12.7 La Russia di Pietro il Grande
Nel cinquantennio successivo alla morte (1645) dello zar Michele (fondatore della dinastia dei Romanov) e soprattutto durante il regno del figlio Alessio (1645-76), si vennero accentuando alcuni tratti caratteristici dell'organizzazione sociale russa. Il Codice del 1649 cercò di dare un ordine alla società dividendola in tre ceti fondamentali: gli "uomini di servizio", fra cui la nobiltà al servizio dello Stato; gli "uomini del borgo", ossia mercanti e artigiani; e gli "uomini del distretto", contadini servi e contadini liberi o "statali". Il Codice definì il carattere permanente della servitù della gleba e abolì ogni limite temporale al diritto dei proprietari di ricercare e perseguire i servi fuggiti. Pur ottenendo personalità giuridica, i servi videro peggiorare le loro condizioni, che divennero sempre più simili a quelle dei veri e propri schiavi (categoria che ancora sopravviveva in Russia nelle due varianti della schiavitù a vita o a termine), i quali erano almeno esentati dal pagamento delle tasse. Il Codice pose inoltre una serie di vincoli rigorosi a ogni forma di mobilità, non solo sociale ma anche fisica: i mercanti, ad esempio, furono vincolati all'attività esercitata e al luogo dove l'esercitavano.
Questo generale irrigidimento della società diede luogo, a partire dagli anni '50, a episodi di malcontento e a rivolte urbane e rurali, tutti duramente repressi. Nel 1656 i mercanti si sollevarono contro le limitazioni loro imposte e contro un'improvvisa svalutazione della moneta. Le sollevazioni contadine non costituirono una reale minaccia per l'assetto sociale, se non quando, sia nel '600 che nel '700 (
15.3), furono innescate dalle rivolte dei cosacchi delle regioni sudorientali. Le tribù nomadi dei cosacchi erano da sempre in contrasto con l'estendersi, nei loro territori, dei possessi della grande nobiltà e delle strutture di controllo statale. Pur svolgendo compiti di difesa contro i turchi e i tartari, i cosacchi (che erano abilissimi cavalieri) miravano a mantenere la loro libertà di razziare lungo le grandi vie fluviali del Volga e del Don. Nel 1670 un capo cosacco del Don, Stenka Razin, dopo alcuni anni di razzie nella zona del Caspio, si pose alla testa di una formazione ribelle - composta, oltre che da cosacchi, da servi fuggitivi, disertori e sbandati - con il disegno di liberare il popolo dalla servitù e dai soprusi. In breve tempo tutte le città e campagne del Volga meridionale erano insorte. Soltanto con grande difficoltà, e dopo spaventosi massacri, l'esercito regolare riuscì ad avere ragione della rivolta. Stenka Razin, catturato da altri cosacchi e consegnato alle autorità, fu giustiziato a Mosca nel giugno 1671.
Alle tensioni sociali si aggiunsero, nello stesso periodo, contrasti religiosi. La riforma della Chiesa russa, promossa dal patriarca Nikon a partire dal 1652 (e accolta da un concilio nel 1666), determinò uno scisma (raskol), non più sanato, tra le minoranze degli oppositori - i Vecchi credenti - e i fedeli della Chiesa ufficiale. Il contrasto non verteva su problemi teologici, ma su alcune usanze rituali - come quella di segnarsi con due dita piuttosto che con tre, come voleva la riforma. La difesa di queste antiche tradizioni di culto, ad opera dei Vecchi credenti, si tradurrà in seguito in forme di opposizione allo Stato e al sostegno concesso alla Chiesa ufficiale.
Dalla fine del '600, con il regno (1682-1725) di
Pietro I il Grande, ebbe inizio un periodo decisivo per il rafforzamento dell'Impero russo sia sul piano interno che su quello internazionale. Figlio di Alessio, Pietro divenne zar a 10 anni (1682), insieme al fratellastro Ivan, sotto la reggenza della sorellastra Sofia. Nel 1689, esautorati Sofia e Ivan, il governo rimase nelle mani dei boiari appartenenti alla famiglia della zarina Natalia, madre di Pietro. Frattanto il giovane zar dotato di straordinaria energia e prestanza fisica - nonché della smaniosa voglia di apprendere, attraverso la pratica diretta, ogni aspetto della tecnica militare e navale - si veniva formando a contatto con gli occidentali (soprattutto tedeschi) che risiedevano in un sobborgo di Mosca. Per seguire questa sua vocazione, nel 1697 Pietro si unì (inizialmente in incognito) ad una numerosa spedizione che partiva per un viaggio di studio nell'Europa occidentale. Fu in Germania, in Olanda (dove lavorò in un cantiere navale), in Inghilterra, a Vienna.
Rientrato precipitosamente per sedare un complotto della guardia imperiale e assunto direttamente il potere (1698), Pietro diede inizio al suo governo assoluto e autocratico senza più ostacoli e opposizioni di sorta: obiettivo primario dello zar fu la trasformazione della Russia in un organismo militare e statale in grado di confrontarsi con i paesi più progrediti. Così, quando gli ambasciatori russi nelle capitali straniere cominciarono a presentarsi vestiti all'occidentale e privi delle caratteristiche lunghe barbe, tutta l'Europa comprese che la Russia stava cambiando. Ovviamente i mutamenti nell'abbigliamento e nella persona non furono che l'aspetto esterno e simbolico (ma curato maniacalmente da Pietro) dello svecchiamento delle tradizioni.
