7.9 Le guerre di religione in Francia
In Francia le divisioni religiose, unite al malessere sociale e a una grave crisi politica, condussero, nella seconda metà del '500, a una vera e propria guerra civile. "In nessun altro paese - ha scritto Gerhard Ritter - la lotta per la vita e per la morte fra cattolicesimo e protestantesimo assunse le forme drammatiche e furibonde che ebbe in Francia. Mentre la Spagna non tentennò mai nella sua fedeltà alla Chiesa di Roma e i governanti inglesi seppero dar prova di saggezza politica attuando un passaggio graduale e progressivo dal cattolicesimo al protestantesimo, in Francia fra le due fazioni religiose scoppiarono lotte cruente, che sembrarono qualche volta travolgere ogni autorità statale". Nel 1559 il giovane re di Francia Enrico II partecipò a un torneo per celebrare la pace di Cateau-Cambrésis, ma la festa si tramutò in tragedia: una scheggia di lancia gli trafisse l'occhio e lo uccise. In un paese dove il processo di formazione dello Stato moderno era ormai saldamente avviato, permanevano, anche ai livelli massimi del potere, antiche tradizioni cavalleresche e uno spirito di avventura di sapore tipicamente medievale.
Salì al trono Francesco II (1559-60), un ragazzo di quindici anni che la ragion di Stato aveva fatto sposare, un anno prima, con Maria Stuart, futura regina di Scozia (
7.6). Data la minore età del sovrano, la reggenza passò al duca Francesco di Guisa e al cardinale di Lorena. Francesco II morì dopo un anno di regno, e gli successe Carlo IX (1560-74), un bambino di dieci anni. La reggenza passò ora nelle mani della madre
Caterina dei Medici, discendente dalla grande famiglia fiorentina per parte di padre e dalla più alta nobiltà francese per parte materna.
La situazione che la reggente si trovò ad affrontare era molto difficile: ai problemi economici e finanziari determinati da circa mezzo secolo di guerre, si aggiungeva il dissidio religioso. Malgrado i provvedimenti repressivi adottati a suo tempo da Enrico II (
4.7), gli ugonotti (così venivano chiamati, come si ricorderà, i calvinisti francesi), avevano continuato a fare proseliti, e intorno al 1560 circa un milione di francesi erano diventati calvinisti. Le spaccature religiose avevano inoltre un loro riflesso presso la nobiltà di corte: alla fazione cattolica, guidata dalla famiglia dei
Guisa, si contrapponeva una fazione protestante, che faceva capo ai
Coligny. L'influenza di queste potenti famiglie cresceva anche in conseguenza della ripetuta ascesa al trono di sovrani giovanissimi e a causa del temperamento insicuro di Caterina.
La reggente, che cercava di non cadere nelle mani di nessuna delle due fazioni (temeva in particolare i Guisa, che avrebbero voluto portare la Francia nell'orbita della cattolica Spagna), decise di avviare una politica di pacificazione religiosa, garantendo una relativa libertà di culto ai calvinisti. Ma il suo progetto fallì rapidamente di fronte all'inasprimento dell'odio politico e religioso. Come ebbe a dire il suo fedele cancelliere Michel de l'Hôpital: "La divisione linguistica non divide i regni, ma quella religiosa e giuridica sì, e fa di un regno due regni. Da qui il vecchio detto: una fede, una legge, un re".
Gli ugonotti (appoggiati dall'Inghilterra e dai protestanti dei Paesi Bassi, come i cattolici erano appoggiati dalla Spagna) erano molto inferiori di numero, ma meglio organizzati. Nei territori e nelle città da loro controllate assumevano tutte le funzioni di governo, senza lasciare spazio agli avversari; laddove erano in minoranza cercavano comunque di piazzare loro uomini nell'amministrazione, creando una rete di funzionari ugonotti tra loro collegati: "Così essi potevano - scrisse l'ambasciatore veneziano - in un giorno, a un'ora precisa, e in tutta segretezza, far scoppiare un'insurrezione in qualsiasi parte del regno".
