15.3 Il mondo rurale, feudalità e rivolte contadine
La società di ancien régime era una società fondamentalmente agricola. Non solo l'agricoltura era la principale attività economica, ma la maggioranza della popolazione era formata da contadini anche nei paesi dove grande rilievo avevano assunto i commerci e le manifatture. Gli strati superiori della società erano costituiti da proprietari terrieri, essenzialmente nobili ma anche borghesi; e la terra era la principale fonte di ricchezza e di possibile ascesa sociale.
Nell'Europa del '700 la proprietà terriera era per molti versi ancora di tipo
feudale: era sottoposta cioè a una serie di vincoli che ne limitavano l'uso e i redditi. Questa condizione può essere esemplificata tanto dal punto di vista del contadino che da quello del signore. Anche nel caso in cui il contadino avesse la facoltà di vendere o trasmettere in eredità la terra coltivata, questa non era in realtà detenuta in piena e libera proprietà (allodiale): dovevano invece essere corrisposti al signore dei tributi ordinari (in denaro, censi, o in natura) per l'uso o straordinari nei casi di vendita o di successione. L'ammontare di tali tributi era in genere stato fissato molto tempo prima e si manteneva per consuetudine stabile. Le corresponsioni in denaro presentavano quindi il vantaggio, rispetto a quelle in natura, di essersi ridotte di valore in seguito alla progressiva svalutazione della moneta. Al tempo stesso, su una parte delle terre feudali vigevano alcuni diritti della comunità contadina (i cosiddetti
usi civici), come quelli di pascolo, di spigolatura, di raccolta della legna, ecc. Lungi da determinare un regime equilibrato di reciprocità, questa situazione configurava un'area conflittuale molto estesa in cui operavano due antagonismi di fondo: la tendenza alla privatizzazione integrale della terra e all'inasprimento dei gravami feudali e quella al mantenimento dei tradizionali usi collettivi, difesa dalle comunità contadine. Questa contrapposizione elementare (del resto molto antica: si pensi alle rivendicazioni dei contadini tedeschi al tempo della rivoluzione del 1525) era arricchita e complicata in molte regioni dell'Europa occidentale dalla presenza di un ceto in progressivo sviluppo, quello dei contadini agiati, proprietari e affittuari. Queste figure sociali svolgevano, a seconda delle circostanze, ruoli diversi: se erano proprietari, miravano alla riduzione dei privilegi signorili e dei diritti delle comunità; se erano affittuari di terre signorili, cui era legata la riscossione di diritti, tendevano a mantenere e a rafforzare le forme del prelievo feudale.
La situazione descritta caratterizzava l'area dove si era sviluppato il feudalesimo "classico" - la Francia settentrionale e la Germania occidentale - e rappresentava una profonda evoluzione rispetto alle strutture medievali, formatesi tra l'VIII e il IX secolo e in larga misura funzionali a un'economia rurale chiusa e a una marcata debolezza dell'autorità statale. Nel XVIII secolo il regime feudale aveva perso o attenuato molti dei suoi caratteri originari, ma rappresentava comunque un insieme di diritti e di privilegi che pesavano duramente sulla vita dei contadini e sulle possibilità di sviluppo delle attività agricole. È proprio l'esame dei vincoli e dei gravami imposti ai contadini che consente di valutare le notevoli differenze della feudalità settecentesca nei diversi paesi europei.
In Francia ai censi e ai vincoli posti sui possessi contadini si aggiungevano gli obblighi di lavoro gratuito (corvées) sulle terre signorili in occasione dell'aratura, della semina o del raccolto, nonché i severi divieti di caccia e di pesca. Va detto tuttavia che in molti casi le corvées erano state sostituite da corresponsioni in denaro. I contadini erano tenuti inoltre a rispettare il monopolio feudale della trasformazione delle risorse alimentari e in particolare dovevano avvalersi, per la macinazione dei cereali, del mulino di proprietà del signore. Ad accrescere i poteri di controllo feudale sul mondo contadino contribuiva inoltre l'amministrazione della bassa giustizia (quella relativa ai reati minori) ancora detenuta dal signore e dai suoi delegati.
Ai prelievi feudali, corrispondenti ad una percentuale tra il 10% e il 20% dei redditi contadini, si sommavano anche le tasse pagate allo Stato: imposte dirette, come la taglia sulle persone o sulle proprietà, e indirette come la gabella, l'odiata tassa sul sale che colpiva il consumo di un prodotto indispensabile alla conservazione degli alimenti. Altre corvées erano dovute per la costruzione e manutenzione delle strade. Infine in Francia, come in tutti i paesi cattolici, doveva essere versata la decima alla Chiesa: si trattava di una quota-parte del raccolto, in realtà inferiore a 1/10 e pari in genere a un 1/12 - 1/13, destinata in origine al mantenimento del parroco ma spesso passata nelle mani dell'alto clero.
I contadini servi (soggetti all'antica servitù della gleba), vincolati per i loro spostamenti all'autorizzazione del signore, che poteva venderli o scambiarli a suo piacimento, erano ridotti a una minoranza confinata nelle regioni orientali della Francia. La servitù era comunque un aspetto molto marginale del feudalesimo occidentale, di cui quello francese rappresenta il modello più conosciuto.
