2.5 I livelli alti dello scambio
L'aumento dei prezzi danneggiò i salariati e tutte le categorie a reddito fisso (
2.3), ma arricchì le categorie che operavano dinamicamente nel tessuto economico. Solo esse, infatti, erano in grado di muoversi nel meccanismo complesso dei mercati traendone grandi vantaggi. È questa l'epoca in cui si affermano i banchieri-mercanti-industriali, che uniscono le speculazioni finanziarie alle attività commerciali e industriali. In prima fila sono i banchieri tedeschi, Welser, Höchstaetter e soprattutto
Fugger. La grande ascesa dei Fugger si deve a Jakob detto il Ricco, che finanziò principi e sovrani in cambio della concessione di monopoli. Ottenne così dal principe del Tirolo i diritti di sfruttamento di importanti miniere d'argento e con lo stesso sistema impose il proprio controllo sulle miniere di rame dell'Ungheria e della Slovacchia. Con la vendita di questi minerali i Fugger costruirono una fortuna senza pari, basata su molteplici attività: gestivano il trasferimento del denaro inviato dagli ecclesiastici transalpini alla Curia romana, finanziavano il commercio portoghese delle spezie, fabbricavano fustagno. In un'epoca in cui un patrimonio di alcune centinaia di migliaia di fiorini era considerato enorme, i Fugger potevano contare (secondo un dato del 1547) su una fortuna di ben sette milioni di fiorini.
La potenza economica e politica (in quanto finanziatori di principi e sovrani) dei Fugger non aveva pari, ma la loro esperienza non era isolata. Si nota infatti in quest'epoca una più accentuata tendenza all'investimento di forti capitali in attività produttive (abbiamo già visto il caso degli investimenti in campo agricolo e industriale) e alla loro circolazione internazionale. Il carattere fondamentale dell'economia dell'epoca resta l'agricoltura, e la grande attività finanziaria, commerciale e industriale coinvolge solo una parte minima della popolazione, ma questa tendenza è comunque un importante segno di novità.
Un'altra caratteristica del periodo è il coinvolgimento dei governi nei grandi traffici internazionali. I regni maggiormente impegnati nella conquista coloniale organizzarono uno stretto controllo sul commercio oceanico. In Spagna lo strumento di questo controllo fu la Casa de la Contratación, creata nel 1503, che deteneva il monopolio commerciale con le Americhe in cambio della cessione di un quinto degli utili alla corona. La Casa percepiva inoltre i diritti doganali, rilasciava licenze d'imbarco per le Indie e fungeva da tribunale per le vertenze commerciali. Essa favorì anche lo sviluppo delle conoscenze e delle tecniche relative alla navigazione: istituì una scuola per piloti e una scuola di cartografia (vi lavorò, tra gli altri, Amerigo Vespucci), fondò cattedre di cosmografia, arte nautica e idrografia, creò laboratori per la fabbricazione di strumenti nautici. La sua sede era a
Siviglia, la città andalusa sulla foce del Guadalquivir prescelta come obbligatoria base dei collegamenti e degli scambi con le Indie.
La corona portoghese scelse invece la via del controllo diretto dei traffici coloniali, che avevano il loro fulcro a
Lisbona, capitale mondiale del pepe e delle spezie. Gli incaricati di tre istituzioni, la Casa de India, la Casa de Guinea e la Casa da Mina, riscuotevano i diritti doganali, finanziavano a nome del re i contratti con i commercianti e gli esploratori, armavano le flotte, controllavano il carico e lo scarico delle merci, tenevano il registro degli equipaggi e dei passeggeri imbarcati. A Lisbona, come a Siviglia, fiorirono le attività scientifiche e di ricerca tecnologica connesse alla navigazione. Grazie a questo controllo diretto sul grande commercio (che fu mantenuto fino al 1570), il re portoghese si trovò a essere il maggiore "capitalista" del suo impero.
Siviglia e Lisbona rappresentano due città che dovettero la loro fortuna a una scelta governativa. In altre circostanze il successo di una città fu dovuto a motivi più complessi. Fu questo il caso del maggior centro finanziario e commerciale d'Europa,
Anversa. Favorita dalla sua posizione geografica alla foce della Schelda e dall'unione politica dei Paesi Bassi con la Spagna, questa città divenne il crocevia della finanza internazionale. Qui avevano le loro agenzie non solo i Welser e i Fugger, ma anche banchieri italiani come gli Affaitadi di Cremona e i Bonvisi di Lucca; qui avevano la loro sede gli agenti della corona del Portogallo e di quella d'Inghilterra e le grandi compagnie spagnole. Attivissimi erano anche i commercianti locali, che erano presenti dappertutto - dalla Svezia alle coste del Brasile, dove possedevano piantagioni di zucchero. Lo sviluppo di Anversa fu rapido e fra il 1505 e il 1545 i proventi della sua dogana raddoppiarono: Anversa smistava le spezie portoghesi, i vini spagnoli e francesi, lo zucchero americano, i drappi inglesi, il legno svedese, l'allume italiano, e così via.
Un altro segno della più forte dimensione internazionale degli scambi è la diffusione delle
Borse. La Borsa era il luogo d'incontro fisso di banchieri, mercanti, agenti di cambio e altri individui coinvolti a vario titolo nel mondo degli affari, dove si trattavano insieme operazioni sulle merci, cambi, partecipazioni, assicurazioni marittime, ecc.: non a caso è stata definita come "il livello più elevato di una fiera, che peraltro non si interrompe mai". Secondo un'ipotesi non accettata da tutti, il nome deriverebbe dall'Hotel des Bourses della città di Bruges, così chiamato dal nome della nobile famiglia van der Bourse, presso il quale si tenevano stabilmente riunioni di affari. Nel '500 le Borse si diffusero praticamente in tutte le città in cui i traffici prosperavano, ma la loro origine risale probabilmente all'Italia di qualche secolo prima: "Borse" esistevano infatti nel XIV secolo a Pisa, Venezia, Firenze e Genova, mentre è documentato che a Lucca, addirittura dall'inizio del XII secolo, cambiavalute, mercanti e notai si riunivano in un luogo determinato.
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