8.14 Sommario
La crisi europea del '600, innescata probabilmente dalla polarizzazione della ricchezza avvenuta nel secolo precedente, si manifestò soprattutto nel decremento demografico (dovuto all'impoverimento della popolazione) e nella crisi dell'agricoltura (causata dal raffreddamento del clima), che determinò carestie e grandi epidemie. La crisi non ebbe le medesime conseguenze in tutta Europa: in Olanda e Inghilterra fu attuata una diversificazione della produzione e si intensificarono gli investimenti capitalistici, mentre in Spagna, in Italia e nell'Europa orientale si verificò un processo di rifeudalizzazione.
La crisi colpì anche il settore commerciale. La scarsità di argento, dovuta alla brusca riduzione delle importazioni dall'America, determinò attorno al 1620 un crollo dei prezzi e una crisi delle attività commerciali. Anche in questo caso le conseguenze furono diverse nelle varie aree europee: alla crisi dei commerci spagnoli e italiani corrispose in Olanda e Inghilterra un incremento dell'attività commerciale, cui si legò un'espansione dei traffici sulle rotte coloniali.
All'inizio del '600 la Spagna entrò in un periodo di inarrestabile decadenza. La rifeudalizzazione (che fu una reazione alla brusca riduzione dell'oro e dell'argento americani) determinò un'oppressione durissima dei contadini: fu inoltre soffocata ogni possibilità di ascesa sociale per i ceti borghesi. Con il primo ministro Olivares fu ripresa una politica estera aggressiva e imposto un indirizzo più duro alla politica interna.
In Francia, dopo l'Editto di Nantes, Enrico IV si dedicò alla riorganizzazione della macchina statale. Furono risanate le finanze pubbliche, grazie anche alla tassa che rendeva ereditari gli uffici acquistati, e vi fu una serie di interventi dello Stato in direzione delle attività economiche. Gli anni della reggenza di Maria dei Medici furono caratterizzati da una notevole irrequietezza della nobiltà e degli ugonotti. Luigi XIII, assunto in pieno il potere, si valse dell'opera di Richelieu, che si dedicò con successo alla sottomissione degli ugonotti e alla repressione dei nobili dissidenti, e potenziò il ruolo dei funzionari regi; non riuscì però a risolvere il problema delle agitazioni popolari causate dal forte fiscalismo.
Con la politica interna di Olivares e Richelieu si avviò nel '600 una fase decisiva di quel processo di rafforzamento dello Stato in atto da due secoli, che era stato innescato dalle necessità militari delle monarchie e dal conseguente sviluppo della fiscalità. Accentramento e assolutismo costituiscono i due caratteri fondamentali del potere negli Stati moderni, caratteri affermatisi attraverso il ridimensionamento politico della nobiltà, la formazione - attraverso la vendita delle cariche - di un nuovo ceto burocratico di estrazione borghese, la costituzione di apparati coercitivi. La riflessione teorica legata, tra '500 e '600, ai problemi del rafforzamento dello Stato si imperniò sui concetti di sovranità (come potere assoluto del sovrano) e di ragion di Stato.
Nel '600 la Repubblica delle Province Unite, divenuta la maggior potenza commerciale europea, fu soggetta a una profonda crisi politica e religiosa. Lo scontro tra Gran Pensionario e Stadhouder generale esplose sul terreno religioso, ma esprimeva in realtà i diversi interessi politici dei due ceti più forti: borghesia mercantile e nobiltà terriera. Nonostante ciò la Repubblica fu il paese dove fu maggiore la tolleranza religiosa e la libera circolazione delle idee. In Germania, alla estrema frammentazione politica si aggiungeva una frammentazione religiosa; di questa situazione risentiva negativamente la vita economica, imbrigliata in una dimensione regionale. All'inizio del '600 il conflitto religioso si riaccese (costituzione dell'Unione evangelica e della Lega cattolica) e, dopo una fase di conciliazione, precipitò con l'avvento al potere dell'imperatore Mattia d'Asburgo e l'assunzione della corona di Boemia e Ungheria da parte del cugino Ferdinando di Stiria.
Di fronte alla politica di tedeschizzazione e cattolicizzazione perseguita da Ferdinando, la Boemia si ribellò (1618) e proclamò re il capo dell'Unione evangelica. Il conflitto avrebbe interessato l'Europa per trent'anni. Ferdinando (che divenne imperatore come Ferdinando II) con l'aiuto di un esercito spagnolo sconfisse i boemi nella battaglia della Montagna Bianca. Mentre in Boemia si scatenò una dura repressione, la Spagna occupò la Valtellina. Dopo l'intervento e la sconfitta della Danimarca, la guerra di Boemia era conclusa. Ma il progetto di restaurazione imperiale e cattolica di Ferdinando II e l'aggressiva politica estera spagnola allarmarono le altre potenze europee.
La decisione di Ferdinando II che si restituissero alla Chiesa cattolica i beni confiscati dopo il 1552 scontentò tutti. E la sua pretesa di rendere ereditaria la corona imperiale, a favore degli Asburgo, suscitò anch'essa vaste preoccupazioni tra i principi tedeschi, intimoriti inoltre dall'enorme potere acquisito dall'esercito imperiale guidato da Wallenstein.
Allarmato dalla politica di potenza di Ferdinando II, il re di Svezia Gustavo Adolfo intervenne con successo contro la Lega cattolica. Le vittorie svedesi erano dovute a un esercito che si fondava su una artiglieria maneggevole, su un nuovo impiego della cavalleria e dei fucilieri, su truppe regolari a lunga ferma. Una nuova vittoria riportata nel 1632 avrebbe potuto essere decisiva se nella battaglia non avesse perso la vita lo stesso re di Svezia. Ferdinando II, fatto uccidere Wallenstein, si affidò alle armi spagnole riuscendo a concludere la pace con i principi tedeschi protestanti.
Per scongiurare il rafforzamento dell'Impero, Richelieu decise di intervenire direttamente in guerra (dopo che la Francia aveva già sostenuto danesi e svedesi, ed aveva partecipato con successo alla lotta per la successione di Mantova e del Monferrato). L'immane sforzo militare della Spagna aggravò la crisi economica e le tensioni politiche nel paese (Catalogna e Portogallo si proclamarono indipendenti). La folgorante vittoria francese a Rocroi (1643) segnò il declino inarrestabile del Regno di Spagna. I successi francesi contro le truppe imperiali convinsero il nuovo imperatore Ferdinando III a concludere la pace di Vestfalia (1648).
La pace segnò il definitivo crollo del disegno politico e religioso asburgico e sancì la divisione della Germania in una miriade di staterelli autonomi. Gli Asburgo esercitavano ormai la loro sovranità solo sui domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria, mentre la Francia raggiungeva un'incontrastata egemonia continentale.
La guerra dei Trent'anni, che concluse la lunga fase delle guerre di religione, ebbe conseguenze immediate gravissime: molte regioni europee subirono enormi devastazioni, le finanze degli Stati belligeranti furono ridotte allo stremo, il passaggio dei soldati favorì la diffusione delle epidemie. Tutto ciò aggravò la crisi che si era manifestata già prima dello scoppio del conflitto.
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