1.13 Sommario
Il XV secolo vide gigantesche trasformazioni negli equilibri mondiali. L'Impero bizantino - a cui da tempo Genova e Venezia avevano sottratto gran parte delle sue fonti di ricchezza - versava in condizioni di estrema crisi. Il colpo definitivo fu inferto ad esso dai turchi ottomani. L'espansione ottomana nella penisola balcanica, iniziata alla metà del '300, era stata poi arrestata dalla rapida ma effimera nascita dell'impero di Tamerlano. Alla morte di questi, gli ottomani ripresero la loro avanzata e nel 1453 conquistarono Costantinopoli. La caduta dell'Impero bizantino - che fu un duro colpo per i traffici di Genova e, soprattutto, di Venezia - lasciava il posto al nuovo Impero ottomano, proteso verso ulteriori conquiste (nel 1480 i turchi sbarcarono in Puglia).
La nascita dell'Impero ottomano spinse gli europei a cercare nuove vie di comunicazione con l'Oriente: cominciava l'epoca delle grandi scoperte geografiche. Le esplorazioni tese a verificare la possibilità di circumnavigare l'Africa culminarono nel 1488 con il viaggio di Diaz sino alla punta sud del continente (il Capo di Buona Speranza). Protagonista dei viaggi d'esplorazione fu la caravella, nave portoghese veloce e di grande maneggevolezza. Ma la conquista europea dell'alto mare non si spiega solo con fattori tecnici; dipese anche da condizioni politiche e da necessità economiche legate alla formazione delle grandi monarchie nazionali.
L'era delle grandi scoperte geografiche si aprì con la più importante di tutte, quella dell'America, ad opera di Cristoforo Colombo (1492). Nell'impresa di Colombo si mescolavano nuove cognizioni scientifiche e spirito di avventura. Ottenuto il sostegno della regina di Spagna, che sperava di ricavare dall'impresa grandi ricchezze, egli navigò verso occidente pensando di giungere in Asia. Fu Vespucci, dieci anni dopo, a rivelare che Colombo non aveva scoperto la via più breve per le Indie, ma un nuovo continente. Attirati dalle prospettive economiche dei viaggi di Colombo, Spagna, Portogallo e Inghilterra promossero altri viaggi che portarono a ulteriori scoperte.
All'epoca della scoperta, alcune delle civiltà del Nuovo Mondo, benché tecnologicamente arretrate, presentavano una vita politica ed economica assai evoluta e una cultura spesso raffinata. Gli aztechi, che abitavano il Messico, avevano sottomesso da poco le popolazioni della regione costituendovi un vasto impero, dominato da un potere centrale molto forte. I maya, raccolti intorno a una miriade di centri cultuali, vivevano nella penisola dello Yucatan e rappresentavano una delle più antiche civiltà del continente. Con centro nel Perù, gli incas avevano fondato un impero vastissimo, retto per mezzo di un forte esercito e di un'efficiente struttura amministrativa.
Con lo sbarco in Messico dello spagnolo Cortés (1516) iniziò la conquista delle terre del Nuovo Mondo e la sottomissione delle civiltà indigene. Oltre ai domini aztechi, gli spagnoli conquistarono l'impero inca, mentre la colonizzazione portoghese riguardò principalmente il Brasile. La facilità delle conquiste non si spiega con la sola superiorità degli europei nell'armamento: un ruolo decisivo ebbe l'appoggio delle popolazioni sottomesse dagli aztechi e dai maya. Le conquiste furono mantenute per mezzo di massacri, e la mancanza di difese immunitarie nelle popolazioni indigene fece sì che esse venissero falcidiate da malattie, anche banali, introdotte dagli europei; il lavoro coatto fece il resto. Ne derivò un crollo demografico senza precedenti.
L'organizzazione politica e sociale introdotta da spagnoli e portoghesi era strutturata secondo modelli feudali, per di più particolarmente esasperati. L'attività economica più collegata a quella europea era l'industria mineraria, basata sul lavoro coatto degli indigeni, che permetteva ai dominatori locali di importare beni di consumo e di lusso dall'Europa. Mentre la Spagna si impegnò nella conquista e nello sfruttamento dei territori americani, il Portogallo puntò alla colonizzazione dell'Oriente costruendo un sistema di fortezze e di basi navali.
Con la conquista del Nuovo Mondo gli europei scoprirono il "selvaggio". Di fronte alle popolazioni indigene l'atteggiamento fu di totale rifiuto, con giudizi che fornivano giustificazione ad ogni violenza esercitata dagli europei. Alla stessa opera di evangelizzazione compiuta dai missionari si accompagnò spesso una crudeltà non minore di quella dei conquistatori.
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