3.4 Italia e italiani
Riguardo alla nascita della coscienza nazionale italiana - come anche per quella degli altri popoli europei - si può dire che l'idea di "nazione", nel senso pieno della parola, è relativamente recente, essendosi formata dopo la rivoluzione francese. Anche in Italia si registrarono però, nel tardo Medioevo e nella prima età moderna, i chiari segni di una presa di coscienza nazionale.
Il primo requisito per la formazione di una coscienza nazionale è l'esistenza di un
nome indicante il paese cui questa coscienza si riferisce. Nel mondo romano il nome Italia aveva ben presto indicato la penisola intera, dalle Alpi allo Stretto di Messina, ma questa accezione ampia si era perduta con il crollo dell'Impero romano e con la frammentazione politica seguita all'occupazione longobarda e bizantina. Nell'alto Medioevo il termine Italia indicava spesso il Regno d'Italia, e cioè quella parte della penisola corrispondente all'Italia centro-settentrionale; il nome escludeva pertanto sia l'Italia meridionale, dominata dai bizantini, sia il Patrimonio di San Pietro, soggetto al potere papale. Per designare l'Intera penisola erano talvolta impiegati termini attinti dal lessico poetico antico, quali Hesperia (cioè la terra posta a Occidente) o Ausonia (dal nome degli antichissimi Ausones, abitanti dell'Italia centrale e meridionale). Largo fu però il successo di Langobardia; il nome della regione economicamente più importante della penisola diventò infatti, nel Medioevo, sinonimo di Italia. Non a caso, nell'attribuire a suo figlio Pipino il Regno d'Italia (cioè l'Italia settentrionale), Carlomagno proclamò di affidargli "l'Italia che è detta anche Lombardia".
Un fenomeno analogo si riscontra a proposito dei termini indicanti la
popolazione della penisola. L'intraprendenza economica dei lombardi, presenti con i loro traffici in tutta Europa, fece sì che invece di "italiani" si dicesse "lombardi". I musulmani, dal canto loro, per indicare gli abitanti del nostro paese, continuarono a lungo a usare il termine franchi. Un'altra confusione era generata dal termine romani, con il quale s'intendevano sia gli abitanti della città di Roma, sia gli italiani, sia, infine, i bizantini (come si ricorderà, il sovrano bizantino si faceva chiamare "re dei romani"). Termini come "Itali", "Italici", "Italienses" restarono per tutto il Medioevo abbastanza rari.
Questa rarità dell'uso dei termini Italia e italiani era anche motivata dal fatto che la penisola appariva (e apparirà ancora a lungo), tanto ai suoi abitanti che agli stranieri, più come una miriade di città che come un insieme compatto. Rispetto a un'Europa altomedievale dominata dalle campagne, la persistenza e, a partire dall'XI secolo, la rinnovata vitalità del fenomeno urbano apparivano a buon diritto come il dato di base, come l'aspetto caratterizzante del nostro paese.
Insieme con questa realtà urbana emergeva la realtà regionale. Si è già detto del particolare risalto della Lombardia, ma lo stesso discorso potrebbe farsi per la Toscana, per Venezia e il suo territorio, per le terre del papa, per la Sicilia: su questi e su altri ambiti regionali, più che sull'Italia globalmente considerata, si focalizzava l'attenzione degli stranieri e degli italiani. Come si ricorderà, gli studenti delle Università medievali erano divisi in associazioni chiamate nazioni. Ebbene: nelle Università italiane la distinzione prevalente era quella tra ultramontani (cioè transalpini) e citramontani (cioè provenienti dalla penisola), ma questi ultimi erano appunto divisi in varie "nazioni": a Bologna, per esempio, queste nazioni erano la lombarda, la toscana, la romana; a Perugia la romana, la toscana, la marchigiana, la siciliana e così via. Una prima distinzione geografica, determinata dalle Alpi, conviveva, dunque, con il riconoscimento di un non meno qualificante pluralismo regionale.
Accanto a questa pluralità di immagini e di rappresentazioni persisteva però l'idea, talvolta attutita ma sempre raffiorante, dell'
unità geografica della penisola, unità determinata in prima istanza dalla barriera alpina: idea antichissima, affermata già da Catone (II secolo a.C.) e trasmessa da Roma al mondo medievale. Il regresso tecnologico dell'alto Medioevo, il crollo dei ponti e il dissesto delle vie romane, avevano anzi rafforzato l'immagine delle Alpi come muraglia che divideva l'Italia dal resto del continente. Questa immagine restò vitale anche nel mondo tardomedievale e moderno. Petrarca parlò per esempio delle Alpi come di uno schermo naturale posto "fra noi et la tedesca rabbia", e in termini non diversi Flavio Biondo vide in esse un baluardo donato dalla natura per proteggere l'Italia dai barbari. Certo non sfuggiva a nessuno che i "barbari" avevano più volte superato i passi alpini e invaso la penisola, ma questo - si osservava - non era dipeso dal fatto che essa non fosse naturalmente protetta, quanto dal fatto che non era stata adeguatamente difesa.
Sia i dati onomastici che quelli geografici possono essere considerati gli elementi di base sui quali si costruì l'identità dell'Italia. Si tratta però di elementi generici, che in se stessi non comportano una presa di coscienza nazionale. Questa presa di coscienza fu un processo molto più complicato, che, in questa fase della storia d'Italia, interessò soprattutto una cerchia ristretta di intellettuali e di uomini di cultura e non coinvolse se non occasionalmente gruppi più vasti di italiani. Se si vuole ricercare il modo in cui emerse la coscienza nazionale italiana bisogna dunque rivolgersi al mondo dei dotti.
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