9.7 Sommario
Estintasi, con la morte di Elisabetta, la dinastia Tudor, salì sul trono d'Inghilterra Giacomo I Stuart (1603), che seguì una politica di forte accentramento monarchico basata sulla riaffermazione dell'autorità della Chiesa anglicana, sull'esautorazione della Camera dei Comuni, sulla creazione di tribunali regi, su un inasprimento della tassazione. Tale politica suscitò un forte malcontento che trovò il suo centro nel Parlamento.
I contrasti tra re e Parlamento si accentuarono durante il regno di Carlo I Stuart. La politica di repressione dell'opposizione politica e religiosa attuata dal sovrano, gli inasprimenti fiscali legati alla vendita delle cariche pubbliche, lo sfarzo della corte furono tutti elementi che scavarono un fossato tra il re, da un lato, e la gentry e la borghesia dall'altro. La lotta contro il puritanesimo portò a una guerra con la Scozia, per far fronte alla quale Carlo I fu costretto a convocare il Parlamento, dove si manifestò una forte opposizione che riuscì infine ad imporsi al re. La situazione, che sembrava normalizzarsi, si aggravò in seguito allo scoppio della rivolta cattolica irlandese, che il re era accusato di aver fomentato. Il fallimento di un tentativo di colpo di Stato di Carlo I provocò la guerra civile (1642). La guerra - che vedeva contrapporsi "cavalieri" e "Teste rotonde" - ebbe una svolta dopo la comparsa sulla scena del puritano Cromwell che, riorganizzate le truppe parlamentari, sconfisse il re. Il successo provocò la divisione dello schieramento dei vincitori. Nel 1648 Cromwell, accusato di tradimento per aver cercato di salvare l'istituto monarchico, sconfisse gli scozzesi (capeggiati dal re) e i rivoltosi realisti, occupò Londra ed espulse gli oppositori dal Parlamento. Dopo la condanna a morte e l'esecuzione del re (1649) fu proclamata la Repubblica.
Messe a tacere le frange estremiste (levellers e diggers) e ristabilito l'ordine in Irlanda e Scozia, Cromwell puntò con successo - con l'Atto di navigazione, attraverso trattati con Svezia, Danimarca e Portogallo, e con una maggior presenza delle navi inglesi nelle Americhe e nel Mediterraneo - a incrementare la potenza commerciale e coloniale inglese. In politica interna si trovò invece di fronte a una costante opposizione del Parlamento, mentre il suo potere andò assumendo i connotati di una dittatura militare. L'instabilità di tale potere si rivelò alla sua morte, seguita da una fase di intricati conflitti che terminò con la restaurazione degli Stuart - approvata dal Parlamento - nella persona di Carlo II (1660).
Alla morte di Richelieu, Mazzarino ne prese il posto e ne proseguì la politica, decretando con la pace di Vestfalia la sconfitta delle ambizioni imperiali. La prosecuzione della guerra con la Spagna imponeva un forte impegno finanziario cui Mazzarino cercò di far fronte attraverso una riforma nel sistema di riscossione delle imposte che suscitò l'opposizione dei parlamenti, roccheforti della nobiltà di toga. L'opposizione degenerò in aperta rivolta (la Fronda parlamentare, 1648-1649), placatasi soltanto dopo l'accettazione delle rivendicazioni parlamentari (poi vanificate da Mazzarino). Nel 1650 prese l'avvio la Fronda dei principi, causata dall'ostilità dell'aristocrazia allo strapotere di Mazzarino, dal successo dei parlamenti e dalla forte pressione fiscale. Domata la rivolta (1653), Mazzarino, alleatosi con l'Inghilterra di Cromwell, poté riprendere la guerra contro la Spagna, che - sconfitta - sottoscrisse nel 1659 la pace dei Pirenei.
In Spagna Filippo IV e soprattutto il primo ministro Olivares tentarono di realizzare senza successo un progetto assolutistico. L'"Unione delle armi" (la ripartizione fiscale tra i vari territori soggetti alla corona, necessaria a fornire i mezzi per un'affermazione militare sulla scena europea) provocò la ribellione di Catalogna e Portogallo (1640). Se la Catalogna venne riconquistata (1652), il Portogallo riuscì a rendere definitiva la propria indipendenza (1668).
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