13. L'Europa e il mondo
13.1 La diversità europea: strutture economiche, diritti di proprietà e tecnologie
Nella storia della civiltà occidentale (quella che meglio conosciamo e che più siamo abituati a studiare) l'Europa occupa un ruolo centrale. Ma proprio l'abbandono del criterio eurocentrico, fin qui dominante, può consentire una migliore comprensione delle diversità e specificità della stessa storia europea. In una valutazione comparativa su scala planetaria dei rapporti di forza - espressi in termini di popolazione, risorse e ricchezze - l'Europa del XVII secolo apparirebbe infinitamente più potente delle Americhe, ma forse inferiore ai grandi imperi asiatici.
Quell'egemonia e quella centralità europee alle quali ci ha abituato la storia del XVIII e XIX secolo e che sembrano, per così dire, "naturali" vanno dunque spiegate e collocate storicamente. Non si tratta di stabilire graduatorie di civiltà (tentazione nella quale cadde la cultura europea, soprattutto del XIX secolo). Si può dire tuttavia che, in termini quantitativi, già alla fine del '700 l'Europa era certamente il continente più potente e più ricco. Le basi di questa supremazia dell'Europa occidentale si posero fra '600 e '700. Su scala mondiale il dominio europeo durò poco più di un secolo dagli inizi dell'800 alla prima guerra mondiale, e fu contrassegnato dall'egemonia coloniale inglese e, in minore misura, francese.
Nel '900, dopo la prima guerra mondiale, altre potenze saranno protagoniste della scena internazionale: potenze non europee come Stati Uniti e Giappone o solo in parte europee come l'Unione Sovietica. Confrontata con la lunga gestazione che la precedette, l'egemonia europea è stata dunque relativamente breve. Ma il lascito più importante dell'Europa occidentale al resto del mondo - il sistema economico fondato sull'industria - caratterizzerà tutte le società avanzate e innanzitutto le nuove potenze mondiali del XX secolo.
Le origini della supremazia europea stanno in una diversità legata alle strutture economiche, ai diritti di proprietà e allo sviluppo delle tecnologie.
In Europa mercanti e artigiani non furono ostacolati nelle loro attività. E solo l'Europa vide il sorgere dei liberi comuni, sovrani nei commerci e nelle manifatture, diversi e ostili rispetto al mondo feudale e all'economia chiusa che li circondava. Anche altrove, come in Asia, non mancarono dinamici centri mercantili, ma non raggiunsero mai quell'autonomia e capacità di iniziativa che consentì alle città europee di dar vita ad una nuova civiltà e alle strutture del capitalismo commerciale.
In Europa, inoltre, la tutela dei diritti di proprietà garantiva l'accumulo e la possibilità di godimento delle ricchezze, costituendo così un incentivo al risparmio e agli investimenti. Il diritto alla proprietà individuale e alla trasmissione ereditaria, che trovava la sua giustificazione nella tradizione giudaico-cristiana e nel diritto romano, aveva superato i vincoli imposti dal sistema feudale per riaffermarsi con il prevalere di un'economia monetaria nel basso Medioevo. La possibilità di esercitare una proprietà piena e assoluta sui beni mobili e immobili era in stretto rapporto con lo sviluppo di un mercato libero e competitivo e con le strutture atte a operare in esso, come le banche e le compagnie commerciali. Questi aspetti, che erano specifici dell'Occidente europeo, non avevano le stesse possibilità di sviluppo nei grandi imperi asiatici (India, Cina e Impero ottomano), dove la proprietà non era mai piena, il possesso dei beni era sottoposto al mutevole gradimento del sovrano, dove la ricchezza accumulata o tesaurizzata era una sollecitazione alla confisca e al prelievo arbitrario.
La diversità dell'Europa rispetto al resto del mondo era molto evidente anche nel campo dello
sviluppo tecnologico. Diversità, ma anche e soprattutto superiorità: nello sfruttamento dell'energia dell'acqua e del vento con le ruote idrauliche e i mulini; negli armamenti e nell'impiego della polvere da sparo in grani (molto più potente di quella conosciuta in Asia); nell'arte della navigazione. Questa superiorità tecnologica si estendeva ad altri settori solo apparentemente di secondaria importanza, come quello dell'ottica: in realtà gli occhiali consentivano quasi di raddoppiare (risolvendo il problema della presbiopia) la vita lavorativa di chiunque svolgesse un'attività a distanza ravvicinata (dagli artigiani di precisione ai copisti). E gli occhiali furono un monopolio europeo per cinque secoli. Più significativo ancora fu il monopolio europeo nella fabbricazione degli
orologi, anch'esso durato ben cinque secoli. È nota l'importanza dell'orologio meccanico. Come ha scritto David S. Landes, uno specialista di storia della tecnologia, fu l'orologio a rendere "possibile la vita cittadina come la conosciamo, a promuovere nuove forme di organizzazione industriale e a consentire agli individui di organizzare la loro vita secondo moduli razionali, più produttivi. La fabbricazione degli orologi fu, inoltre, all'avanguardia nello sviluppo della tecnologica meccanica: chi era in grado di costruire i grandi orologi meccanici e in seguito i piccoli orologi portatili, sarebbe riuscito a costruire ogni altra cosa".
I grandi imperi asiatici furono sostanzialmente ostili e chiusi di fronte alle forme di organizzazione economica e alle tecnologie occidentali con le quali ebbero occasione di entrare in contatto (p. 342). La curiosità non si trasformò in rivalità ed emulazione. Il mondo orientale aveva espresso forme di civiltà autosufficienti e si considerava superiore ai "barbari" venuti dal lontano Ovest. Nel caso dell'Impero ottomano, per esempio, il confronto diretto con la cultura occidentale, indotto da fattori di contiguità geografica e secolare conflittualità, fu ostacolato in nome della difesa dell'identità culturale musulmana e del sistema di potere e di governo che da essa scaturiva.
Il dinamismo del capitalismo commerciale europeo riuscì a far breccia nelle chiusure degli imperi asiatici e a creare una rete di relazioni commerciali che progressivamente si rafforzò proprio in virtù delle continue rivalità tra i paesi europei. Il consolidamento di questo intreccio di legami economici consentirà ad alcuni Stati europei, e in primo luogo all'Inghilterra, di trasformare alla fine del '700 l'espansione commerciale in egemonia militare e territoriale.
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