12.3 Mercantilismo e politica estera francese
Nei primi decenni del regno di Luigi XIV lo Stato intervenne anche in molti settori dell'economia, estendendo il suo controllo soprattutto alle attività manifatturiere e mercantili. Colbert fu l'ispiratore e l'artefice principale di questo intervento che da lui prese il nome di colbertismo, la più completa realizzazione del
mercantilismo. Nato dalla consapevolezza dell'importanza ormai raggiunta dal commercio internazionale nel determinare la ricchezza delle nazioni, il mercantilismo fu al tempo stesso una teoria e una politica economica, largamente praticata in molti Stati d'Europa. Come teoria era fondato sulla convinzione (superata poi dai fisiocratici:
16.3) che la ricchezza di uno Stato derivasse dalla quantità di metalli preziosi presenti all'interno del paese; come politica economica mirava, grazie all'intervento diretto dello Stato, ad accrescere il saldo attivo della bilancia commerciale (espresso in quantità fisiche di moneta) favorendo le esportazioni, penalizzando con alti dazi le importazioni, esercitando una diffusa protezione dei prodotti nazionali (protezionismo) a scapito di quelli stranieri.
Colbert patrocinò la fondazione di compagnie commerciali privilegiate e l'espansione coloniale nelle Antille, in Africa e in India; istituì e protesse manifatture sovvenzionate dallo Stato per la fabbricazione di beni di lusso (arazzi, specchi, porcellane, ecc.) destinati in gran parte all'esportazione; introdusse infine una serie di pesanti controlli di uniformità che avrebbero dovuto agevolare lo smercio dei prodotti. In realtà il colbertismo, nonostante le energie impiegate dal suo ideatore, si rivelò un fallimento. Le compagnie commerciali non furono in grado di reggere senza l'appoggio dello Stato e, mentre i criteri di uniformità produttiva furono largamente evasi, l'insieme dei vincoli all'importazione fu aspramente osteggiato dai ceti mercantili favorevoli alla libertà di commercio. La politica di Colbert fu, per gran parte, una risposta in termini assolutistici a un contrasto e a una rivalità commerciale che aveva nelle Province Unite (dal '600 dette comunemente Olanda) il principale avversario.
Contemporaneo al tentativo di sviluppo delle forze produttive fu il rafforzamento dell'esercito che giungerà ad avere circa 300.000 soldati, di cui almeno 200.000 in servizio permanente. Il ministro della Guerra marchese di Louvois realizzò per la prima volta un'amministrazione interamente centralizzata, potenziò le strutture organizzative, introdusse il sistema di reclutamento per sorteggio (riservato alla milizia che operava per la difesa territoriale) e aprì il corpo degli ufficiali ai cadetti di origine borghese. Fornì inoltre i soldati di divise, definì i criteri di addestramento e dotò i fucili di baionette inastate (che resero superate le picche). Più dei grandi generali Condé e Turenne, a fianco del Louvois e dopo la sua morte, decisiva fu l'opera del marchese di Vauban, grande ingegnere militare e tecnico degli assedi, che progettò e fece costruire un poderoso sistema di piazzeforti a difesa del paese.
Il potenziamento dell'esercito fu posto al servizio di una politica di espansione volta essenzialmente a sottrarre città e territori alla Spagna e all'Impero lungo i confini nordorientali. Nel 1665 salì sul trono di Spagna un bambino malaticcio, Carlo II, figlio di secondo letto di Filippo IV. L'unica sopravvissuta dei figli di primo letto era Maria Teresa, moglie di Luigi XIV, il quale al momento del matrimonio aveva rinunciato a ogni pretesa ereditaria per conto della moglie nei confronti della Spagna in cambio di una dote favolosa. Ma la dote non era mai stata interamente versata e ora il re di Francia si sentiva svincolato dai patti a suo tempo sottoscritti. Accampando inoltre una norma consuetudinaria, in vigore nel Brabante, che devolveva l'eredità dei beni patrimoniali ai soli figli di primo letto, Luigi XIV diede inizio (1667) ad operazioni militari (guerra di devoluzione) volte a occupare parte dei Paesi Bassi spagnoli. La guerra fu poco più di una parata scenografica, ma portò alla conquista di una serie di città, fra cui Lilla, e della Franca Contea (una regione dell'est della Francia con capitale Besançon). La pace di Aquisgrana del 1668 sancì le conquiste effettuate, ma impose alla Francia la restituzione della Franca Contea.
Più impegnativa fu la
guerra contro le Province Unite, durata dal 1672 al 1678. La Repubblica era da poco uscita con un sostanziale successo dalla II guerra dell'Atto di navigazione contro l'Inghilterra (1665-67), grazie all'energia del gran pensionario d'Olanda Johan de Witt, aspro nemico del partito orangista. De Witt aveva ottenuto l'abolizione della carica di Stadhouder, tradizionalmente degli Orange, ma la sua egemonia fu messa in crisi dall'espansionismo francese. In una prima fase della nuova guerra, fino al 1674, la Francia ebbe l'alleanza dell'Inghilterra e gli olandesi furono messi in grave difficoltà: per ostacolare l'avanzata francese furono aperte le dighe e allagate ampie zone faticosamente sottratte al mare. Nel frattempo tuttavia la flotta olandese riusciva a sconfiggere i francesi. Ma un risveglio patriottico antifrancese, accompagnato da una sommossa popolare, e la morte di de Witt, ucciso dalla folla perché considerato favorevole alla pace, cambiarono la situazione interna nelle Province Unite. Gli Orange tornarono al potere con
Guglielmo III (1650-1702) nella carica di Stadhouder. Sotto la guida di Guglielmo (futuro re d'Inghilterra:
12.4) le Province Unite si fecero più audaci: ottennero qualche successo militare, ma soprattutto riuscirono a coalizzare un'alleanza antifrancese che comprendeva oltre all'elettore di Brandeburgo e ai principi tedeschi, i due nemici tradizionali dell'Olanda, Inghilterra e Spagna.
La guerra proseguì nei Paesi Bassi spagnoli, con scontri ed assedi, e nel Mediterraneo, dove i francesi sconfissero gli olandesi e sostennero la rivolta autonomista antispagnola di Messina (1674-78). Infine, nel 1678, la pace di Nimega accontentava i due maggiori contendenti a spese della Spagna: le Province Unite mantenevano intatto il loro territorio e ottenevano l'abolizione definitiva della tariffa protezionista introdotta da Colbert nel 1667; la Francia annetteva la Franca Contea e alcune piazzeforti nei Paesi Bassi spagnoli.
La politica aggressiva di Luigi XIV proseguì negli anni successivi con una serie di ulteriori piccole annessioni (riunioni) nei Paesi Bassi spagnoli, in Lorena e in Alsazia; più importante fu, sempre in Alsazia, la conquista della libera città imperiale di Strasburgo (1681). Nel 1683 un nuovo conflitto si aprì con la Spagna, ma fu concluso con una tregua ventennale l'anno successivo. In Italia nel 1681 era stata acquistata la fortezza di Casale in Piemonte e nel 1684 fu lungamente bombardata Genova per l'appoggio che la Repubblica dava alla Spagna.
Pochi anni dopo, tuttavia, con l'ascesa di Guglielmo d'Orange al trono d'Inghilterra - in seguito alla seconda rivoluzione inglese - la situazione internazionale risulterà profondamente modificata e la politica estera francese troverà nuovi e più agguerriti avversari.
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