7. L'età di Filippo II e di Elisabetta
7.1 Filippo II
In campo politico, il campione della Controriforma nella seconda metà del XVI secolo fu
Filippo II, nuovo re di Spagna. Molto è stato scritto, e con valutazioni spesso discordanti, su questo sovrano il cui lunghissimo regno, durato oltre quarant'anni (1556-98), sembra riassumere quasi un'intera epoca della storia europea. I protestanti videro in lui il "demone del Mezzogiorno", e gli storici della stessa confessione hanno insistito sul carattere oscurantista della sua politica, sulle persecuzioni da lui volute, sull'ostinazione con cui represse il dissenso religioso. Gli storici cattolici, soprattutto spagnoli, hanno invece visto nel sovrano una personalità animata da un'altissima consapevolezza della propria missione, un temperamento tenace e sofferto, un individuo dalla forte moralità. Come sempre, quando si deve valutare un personaggio molto rappresentativo, in un senso e nell'altro, di posizioni ideologiche contrastanti, una valutazione equilibrata e imparziale è abbastanza difficile. Come sempre, inoltre, entrambe le posizioni esprimono elementi di verità.
Non c'è dubbio che del carattere cupo, malinconico e incline all'isolamento di questo sovrano, possa darsi anche una valutazione in chiave politica. A differenza di suo padre Carlo V, che viaggiò tutta la vita incessantemente da un capo all'altro dei suoi domini europei, Filippo II, dopo l'ascesa al trono, effettuò solo qualche viaggio in città spagnole; per il resto non si mosse mai dalla Castiglia. Decise anzi di trasferire la sede della corte a
Madrid, un piccolo villaggio castigliano che non aveva altro requisito che quello di trovarsi esattamente al centro della penisola iberica. A pochi chilometri dalla città, dall'inaccessibile palazzo dell'Escorial, metà convento e metà fortezza, il sovrano emanava le sue direttive per un impero immenso. Ma questa centralità di Madrid era puramente geografica, perché la nuova sede del governo era assai più difficilmente raggiungibile delle tante città spagnole situate lungo la costa, con i loro porti densi di traffici.
La cautela e la riflessione che Filippo II dedicava a ogni decisione gli meritarono l'epiteto di re prudente, ma questa prudenza diventava troppo spesso lentezza eccessiva, cura maniacale dei particolari e delle questioni anche insignificanti, paura di sbagliare. Questo re dai "piedi di piombo" non si fidava di nessuno e la sua lunghissima giornata di lavoro, trascorsa interamente a tavolino, si disperdeva in una miriade di rivoli. "Essendo lui stesso il padrone e il segretario [...] - disse del sovrano un vescovo contemporaneo - non perde un'ora, restando tutto il giorno curvo sulle carte". Questa dedizione al lavoro denota grande senso del dovere e coscienza professionale - Filippo II era certamente più esperto in questioni amministrative di tutti i re suoi contemporanei - ma alla lunga finì per nuocere all'efficienza del governo, riverberandosi su tutta la macchina amministrativa del paese e dando agli stessi contemporanei - italiani, inglesi o francesi che fossero - l'impressione che la Spagna stessa fosse un paese incapace di evolversi, un colosso troppo flemmatico per restare al passo con i tempi.
Torna all'indice