La necessità del rinnovamento derivava, oltre che dalla passione tecnologica dello zar, da precise esigenze militari che, secondo un processo consueto, resero necessarie riforme amministrative e fiscali. Del resto la dura sconfitta subita a Narva, nel 1700, agli inizi della II guerra del Nord - quando 8000 svedesi, al comando di Carlo XII, distrussero un esercito russo cinque volte superiore - dimostrò che la soluzione del problema militare era ormai improrogabile. Fu migliorato l'armamento e ampliate le basi di reclutamento con il contributo di tutti i ceti. Schiavi e vagabondi furono i primi ad essere arruolati, ma, non essendo sufficienti, ogni comunità fu tenuta a fornire soldati. L'esercito non ebbe più un'organizzazione territoriale, ma nazionale; ricevette un nuovo addestramento ad opera soprattutto di ufficiali stranieri e in breve fu in grado di opporsi agli svedesi. Nel 1709, infatti, Carlo XII, che era penetrato profondamente in territorio russo, fu sbaragliato a Poltava e costretto a rifugiarsi presso i turchi. Agli inizi degli anni '20, l'esercito russo giunse a contare quasi 300.000 uomini di cui 100.000 cosacchi che, in cambio del riconoscimento delle loro autonomie, prestavano una lunghissima ferma militare.
Pietro dotò la Russia anche di una marina da guerra, indispensabile per operare nel Baltico che rimase l'obiettivo principale della sua politica di espansione: la Russia era infatti priva di sbocchi su mari agevolmente navigabili. Questa direttrice fu confermata dalla fondazione nel 1703, all'estremità del golfo di Finlandia, della città di Pietroburgo (che diverrà la capitale dell'Impero) difesa sul lato del mare dalla fortezza di Kronstadt.
Ispirato dall'assolutismo svedese e dal sistema fiscale francese Pietro trasformò l'organizzazione dello Stato e potenziò l'economia con interventi di tipo mercantilistico. Il regolamento generale del 1720 razionalizzò e riorganizzò l'amministrazione secondo princìpi di funzionalità e di accentramento. Il coordinamento esecutivo e amministrativo fu affidato a un Senato di 9 membri (una sorta di consiglio dei ministri) mentre la rappresentanza (Duma) dei boiari venne abolita. Il principio della nobiltà di servizio fu potenziato al massimo e le carriere statali vennero aperte a tutti, mentre ogni avanzamento fu basato sulla preparazione e sul merito. Nel 1722 la Tabella dei ranghi suddivise tutte le carriere (militari, civili, di palazzo), in quattordici gradi; stabilì che tutti, compresi i nobili, sarebbero partiti dal livello più basso e che il raggiungimento dell'ottavo grado avrebbe comportato il conferimento della nobiltà. Veniva così codificata l'ascesa sociale nel quadro dell'amministrazione dello Stato. Per molti aspetti le riforme di Pietro gli sopravvissero, anche se la nobiltà, vecchia e nuova, cercherà in seguito di sottrarsi all'obbligatorietà del servizio.
Nei confronti della Chiesa lo zar intervenne abolendo il patriarcato (1722) e affidando a un sinodo, con a capo un procuratore nominato dal sovrano, la guida della vita spirituale e il controllo delle proprietà ecclesiastiche. Nel campo educativo Pietro promosse l'istituzione di scuole militari e di navigazione con l'obiettivo di fornire una preparazione matematica e scientifica, del tutto assente nelle tradizionali scuole religiose. Infine istituì, su modello della Royal Society, un'Accademia delle Scienze. La riorganizzazione ufficiale della cultura fu accompagnata da una duratura europeizzazione delle élites, un processo che proseguirà negli anni successivi, culminando con Caterina II.
Dopo tanti risultati positivi Pietro fallì nell'organizzare la sua successione, pur avendo emanato uno statuto che attribuiva allo zar la facoltà di nominare come suo successore "chiunque egli desideri": una forma di "designazione testamentaria" radicalmente diversa dai princìpi ereditari delle monarchie occidentali. Diversità che rende ragione dei numerosi complotti militari e aristocratici che determinarono l'ascesa degli zar fra il 1725 e il 1762.
Nel 1725, l'anno della morte di Pietro il Grande, la Russia aveva profondamente mutato il suo carattere interno e la sua collocazione internazionale. L'avventuroso ritorno di Carlo XII dai territori ottomani, con un'epica cavalcata di 15 giorni attraverso tutta l'Europa orientale, non era bastato a risollevare le sorti della Svezia nella II guerra del Nord, anche per la morte in battaglia dell'ancor giovane re (1718). La definitiva sconfitta della Svezia (che era stata battuta dai russi anche sul mare, nel 1714) fu sancita dalle paci di Stoccolma (1719-20) e di Nystad (1721). Con i trattati di Stoccolma la Svezia dovette rinunciare a gran parte dei possessi ottenuti in Germania con la pace di Vestfalia: cedette Brema all'Hannover (in pratica all'Inghilterra, dopo la successione della casata tedesca sul trono inglese), la Pomerania anteriore e Stettino alla Prussia. A Nystad furono invece confermati i nuovi possessi baltici della Russia (Livonia, Estonia, Ingria e parte della Finlandia). Al crollo svedese era seguita l'ascesa della Russia e non vi erano dubbi a chi spettasse, da allora in poi, l'egemonia sul Baltico.
Nei decenni successivi la Russia orientò la sua espansione verso sud-ovest, scontrandosi con l'Impero ottomano, alla ricerca di un nuovo sbocco marittimo, realizzato stabilmente, fra il 1783 e il 1792, con la conquista della Crimea e delle coste settentrionali del Mar Nero (
13.2).
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