4.5 Dalla Germania alla Svizzera
I gravi disordini provocati dalla rivolta dei cavalieri prima, da quella dei contadini dopo, provocarono un'ondata repressiva nei confronti dei seguaci di Lutero e ridiedero fiato ai sostenitori della Chiesa cattolica in Germania.
Tra i principi di Germania la spaccatura si aggravò e si manifestò formalmente alla Dieta di Spira del 1529, quando sei principi e quattordici città tedesche protestarono apertamente contro il tentativo di rendere efficace su tutto il suolo germanico l'editto di Worms del 1521 che condannava il luteranesimo (furono pertanto chiamati
protestanti, con un epiteto che verrà spesso usato per indicare i seguaci della Riforma). Nel 1530 i protestanti definirono le loro posizioni nella Confessione augustana, nel 1531 strinsero un'alleanza militare, la
Lega di Smalcalda.
Il luteranesimo si diffuse a macchia d'olio in Germania fino a comprendere circa i due terzi dell'intero territorio (rimasero cattoliche la Baviera e le regioni occidentali). La Germania si trovò pertanto divisa tra l'imperatore e i principi cattolici da un lato, i principi luterani dall'altro. Ma il luteranesimo si estese anche oltre i territori tedeschi.
Dopo la Germania, l'altro grande polo della Riforma fu la Svizzera, dove le nuove dottrine furono introdotte da
Ulrich Zwingli (1484-1531), canonico della cattedrale di Zurigo. Seguace di Erasmo da Rotterdam ed egli stesso umanista, Zwingli sottolineò sempre la propria indipendenza da Lutero, pur mostrando di apprezzarne altamente l'importanza dell'insegnamento. In effetti l'attività riformatrice di Zwingli si discosto nettamente da quella del monaco agostiniano. Zwingli non aveva la competenza teologica, né la profondità di pensiero di Lutero, e i suoi scritti, paragonati a quelli di Lutero, appaiono superficiali e approssimativi. Più di Lutero egli era però interessato ai problemi della vita politica, e a questo interesse unì una forte tempra di organizzatore. Lucido e paziente, egli cercò di agire sempre di comune accordo con le autorità cittadine, e si adoperò in una capillare azione persuasiva, aspettando che i tempi fossero maturi per progetti più audaci.
Tra il 1524 e il 1525 Zwingli riformò ampiamente la Chiesa di Zurigo: ordinò la soppressione delle immagini nei santuari, abolì il celibato dei preti, smantellò i conventi e ne destinò i beni alla pubblica assistenza; abolì la messa sostituendola con un rito estremamente semplice e spoglio, abrogò il sacramento dell'eucarestia, negando in esso qualsiasi presenza reale del Signore e ritenendolo unicamente un rito commemorativo dell'Ultima Cena; attaccò inoltre con veemenza la pratica del servizio militare mercenario cui i contadini svizzeri più poveri si dedicavano in gran numero ritenendola indegna di un buon cristiano, e ne ottenne l'abolizione.
Come a tutti i grandi personaggi della Riforma, anche a Zwingli toccò il compito ingrato di fronteggiare movimenti estremisti che rischiavano di compromettere il delicato equilibrio esistente tra i riformatori e le pubbliche autorità. La minaccia interna alla Riforma zurighese venne dai cosiddetti
anabattisti, guidati da Konrad Grebel e Felix Manz. Gli anabattisti sostenevano la necessità di dar vita immediatamente (e non con la cautela di Zwingli, da loro giudicata eccessiva e compromissoria) a una comunità di santi, di fedeli puri e liberi da qualsiasi costrizione legale (il vero cristiano, dicevano tra l'altro, non può ricoprire cariche pubbliche), negavano validità al battesimo dei fanciulli e sostenevano che tutti i veri fedeli dovevano essere ribattezzati (donde il loro nome, dal greco anabaptistés, "ribattezzatore"), essendo il battesimo non un sacramento ma il segno e la conferma della purificazione interiore, frutto dell'autorità morale e del libero arbitrio. Gli anabattisti predicavano anche l'uguaglianza sociale, in aderenza al dettato evangelico. Zwingli cercò, in pubblici dibattiti, di convincere gli anabattisti a rinunciare alle loro idee e a rientrare nell'alveo della Chiesa riformata di Zurigo, ma si scontrò contro un'opposizione irriducibile. L'intervento delle autorità civili fu allora durissimo: condannato a morte per annegamento ("Avendo peccato per acqua" - s'intende l'acqua battesimale - "doveva morire per acqua"), Manz fu il primo di una lunga serie di martiri.
Per quanto moderato dal punto di vista politico e sociale, l'esperimento di Zwingli a Zurigo suscitò apprensione nei cantoni cattolici della Svizzera, dominati da una forte aristocrazia guerriera che vedeva con ostilità la propaganda di Zwingli contro i mercenari e guardava con timore i successi della Riforma zurighese anche in altre città (per esempio, Berna e Basilea). Nel 1531 un esercito cattolico assalì Zurigo e riportò una schiacciante vittoria nella battaglia di Kappel, dove morì lo stesso Zwingli. La diffusione della Riforma fu bloccata in tutta la Svizzera, con l'eccezione di Ginevra (
4.6).
Il movimento anabattista, represso da Zwingli a Zurigo, si propagò in Germania, dove trovò terreno fertile tra gli emarginati e tra i contadini delusi dalla rivolta del 1525. Anche in Germania gli anabattisti furono però duramente colpiti: sulla necessità di sterminarli si espresse favorevolmente il più stretto collaboratore di Lutero, Filippo Melantone. Quello degli anabattisti era in origine un movimento non violento, ma la durezza della repressione, con massacri sistematici, spinse alcune frange sulla via della rivolta. Nel 1534 gli anabattisti di Münster, una città tedesca vicino ai confini con l'Olanda, approfittarono di una crisi del governo cittadino e s'impadronirono del potere. Cattolici e luterani furono immediatamente espulsi. Si voleva dar vita a una comunità di santi, pura e incontaminata, alla cui guida fu posto un profeta olandese, Giovanni da Leida, acclamato "re della nuova Gerusalemme". A Münster fu permessa la poligamia, con la motivazione che era stata praticata dai più antichi patriarchi del popolo ebreo, fu abolita la proprietà privata, eliminato il denaro. I metodi di governo della comunità degenerarono presto nel terrore, e l'esperimento non durò a lungo: nel 1535 la città cadde nelle mani di un esercito armato dai principi cattolici e luterani, e gli abitanti furono sterminati.
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