10.2 Il commercio
Nell'Europa del '500 e del '600 la formazione del capitale dipendeva soprattutto da un'attività d'intermediazione su lunga distanza, che consisteva nell'acquisto di merci a basso prezzo e nella loro vendita ad alto prezzo. Con questo tipo di commercio si erano arricchite Venezia e Genova.
Esclusa dai grandi traffici oceanici, l'Italia fu sopraffatta dalla concorrenza straniera anche nel mare che da secoli era stato dominato dalle navi delle sue città: il Mediterraneo. Le città italiane cominciarono col perdere il loro antico monopolio nel commercio delle spezie tra Oriente e Occidente. Venezia, che da sempre riforniva gli europei di pepe, nel '600 fu addirittura costretta ad acquistarlo dagli inglesi e dagli olandesi. Con il declino del commercio entrarono in crisi le attività portuali e le flotte commerciali. I famosi arsenali della Repubblica veneta, che un tempo erano stati all'avanguardia nelle costruzioni navali, ridussero drasticamente la loro attività: la città finì per comprare all'estero le navi di cui aveva bisogno, o per noleggiarle (navi fiamminghe, per esempio, trasportavano a Venezia l'olio pugliese).
Particolarmente gravida di conseguenze fu la penetrazione di panni-lana inglesi nel Levante: si trattava di tessuti prodotti dalle industrie rurali inglesi, e quindi di qualità media e di basso costo, con i quali i tessuti italiani, di alta qualità e di alto costo, non potevano competere: gli inglesi, si osservava a Venezia ai primi del '600, "portano ai turchi gran copia di panni e di carisee che lor danno a buon mercato con pregiuditio molto grande del nostro negotio"; una constatazione analoga fece un nobile fiorentino nel 1668: "di robbe di lana si faceva gran esito, ma gli olandesi hanno d'assai deteriorato lo smaltimento, con le loro pannine". In prosieguo di tempo i tessuti stranieri invasero gli stessi mercati della penisola, accelerando la crisi del settore.
I motivi dell'incapacità italiana di fronteggiare la concorrenza straniera erano diversi. I prodotti italiani erano di migliore qualità, ma avevano due difetti: costavano molto ed erano fuori moda. Costavano molto perché il livello dei salari in Italia era più alto che all'estero: l'organizzazione corporativa consentiva infatti ai lavoratori italiani una maggiore forza nei confronti degli imprenditori. Erano fuori moda perché le rigide norme delle corporazioni - nate per tutelare gli associati dalla concorrenza reciproca - agivano ormai come freno a qualsiasi innovazione tecnologica o organizzativa e ostacolavano qualsiasi tentativo di ammodernamento. Ma in quella mancanza di reazione alla concorrenza straniera c'erano anche motivi di carattere più generale.
La debolezza politica e militare dell'Italia fu un aspetto importante di questa crisi economica. Mentre gli Stati nazionali europei, che avevano raggiunto da tempo l'unità politica ed erano governati da governi centralizzati, si trovavano in condizione di condurre una politica di potenza e di sostenere anche militarmente la loro penetrazione nei mercati continentali ed extraeuropei, gli Stati italiani, deboli militarmente e politicamente, erano costretti a subire l'iniziativa altrui. La storia del grande commercio è sempre stata connessa a problemi di controllo e di egemonia politica e militare: tanto più essa lo era ora, in un'epoca di diffusione mondiale dei traffici, con interessi giganteschi in gioco. In tale contesto, anche qualora le città italiane avessero avuto al loro interno la capacità di rinnovarsi e di contrastare efficacemente, sul piano produttivo, la concorrenza straniera, non ne avrebbero avuto la possibilità: le vie di traffico e gli sbocchi commerciali si difendevano anche con i cannoni e con un peso consistente nello scenario politico internazionale.
Le grandi vicende economiche di quest'epoca possono riassumersi in una bella metafora dello storico francese Fernand Braudel. Esse furono una corsa tra lepri e tartarughe. Le lepri (le città italiane) partirono per prime e velocissime, acquisendo, già nel cuore dell'età medievale, un vantaggio enorme. Il loro raggio d'azione si svolgeva nell'orbita, vasta ma circoscritta, degli spazi mediterranei e continentali. Le tartarughe (i grandi Stati europei) partirono dopo e lentamente, ma il loro cammino non ebbe battute di arresto. Il loro raggio d'azione furono gli spazi oceanici, le dimensioni del mondo, davanti alle quali le lepri, stanche, si fermarono.
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