8.2 Crisi e riorganizzazione del commercio europeo
In sistemi economici come quelli del '600 i fenomeni di base si manifestano al livello della produzione agricola. Ma il quadro della crisi del '600 non è completo se non comprende anche il settore commerciale.
Alla fine del '500 l'afflusso di oro e di argento americani si ridusse bruscamente, a causa dell'esaurimento di molte miniere e dello sterminio della manodopera indigena, consumata da ritmi e da condizioni di lavoro insostenibili. Questo determinò, nel primo ventennio del '600, una fase di sbandamento nel sistema monetario europeo. Da un lato, infatti, il valore della moneta pregiata andò alle stelle e si diffusero fenomeni come l'impoverimento delle leghe metalliche argentee nelle coniazioni o la cosiddetta "tosatura" delle monete (cioè il raschiamento della loro superficie per recuperare un po' di metallo); dall'altro, vennero fortemente incrementate le coniazioni in rame, il che rafforzò l'aumento dei prezzi, ereditato dal secolo precedente.
Intorno al 1620 esplose una
crisi delle attività commerciali europee: infatti, la quantità di moneta argentea - principale strumento degli scambi - divenne talmente scarsa da impedire il regolare svolgimento delle operazioni di scambio. Il risultato immediato fu il crollo dei prezzi di mercato, di cui soffrirono tutte le principali potenze commerciali europee.
L'area mediterranea andò incontro a un processo di lenta ma inesorabile decadenza. La Spagna, già da tempo poco attiva nella rete dei traffici europei (
7.2), vide crollare anche il già esiguo volume dei traffici con le colonie americane. Quanto all'Italia, danneggiata dalla progressiva diminuzione d'importanza delle rotte mediterranee, essa non solo non riuscì a inserirsi nel grande giro anglo-olandese, ma addirittura vide i propri mari solcati sempre più frequentemente da navi provenienti dal Nord (
10.2).
Diversamente, Olanda e Inghilterra riconvertirono con successo il proprio potenziale economico. In questi paesi l'attività commerciale venne anzitutto riorganizzata come distribuzione su larga scala di beni il più possibile a basso costo: non più, quindi, solo traffico di merci coloniali pregiate, ma anche di prodotti di minor valore destinati a un consumo più largo (per esempio lo zucchero); e soprattutto elasticità nel rifornire i mercati di tutto ciò che potessero richiedere, anche a prescindere dalle risorse della madrepatria, cioè importando per esportare. I mercanti olandesi e inglesi furono anche i più brillanti imprenditori manifatturieri d'Europa, proprio in obbedienza alla necessità di rendere disponibile tutto ciò di cui ci fosse domanda: furono i mercanti olandesi, per fare un solo esempio, a dare un impulso decisivo all'industria estrattiva e siderurgica svedese, per rifornire di armi e cannoni gli eserciti europei. Anche se non trasformò qualitativamente il sistema produttivo (che rimase basato, soprattutto per i tessuti, sul lavoro a domicilio), il fenomeno fu di grande importanza perché conferì al sistema produttivo stesso dimensioni mai raggiunte prima.
In più, Olanda e Inghilterra potenziarono enormemente le proprie flotte mercantili, alle cui spalle agivano prevalentemente grandi compagnie commerciali, che rastrellavano denaro da investire attraverso l'emissione di azioni. Ciò rese molto vivace il mercato borsistico, che ebbe il suo centro principale ad Amsterdam.
Furono infatti soprattutto gli olandesi a distinguersi in campo commerciale. Essi approfittarono brillantemente della fragilità del sistema coloniale spagnolo e portoghese per consolidare un'imponente rete mondiale di traffici. Nel 1595 presero l'avvio spedizioni verso le Indie orientali. Nel 1602 vide la luce la Compagnia delle Indie orientali, che in cambio di una tassa del 3% sugli utili commerciali godeva di privilegi e di franchigie doganali. Il travolgente successo di questa iniziativa portò, nel 1614, alla fondazione della Compagnia delle Indie occidentali. All'inizio del secolo l'Olanda aveva quindi già posto le solide basi di una futura, immensa fortuna.
La crisi del '600 ebbe anche un aspetto militare, che funzionò da acceleratore della "patologia" economica e sociale che si è fin qui analizzata. Si trattò di un conflitto internazionale, tra i più gravi che abbiano mai colpito l'Europa. Ma prima di affrontarne il racconto è necessario passare in rassegna la situazione politica dei principali Stati dell'Europa continentale e analizzare le forme che vi aveva assunto l'organizzazione del potere. All'Italia, che fu coinvolta solo marginalmente nel conflitto, sarà dedicato un discorso a parte (capitolo 10).
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