Nel 1562 i Guisa, sventato un tentativo di colpo di Stato da parte degli ugonotti, presero le armi e ne uccisero un gran numero. La congiura fallita e questo episodio, noto come il massacro di Vassy, diedero inizio a una lunga serie di guerre civili che portò la Francia sull'orlo del baratro. Invano la reggente cercò ancora di porsi come mediatrice tra i contendenti: un accordo faticosamente raggiunto nel 1563 ad Amboise, con il quale gli ugonotti ottennero una limitatissima libertà di culto, fu presto messo in crisi da nuovi contrasti, che culminarono in un nuovo e ben più grave massacro. Il 24 agosto del 1572, la
notte di San Bartolomeo, il popolo di Parigi, accanitamente antiprotestante, sobillato dalle autorità e dal duca di Angiò (il futuro Enrico III), scatenò una feroce caccia all'uomo, casa per casa: migliaia di ugonotti convenuti per una cerimonia, tra cui molti nobili, furono trucidati. Lo stesso capo della parte ugonotta, ammiraglio di Coligny, fu ucciso a tradimento.
Mentre la guerra civile riesplodeva più accanita che mai, il prestigio della monarchia toccò livelli bassissimi. Il massacro di San Bartolomeo provocò inoltre un ripensamento in seno a vasti strati della società francese. Si formò un gruppo di opinione - i cosiddetti politiques ("politici") - di ispirazione erasmiana, comprendente nobili, mercanti, uomini di legge, funzionari, che propugnava la lotta al fanatismo e la pacificazione religiosa. Ma i tempi non erano ancora maturi per questa soluzione.
La morte di Carlo IX e l'ascesa al trono di suo fratello Enrico III (1574-89) non mutarono la situazione, anzi la aggravarono. La fazione protestante si riorganizzò sotto la guida di Enrico di Borbone, ottenendo alcuni importanti successi militari; quella cattolica, sotto la direzione di Enrico di Guisa, si costituì in una Lega santa. Le vicende internazionali, intanto, incidevano sempre più sulla situazione interna francese: i Guisa strinsero rapporti strettissimi con la monarchia spagnola, che prevedevano addirittura l'eventualità di un intervento militare spagnolo in territorio francese. Nel 1588, il disastro della Invincibile Armata nelle acque della Manica (
7.8) provocò tuttavia il clamoroso voltafaccia di Enrico III, che fece assassinare Enrico di Guisa e si alleò con Enrico di Borbone. Il pugnale di un frate domenicano vendicò questo affronto recato alla causa cattolica e ferì a morte il re. Prima di morire, Enrico III designò come successore Enrico di Borbone, con la condizione che egli si convertisse al cattolicesimo.
Il Borbone salì al trono col nome di
Enrico IV (1589-1610). A questo punto Filippo II, allarmato per il fatto che la corona di Francia sembrava caduta nelle mani dei protestanti, decise l'intervento militare, mentre il pontefice Sisto V (1585-90) dichiarava nulla la successione al trono francese. Un esercito spagnolo comandato da Alessandro Farnese mosse dai Paesi Bassi unendosi alle forze cattoliche della Lega santa e pose guarnigioni in molte città francesi, tra le quali Parigi. La reazione popolare all'invasione straniera, il timore che la corona di Francia cadesse nelle mani degli spagnoli e l'abilità di Enrico IV, riuscirono tuttavia a incrinare la compattezza dello schieramento cattolico e a ristabilire la situazione.
La svolta avvenne quando, nel 1593, il re pronunciò solennemente, nella cattedrale di Saint-Denis, l'abiura del calvinismo e si proclamò cattolico. Le ultime resistenze si sgonfiarono e lo stesso papa Clemente VIII (1592-1605) finì per assolvere il re di Francia riconoscendo i suoi diritti al trono.
Nel 1598 Francia e Spagna firmarono la pace di Vervins, con la quale le truppe spagnole si ritirarono dal paese. La pacificazione interna fu finalmente raggiunta lo stesso anno, con l'
editto di Nantes: gli ugonotti si videro riconosciuti gli stessi diritti politici dei cattolici e piena libertà di praticare il loro culto laddove esso fino a quel momento era stato praticato; essi ottennero anche l'accesso alle cariche pubbliche e la partecipazione agli organi preposti all'applicazione dell'editto e, come ulteriore garanzia, la concessione di 100 piazzeforti nel paese. Il culto protestante fu invece vietato a Parigi e nel territorio circostante. Era una soluzione di compromesso, che accontentava moderatamente le due fazioni e consentiva di superare la drammatica fase delle guerre di religione. La monarchia, che aveva attraversato uno dei periodi più bui della sua storia, uscì rafforzata, trovando un rinnovato consenso.
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