2.3 Il problema dei redditi
La prima conseguenza dell'aumento della popolazione fu, come abbiamo visto, l'aumento del prezzo dei cereali e un'accresciuta (anche se non sufficiente) produzione agricola. Un'altra conseguenza fu la diminuzione del potere d'acquisto dei lavoratori.
In verità, i salari medi dei lavoratori europei nel XVI secolo aumentarono in misura considerevole, anche di due o tre volte. Come mai allora il potere d'acquisto dei lavoratori diminuì? La risposta è semplice: perché i prezzi aumentarono più dei salari. I lavoratori guadagnavano di più ma, con i loro salari, potevano acquistare una minore quantità di merci. Si è constatato, per esempio, che nella città tedesca di Speyer, tra il 1520 e il 1621 i salari aumentarono da due a tre volte, ma che parallelamente il prezzo della segale - un prodotto di larghissimo consumo - aumentò di quindici volte, quello del grano di tredici, quello dei piselli di quattordici, quello della carne di sei. In alcune regioni inglesi il valore nominale dei salari agricoli tra il 1500 e il 1640 aumentò di tre volte, quello dei prezzi di sei volte: il salario reale diminuì, dunque, del 50%. I grafici delle pagine 41 e 43 mettono in luce il fenomeno della divaricazione tra salari e prezzi in altre città europee; il livello di vita delle classi lavoratrici fu, infatti, duramente colpito ovunque, nelle campagne come nelle città, in Italia come in Francia, in Spagna come in Germania o in Inghilterra.
La qualità dei consumi alimentari peggiorò e le calorie di origine animale, più costose, furono sostituite dalle calorie vegetali. I contemporanei erano consapevoli del fenomeno e non mancarono di confrontare il proprio tenore di vita con quello delle generazioni che li avevano preceduti: "All'epoca di mio padre - scrisse verso il 1560 un proprietario terriero di Normandia - vi era carne ogni giorno, il cibo era abbondante, gli uomini bevevano vino come fosse acqua. Ma ora tutto è cambiato: ogni cosa è più cara [...] e il cibo dei contadini più prosperi è molto più povero di quello che un tempo mangiavano i servi". La diminuzione del consumo di carne (vale a dire l'abbassamento del livello qualitativo della dieta delle popolazioni cinquecentesche) aveva molte cause: la conquista turca dell'Ungheria, che provocò una diminuzione delle importazioni da quelle regioni; la riduzione delle foreste dove venivano allevati i suini; la bonifica di vasti territori incolti, dove in precedenza veniva praticato l'allevamento; infine, e soprattutto, la diminuzione del potere d'acquisto delle popolazioni, che abbiamo già analizzato.
L'aumento dei prezzi mise in seria difficoltà anche quei proprietari che non gestivano direttamente le loro terre e che le avevano date in conduzione, prima dell'aumento dei prezzi, a canoni fissi, o che, per antica consuetudine, ricevevano dai loro contadini prestazioni in denaro. Nell'arco di pochi decenni questa categoria si vide decurtati i propri redditi e reagì di conseguenza.
In alcuni casi, i nobili fronteggiarono la situazione passando dalla condizione di redditieri a quella di amministratori diretti delle proprie tenute, cercando in tal modo di sfruttare pienamente le loro risorse per trarre vantaggio dall'aumento dei prezzi agricoli. In altri, fecero anche ricorso a mezzi più semplici, per esempio aumentando i fitti. Se i fitti erano stati fissati da contratti feudali scritti e non modificabili unilateralmente, questi aumenti erano, almeno in teoria, illegali, ma i nobili non esitavano, quando le circostanze lo consentivano, a recuperare i vantaggi perduti per mezzo della violenza e della coercizione: "Prendono le nostre cose passando sulle nostre teste - protestava la gente comune - comprano le nostre terre strappandole dalle mani, fanno aumentare i fitti, impongono il pagamento di grosse e irragionevoli somme per rilasciare concessioni, recintano le terre comuni! Non c'è consuetudine, diritto o legge che possa frenare le loro angherie su di noi, di modo che non sappiamo da che parte girarci per vivere". Nei paesi dell'Europa orientale (Polonia, Ungheria, Russia, ecc.) dove la signoria era ancora molto radicata e potente, la situazione determinò un pesante aumento delle corvées.
Il rinnovato interesse dei grandi proprietari (nobili e non) per la terra si concretizzò pertanto in una forte pressione di carattere politico, sociale ed economico. I piccoli coltivatori indipendenti, che avevano scarse possibilità di opporsi giuridicamente a questa pressione e che non disponevano di risorse economiche tali da migliorare la loro produzione e renderla competitiva, cadevano facilmente preda degli usurai e si ridussero considerevolmente di numero, andando a ingrossare le file dei disoccupati urbani e rurali.
Le conseguenze della "rivoluzione dei prezzi" sui redditi possono essere, dunque, riassunte in tre punti: abbassamento del valore reale dei salari, deterioramento della rendita fondiaria, trionfo del profitto.
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