3.2 La discesa di Carlo VIII in Italia
Il processo di rafforzamento della monarchia francese era proseguito dopo la morte del duca di Borgogna Carlo il Temerario, che aveva governato per qualche tempo su un vastissimo territorio, esteso fino ai Paesi Bassi. Carlo VIII aveva approfittato della morte di Carlo il Temerario per impadronirsi di una parte dei suoi territori, ma si era scontrato con Massimiliano d'Asburgo (figlio dell'imperatore Federico III), che aveva sposato Maria di Borgogna, figlia del Temerario, e ne rivendicava l'eredità dinastica. Ne era nata una guerra che si era conclusa soltanto nel 1493 con il trattato di Senlis, con il quale Carlo VIII aveva rinunciato, in favore dell'Impero, alla Franca Contea, all'Artois e a parte della Fiandra, mantenendo però il controllo della Borgogna, che quattro anni dopo fu annessa definitivamente alla Francia.
Il consolidamento territoriale della monarchia francese si era svolto anche in altre direzioni e aveva portato all'assorbimento degli ultimi grandi Ducati che erano riusciti così a mantenere una condizione di forte autonomia rispetto alla corona; il Ducato di Angiò (comprendente l'Anjou e la Provenza) e quello di Bretagna. Il primo fu annesso alla corona nel 1480 in conseguenza di un complesso meccanismo ereditario; il secondo nel 1491 con il matrimonio tra Carlo VIII e Anna, erede dell'ultimo duca di Bretagna. Alla fine del '400 la Francia era dunque uno Stato territorialmente imponente e compatto, e Carlo VIII aveva le mani libere per tentare l'avventura italiana.
La sua discesa in Italia, iniziata nel settembre del 1494 alla testa di un esercito forte (circa 30.000 uomini) e dotato di un'artiglieria moderna, fu rapidissima. Ricevuto a Milano con onori trionfali da Ludovico il Moro, il re di Francia raggiunse Firenze, dove il figlio del Magnifico Piero dei Medici (1492-94) lo accolse con un eccessivo servilismo, che provocò una ribellione generale e l'abbattimento della signoria. Puntò poi su Napoli, e la occupò, praticamente senza colpo ferire, nel febbraio del 1495. Il successore di Ferrante d'Aragona, suo nipote Ferdinando II (1495-96) fuggì con la corte.
L'impresa di Carlo VIII, rapida ed efficace, allarmò immediatamente gli Stati italiani e le altre potenze europee: l'ampiezza del dominio dall'Europa del Nord al centro del Mediterraneo doveva essere assolutamente fermata, prima che fosse troppo tardi. Si formò quindi una lega antifrancese, comprendente Venezia, Ludovico il Moro (ormai, dopo la morte di Gian Galeazzo II, duca di Milano), il papa, Massimiliano d'Asburgo, e i re di Spagna Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia. Questo spiegamento di forze era eccessivo anche per il re di Francia, che decise di rientrare nel suo paese. Un esercito schierato dagli Stati italiani cercò di sbarrargli la via del ritorno nella battaglia di Fornovo sul Taro, nel luglio del 1495, ma non ci riuscì. Carlo VIII fece ritorno nel suo regno, dove morì tre anni dopo per un banale incidente. Sul trono di Napoli si insediò nuovamente Ferdinando II, mentre Venezia occupava - come compenso del suo aiuto - i più importanti porti pugliesi.
A Firenze la cacciata di Piero dei Medici portò alla restaurazione della Repubblica. Il potere passò a un movimento popolare capeggiato da
Gerolamo Savonarola, un frate domenicano che si era creato un largo seguito nella città predicando con grande vigore contro il lusso della signoria medicea e la politica nepotista del corrotto pontefice Alessandro VI Borgia (1492-1503). Come tanti altri predicatori prima di lui, Savonarola auspicava una purificazione della società e un profondo rinnovamento della Chiesa (i suoi seguaci erano appunto detti piagnoni per il loro moralismo intransigente). Ma il governo popolare fondato da Savonarola, non riuscì a radicarsi nella città: le sue riforme - soprattutto l'imposta fondiaria e l'imposta progressiva sul reddito, che allora era considerata un provvedimento rivoluzionario - spinsero le famiglie patrizie (gli "arrabbiati") e i sostenitori dei Medici a coalizzarsi contro di lui, mentre Alessandro VI tuonava contro la città minacciando di prendere gravissimi provvedimenti. Nel 1498 le famiglie aristocratiche più potenti riuscirono a isolare Savonarola e a condannarlo a morte come eretico.
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