Non vi era servaggio in Inghilterra, dove il regime feudale era praticamente scomparso già nel XVII secolo. In declino il feudalesimo in Spagna, soprattutto in Castiglia e in minore misura in Catalogna, ma egualmente dure rimanevano le condizioni di vita dei contadini.
In Italia meridionale e in Sicilia, anche se la servitù personale era da tempo superata, i prelievi in denaro e in natura e le prestazioni personali erano così ampi da far ritenere che il regime feudale fosse particolarmente vessatorio. In pieno vigore nel Lazio, la feudalità era generalmente scomparsa nel resto dell'Italia centrale e in quella settentrionale, pur con alcune presenze, rilevanti in Lombardia e in Friuli, modeste in Piemonte. I contratti agrari prevalenti in queste regioni, l'affitto e la mezzadria (risultato dell'associazione fra il proprietario e il contadino per la conduzione di un podere il cui prodotto viene diviso secondo una quota fissa, tendenzialmente la metà), si collocavano al di fuori della rendita fondiaria di tipo feudale: i signori feudali erano ormai avviati a diventare semplici proprietari terrieri e si era costituito un mercato sostanzialmente libero della terra. Rapporti di fatto senza scadenza, come le enfiteusi (in cui il possesso era legato a obblighi di miglioria) e la colonia perpetua, testimoniavano la sopravvivenza delle antiche consuetudini legate all'origine feudale e ribadivano gli ostacoli frapposti a una piena proprietà contadina della terra. In Italia la varietà delle situazioni era la norma; ma anche i rapporti agrari più moderni prevedevano obblighi di prestazioni lavorative e una serie di donativi al signore (come agnelli, polli, maiali, ecc.), che confermavano la persistenza delle tradizioni feudali.
Nella Germania occidentale vigeva un sistema feudale molto simile a quello francese con qualche maggiore sopravvivenza della servitù. Profondamente diversi erano invece il feudalesimo e le strutture agrarie in tutta l'Europa orientale, a est del fiume Elba. Gli storici hanno chiamato Gutsherrschaft questa "costituzione agraria" e l'hanno distinta dalla Grundherrschaft dominante ad ovest dell'Elba. I due termini, che significano entrambi "signoria fondiaria", sono distinguibili solo in tedesco, poiché Grund indica strettamente il terreno mentre Gut designa più genericamente un bene immobile. La Grundherrschaft era costituita dai fondi coltivati dai contadini che corrispondevano censi e rendite ed era caratterizzata da una estensione limitata delle terre gestite direttamente dal signore (la cosiddetta riserva signorile). Nella Gutsherrschaft la parte di conduzione diretta da parte del signore era dominante e formava una vera e propria "azienda feudale", coltivata da contadini ridotti allo stato servile. La servitù aveva dimensioni particolarmente ampie e regole estremamente rigide: il servo-contadino doveva ottenere il permesso del signore non solo per spostarsi, ma anche per contrarre matrimonio. Il lavoro servile (robot, da cui il nome dei "servitori" elettronici della nostra epoca) e le servitù personali dominarono l'Europa orientale fino al 1848 (e in Russia fino al 1861).
Tale condizione di servaggio, che aveva origini recenti nella feudalizzazione e rifeudalizzazione dell'Europa orientale a partire dal secolo XVI, fu motivo di frequenti tensioni sociali e rivolte. In Boemia nel 1775 una violenta sollevazione contadina mirò ad abolire la servitù. Questa vicenda sollecitò Maria Teresa e Giuseppe II d'Austria ad affrontare il problema con alcune riforme (
16.6).
Anche la Russia fu percorsa negli anni '60 da numerosi episodi di ribellione al servaggio. Questo aspetto non era nuovo, ma aveva già caratterizzato le sollevazioni del secolo precedente. Fra il 1773 e il 1774 una grande rivolta fu guidata dal cosacco Emel'jan Pugačëv. I cosacchi erano popolazioni nomadi organizzate militarmente e da sempre ostili a essere vincolate dalla servitù della gleba. Pugačëv, originario del Don, si mise alla testa di una ribellione di cosacchi del fiume Jaik (ora Ural) e, presentandosi come il redivivo zar Pietro III, il marito di Caterina II spodestato e poi ucciso, sollevò i contadini che aspiravano all'abolizione della servitù. Con audacia, abilità e capacità politiche, interpretò il ruolo dello zar liberatore dei contadini e riuscì, in un'epopea di vittorie, sconfitte, violenze e tradimenti, a tenere in scacco per un anno l'esercito governativo. Definitivamente sconfitto nell'agosto 1774, consegnato alle autorità, Pugačëv fu decapitato e squartato a Mosca nel gennaio del 1775. Sia nella rivolta boema che, più esplicitamente, in quella di Pugačëv riappare un elemento ricorrente nelle sollevazioni contadine: la tendenza a vedere nel sovrano, vero o presunto, il protettore dei poveri e il riparatore delle ingiustizie sociali.
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