11.7 Sommario
La rivoluzione scientifica del '600 portò ad una profonda ridefinizione concettuale. La spiegazione eliocentrica distrusse l'idea di un cosmo chiuso e geocentrico; alla visione di una natura creata a misura d'uomo si sovrappose l'immagine di un mondo come enorme macchina messa in moto da Dio; emerse una nuova concezione del progresso come processo mai concluso.
Keplero, dimostrando il carattere ellittico delle orbite dei pianeti, indicò come il mondo terrestre e quello celeste fossero governati dalle stesse leggi. Galilei pervenne attraverso l'uso del telescopio alla conferma sperimentale (che gli costò la persecuzione da parte della Chiesa) del sistema copernicano. Di particolare rilievo fu la concezione galileiana del metodo sperimentale come fondamento della nuova scienza. Questa consapevolezza si diffuse ampiamente: Bacone delineò il nuovo metodo in contrapposizione alla logica aristotelica; Cartesio individuò nella matematica il fondamento dell'indagine della natura. Nuovi orizzonti di ricerca furono aperti dal calcolo infinitesimale e dalla legge di gravitazione universale (Newton).
Notevoli sviluppi ebbe la biologia, con la scoperta della circolazione del sangue in termini meccanicistici e dell'esistenza dei vasi capillari, e con l'analisi della formazione dei parassiti. Furono individuate le leggi del moto, mentre botanica e zoologia cominciarono a trovare la loro classificazione moderna. Con Boyle nacque la scienza chimica. Parallelamente si registrò un rapido sviluppo degli strumenti tecnici, rispondenti a criteri di precisione, attendibilità e controllabilità.
Di fronte alla Chiesa, impegnata a difendere la superiorità della teologia rispetto ad ogni altra forma di conoscenza, fu affacciata da Galilei la tesi di una distinzione tra il campo religioso e quello dell'indagine della natura. In ambito religioso cominciò ad affermarsi il principio della tolleranza, principio che ebbe pratica applicazione in Olanda, la nazione più rappresentativa del nuovo clima culturale, politico e sociale del '600.
La diffusione dell'alfabetizzazione, favorita dalla Riforma protestante, fu maggiore nelle città in rapporto allo sviluppo delle attività commerciali. Ai valori di una cultura aristocratica, cui era ispirata l'educazione dei nobili, si venne affiancando una diversa cultura dei ceti borghesi, fondata sulla formazione personale e sulla conoscenza scientifica della natura. Nel '600 si diffusero le prime enciclopedie e sorsero le prime accademie, sedi di quella circolazione delle idee che si collegava alle nuove scoperte scientifiche. Grazie soprattutto all'iniziativa di protestanti, si intensificò la pubblicazione di periodici e aumentò considerevolmente la tiratura dei libri.
L'età moderna è caratterizzata dall'emergere dell'istituzione statale come forma suprema della vita associata. Sul piano del pensiero politico, nel '600 si manifestò anche il tentativo di porre un limite al potere assoluto dello Stato. Il giusnaturalismo fece risalire l'istituzione della società civile ad un patto che non annullava il diritto di natura: ne derivò una nuova concezione della sovranità e dei limiti del potere. Per Hobbes, invece, il patto mediante il quale gli uomini escono dallo stato di natura si configurava come accettazione del potere assoluto del sovrano. Diversa la teoria di Locke che, fondata sulla critica dell'assolutismo e sui diritti innati dell'uomo, fu all'origine di gran parte del liberalismo moderno. Al concetto di legge naturale si legò quello di religione naturale che fu a base del deismo.
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