesi con una durezza impressionante: per stanare i ribelli, protetti dall'ambiente naturale e dalla popolazione, si attuò lo sterminio di massa mediante la tattica della terra bruciata: le campagne furono sistematicamente devastate e la popolazione fu decimata dalla fame e dalle epidemie. Si calcola che in quegli anni morirono circa 30.000 irlandesi.
Intanto il popolo inglese e vasti settori della corte chiedevano a gran voce la morte di Maria Stuart, il "serpente scozzese" che continuava a tessere congiure. La scoperta di un'ennesima cospirazione, più grave delle precedenti, segnò il destino di Maria, che fu processata e condannata a morte. Elisabetta esitò a lungo prima di far eseguire la sentenza - l'esecuzione di una regina era un fatto senza precedenti - ma alla fine si piegò alla volontà dei più: la testa di Maria Stuart rotolò sul patibolo nel 1587. Il popolo di Londra festeggiò la notizia per una settimana, mentre nel mondo cattolico la morte eroica di Maria (aveva serenamente dichiarato davanti al carnefice di morire martire per la propria fede) suscitava commozione e orrore.
A questo punto la guerra tra Inghilterra e Spagna divenne inevitabile, e i due contendenti l'affrontarono come un dovere cui era impossibile sottrarsi. Filippo II decise dunque di sferrare un attacco diretto all'Inghilterra. L'impresa era ardua per l'efficienza della flotta inglese, la difficoltà di sbarcare nell'isola, la pericolosità dei mari che la circondavano, ma la posta in gioco era altissima: se Filippo avesse vinto, il predominio spagnolo in Europa occidentale non avrebbe avuto più rivali e la religione cattolica avrebbe trionfato nel cuore stesso dell'"eresia". La Controriforma, del cui spirito Filippo si sentiva interprete, indicava infatti chiaramente nell'Inghilterra il principale nemico da abbattere e nelle stesse esplicite motivazioni del papato la lotta contro l'Inghilterra aveva ormai preso il posto della crociata contro i turchi.
La spedizione fu preparata in grande stile e poté contare su una flotta di dimensioni enormi: 130 navi, 30.000 uomini, 2400 pezzi di artiglieria. In base alla strategia spagnola, altri 30.000 soldati di stanza nei Paesi Bassi, agli ordini di Alessandro Farnese, avrebbero dovuto attraversare la Manica non appena la flotta spagnola - l'Invincibile Armata, come la si chiamò - se ne fosse impadronita.
Nel luglio del 1588 la flotta spagnola - dopo molti rinvii dovuti alle audaci incursioni che Francis Drake e altri corsari inglesi effettuarono negli stessi porti iberici - entrò infine nella Manica sventolando stendardi con le immagini della Madonna e del crocifisso, e si trovò di fronte le navi inglesi. Le navi spagnole avevano nomi come Santa Maria delle Grazie e Nostra Signora del Rosario, quelle inglesi portavano nomi come Senza Paura, Toro, Tigre: anche in questi particolari sta il senso di una lotta tra due mondi diversi, affrontata con stati d'animo diversi. Fu una delle più grandi battaglie navali della storia, e soprattutto la prima battaglia navale interamente combattuta con l'artiglieria. La tattica spagnola, collaudata contro i turchi, era tradizionale: i pesanti galeoni, robusti ma difficili da manovrare, avevano un'artiglieria adatta al tiro ravvicinato, che preparava le scariche di fucileria, lo speronamento, l'arrembaggio all'arma bianca. La tattica inglese si basava invece su navi più agili, armate con cannoni di lunga gittata che cercavano di affondare le imbarcazioni nemiche a distanza. Di fronte a questo modo nuovo di combattere, che inaugurava la fase moderna della guerra navale, gli spagnoli si trovarono impreparati e subirono gravi perdite. Decisiva fu però l'inclemenza del tempo: sorprese da una violenta tempesta e prive di porti dove riparare (le coste olandesi erano infestate dai "pezzenti d'acqua"), le navi che restavano dell'Invincibile Armata - 56 su 130 - fecero mestamente ritorno in Spagna. Crollava così il sogno di Filippo II: il protestantesimo restava saldamente radicato in Inghilterra e nelle Province Unite dei Paesi Bassi. I calvinisti olandesi coniarono medaglie con la scritta "Iddio soffiò e furono dispersi".
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