1.6 I maya
La civiltà maya, nella penisola dello Yucatan e nelle terre del Guatemala e dell'Honduras, era una delle più antiche del Nuovo Mondo: i primi insediamenti risalivano alla metà del II millennio a.C., quando l'Italia era ancora avvolta nella protostoria e in Grecia la civiltà micenea era nella sua piena maturità. L'urbanesimo aveva cominciato a diffondersi nel III secolo a.C., l'uso della scrittura nel IV d.C.
I maya erano organizzati in una miriade di città-stato - se ne contavano più di 300 - dotate di completa autonomia; non si trattava però di veri e propri centri urbani abitati da una popolazione stabile, ma piuttosto di luoghi cultuali, dove avevano sede i templi e le abitazioni del clero; la popolazione viveva nelle campagne circostanti e vi si recava quasi esclusivamente per le cerimonie religiose e per il mercato. Il capo della città era il sommo sacerdote, che deteneva anche i poteri politici e giudiziari. Il clero era affiancato da un potente ceto nobiliare che aveva il privilegio della proprietà privata della terra. La massa della popolazione coltivava i campi in comune ed era sottoposta a gravose prestazioni di lavoro, soprattutto per la costruzione e la manutenzione degli edifici urbani.
L'agricoltura, alquanto primitiva, era praticata secondo il sistema del taglio-fuoco: vaste zone di foresta vergine venivano bruciate e dissodate; il terreno, così preparato e fertilizzato, veniva coltivato per un certo numero di anni e poi abbandonato.
La scrittura maya è la più ricca, ma anche la più complicata tra quelle delle civiltà pre-colombiane; oltre alle numerose iscrizioni ci sono pervenuti tre preziosissimi codici geroglifici, unici superstiti tra le centinaia che gli spagnoli bruciarono ritenendoli libri demoniaci. Essi gettano una pallida luce sulla religione e la cultura di quel popolo. Anche i maya, come gli aztechi, avevano una visione pessimistica della storia cosmica. La storia del mondo era una successione di generazioni: dopo gli uomini di creta erano venuti gli uomini di legno; a questi erano seguiti gli uomini di mais; la generazione attuale sarebbe stata prima o poi distrutta da un terribile diluvio. La terra poggiava sopra un rettile gigantesco che nuotava nell'oceano; sotto di essa stavano nove sfere infernali, sopra tredici sfere celesti. Anche qui la divinità suprema era un dio solare, circondato da divinità minori come quelle della pioggia, della luna, della morte, del mais. Il calcolo del tempo aveva tra i maya un'importanza enorme ed erano in uso diversi calendari; grazie alle loro ottime conoscenze astronomiche, i maya riuscirono a calcolare l'anno solare di 365 giorni.
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