11.5 Diffusione della cultura e alfabetizzazione
Nei paesi riformati la lettura diretta delle Sacre Scritture, senza la mediazione delle gerarchie ecclesiastiche, stimolò la diffusione dell'alfabetizzazione. Questo fenomeno fu tanto più evidente nelle città dove fioriva il commercio e dove gli scambi esigevano che si sapesse non solo leggere, ma anche scrivere e far di conto. Gli effetti della spaccatura tra cultura protestante e cultura cattolica furono maggiormente visibili nelle Università: i riformati crearono generalmente delle Università più moderne di quelle gestite dai cattolici e, in particolare, dai gesuiti cui era affidata in gran parte l'organizzazione scolastica superiore. In Inghilterra, dove ampia era stata la risonanza del programma pedagogico di Bacone basato sulla ricerca scientifica, si delineò chiaramente la distanza tra l'insegnamento retorico delle Università di Oxford e Cambridge, dove persistevano modelli tradizionali e dove l'ambiente accademico era contrario all'introduzione di nuovi programmi, e i colleges che, finanziati da ricchi borghesi (mercanti e banchieri), lasciavano ampio spazio alle nuove scienze e a indirizzi di ricerca più concreti.
I modi di formazione intellettuale dei giovani furono in questo periodo radicalmente diversi a seconda dei livelli sociali. Ai nobili era riservata un'educazione privata, affidata a un precettore e legata ai valori di una cultura aristocratica ed elitaria (nobiltà di sangue, cavalleria, codice d'onore, rispetto delle cerimonie). Ma alla "superiorità" di sangue, che implicava il disprezzo per il lavoro manuale, venne via via contrapponendosi la mentalità dei ceti borghesi animata da una diversa concezione della vita, del lavoro, del potere. I nuovi orientamenti educativi puntarono alla formazione personale e all'acquisizione di una scienza che permettesse di conoscere la natura e di condursi nella vita e nella società. Non a caso, nelle opere pedagogiche di questi anni, si espresse l'ideale di una cultura non pedante, non mnemonica, non libresca: il grande libro della natura, le officine artigiane, le sale anatomiche, gli esperimenti di laboratorio vennero contrapposti alle biblioteche, alle ricerche erudite, agli esercizi retorici e di stile. Nella Città del Sole (1602) del filosofo italiano Tommaso Campanella (1568-1639), e nella Nuova Atlantide (1627) di Francesco Bacone, due delle maggiori opere utopistiche del secolo, si delinea un mondo in cui tutto si impara tramite strumenti diversi dai libri e dalle inutili esercitazioni grammaticali.
Il nuovo indirizzo culturale si manifestò nell'ideale di un
sapere enciclopedico in grado di abbracciare tutte le scienze e legato sia all'immagine dell'uomo dominatore dell'universo, sia all'interpretazione della natura in termini matematici. Comparvero le prime enciclopedie e l'apprendimento delle lingue fu considerato la chiave di accesso a tutte le scienze e a tutte le arti. Particolarmente significativa fu l'opera del francese
Pierre Bayle (1647-1707), rifugiatosi in Olanda in seguito alle persecuzioni contro i protestanti. Oltre ad avere organizzato quello che può essere considerato il primo esempio di giornalismo moderno, la rivista "Nouvelles de la République des Lettres", egli pubblicò in francese il Dizionario storicocritico (1695-97), capolavoro enciclopedico e insieme veicolo di diffusione del pensiero moderno, ispirato all'idea della tolleranza, della libertà di coscienza, dell'autonomia della morale dalla religione. Ammettendo la possibilità anche per gli atei di essere "virtuosi", di rispettare cioè un codice di comportamento non imposto dalla religione, egli criticò il ruolo politico della Chiesa e la sua complicità con il potere costituito. L'ideale di una comunità di uomini liberi e uguali che operavano pacificamente, giovandosi l'un l'altro delle diverse conoscenze al di là delle barriere religiose e delle frontiere degli Stati, si esprimeva nell'immagine di una "Repubblica delle lettere" che, incentrata sugli ideali di pace e di tolleranza, doveva permettere di ricucire le fratture createsi con le guerre di religione.
Mentre da più parti si manifestava la necessità di un'istruzione scolastica estesa anche alle donne, un'attenzione sempre maggiore venne rivolta alla
didattica e ai metodi di insegnamento nelle diverse aree disciplinari. Con
Comenio (Jan Amos Komensky, 1592-1670), il principio dell'educazione per tutti divenne prioritario insieme con l'esigenza di rendere più concreto e funzionale l'insegnamento di tutte le discipline. Graduando le fasi di apprendimento e facendo scaturire le nozioni dalla diretta esperienza degli allievi, Comenio riteneva raggiungibile l'ideale della pansofia, la "sapienza universale", il cui culmine consiste essenzialmente nell'acquisizione di un metodo. Un indirizzo simile fu seguito nelle scuole gianseniste (
12.2) di Port-Royal, nei pressi di Parigi, dove si insegnava prima il francese e poi il latino; anche nelle scuole pietiste, in Germania, a una profonda ispirazione religiosa si univa la costante attenzione per le nuove scienze.
Le
accademie costituirono, in questo contesto, un circuito indispensabile per lo scambio intellettuale internazionale e una sede privilegiata per la realizzazione di quella tanto auspicata fratellanza universale che solo le scienze ormai sembravano poter assicurare. La prima accademia fu quella dei Lincei: nata a Roma nel 1603, difese i risultati delle ricerche di Galilei e della sua scuola. In seguito furono fondate l'Accademia del Cimento a Firenze (1657), l'Académie Royale des Sciences a Parigi (1666), la Royal Society a Londra (1662) - quest'ultima nata nel nome e nello spirito di Bacone, che, nella Nuova Atlantide, aveva immaginato una "Casa di Salomone", sede della sapienza, luogo della ricerca scientifica collettiva (p. 265).
Un forte incremento si registrò nel campo dell'
editoria e del
mercato librario; nell'età dei grandi dizionari storici e delle prime enciclopedie, si moltiplicarono i periodici, in latino o nelle lingue nazionali, i libri di scienza, di economia politica, di pedagogia. Gran parte della vitalità editoriale fu dovuta ai protestanti rifugiatisi in Olanda, Inghilterra, Svizzera, Germania, che costituirono in tutta Europa una fitta rete di diffusione e di corrispondenti, ma anche in Francia l'editoria ebbe un notevole sviluppo. Le tirature della stampa periodica andarono considerevolmente aumentando: nelle Province Unite, ad esempio, nel corso del '600 si passò da una media di 400 a un migliaio di copie stampate per ciascun fascicolo e, fra il 1630 e il 1680, nacquero venti nuove "testate" all'anno (anche se molte destinate a vita effimera) e ben quaranta dal 1680 all'89.
Fra i giornali e i periodici d'informazione grande rilievo ebbero quelli pubblicati ad Amsterdam, Rotterdam e Leida, ma anche la "Gazette" di Parigi; molto diffusi furono egualmente i periodici eruditi come il "Journal des savants" (1665) edito a Parigi e la "Bibliothèque universelle" di Amsterdam.
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