4.7 L'Europa riformata
L'area di diffusione della Riforma in Europa fu molto vasta. In
Francia essa penetrò abbastanza rapidamente grazie all'iniziativa dell'umanista Jacques Lefèvre d'Etaples, che aveva aderito alle idee di Lutero (e che ebbe tra i suoi allievi Calvino). La condotta prudente dei suoi seguaci evitò lo scatenarsi della persecuzione e fino al 1534 il luteranesimo fece proseliti senza incontrare grossi ostacoli. Quell'anno avvenne la svolta drammatica. Manifesti (chiamati placards) violentemente anticattolici, nei quali si negava anche la validità della messa, furono affissi in molte città francesi e persino alle mura del castello reale. Di fronte a questa iniziativa, che aveva tutte le apparenze della sovversione, il re Francesco I non esitò a reagire, e scatenò la repressione: alcune decine di luterani furono mandati al rogo (fu in questa occasione che Calvino si rifugiò in Svizzera). Sotto il successore di Francesco I, Enrico II, la repressione divenne ancor più sistematica. Appena salito al trono il sovrano istituì, infatti, la cosiddetta Chambre Ardente, una speciale sezione del Parlamento destinata ai processi contro gli eretici.
Maggiore successo in Francia ebbe il calvinismo. Calvino, infatti, era francese e curò con particolare impegno la penetrazione della Riforma nel suo paese. Malgrado la pena di morte spesso applicata agli eretici, già nel 1561 si contavano in Francia circa 670 pastori
ugonotti (così venivano chiamati i calvinisti francesi dal tedesco Eidgenosse, "confederato", con evidente riferimento alle origini del calvinismo nella confederazione svizzera). Intorno al 1600 gli ugonotti erano circa un sesto dell'intera popolazione francese e avevano gruppi consistenti anche tra i nobili e gli intellettuali.
In
Germania la diffusione del calvinismo trovò un forte ostacolo nella presenza radicata del luteranesimo. Questo non impedì tuttavia ai predicatori calvinisti di penetrare saldamente in alcuni principati renani e in particolare nel Palatinato. Il calvinismo ebbe inoltre buon gioco nel soppiantare il luteranesimo in
Ungheria, dove verso il 1580 aveva conquistato il 50% della popolazione. Il calvinismo registrò buoni successi anche nei
Paesi Bassi, dove fu favorito dall'ostilità delle popolazioni locali contro il dominio della cattolica Spagna.
La corrente luterana della Riforma si impose invece in modo prorompente nell'Europa settentrionale: nel 1523 Gustavo Vasa, appena eletto re di
Svezia, aderì al luteranesimo e confiscò tutti i beni della Chiesa. Nel 1536 fu la volta della
Norvegia e della
Danimarca, nel 1539 della
Finlandia (politicamente sottomessa alla Svezia) e dell'
Islanda. Consistente era stata anche la penetrazione luterana nei paesi dell'Europa orientale che restarono però in maggioranza cattolici.
Più complessa fu la diffusione della Riforma in
Inghilterra. Qui l'ostilità nei confronti della Chiesa di Roma si era manifestata, già nel Medioevo, con ondate ricorrenti, e le polemiche contro l'esosità del papa e le decime pretese da Roma non si erano mai spente. Il fuoco fu nuovamente attizzato dalle vicende matrimoniali del re
Enrico VIII (1509-47). Il sovrano desiderava, infatti, annullare il suo matrimonio con Caterina d'Aragona, dalla quale non aveva avuto eredi maschi, e sposare una dama di corte di cui era innamorato, Anna Bolena. Con uno strano sussulto di rigore, il pontefice Clemente VII non concesse l'annullamento e il rifiuto provocò una durissima reazione del sovrano, che sposò ugualmente Anna Bolena. Da Roma partì immediatamente la scomunica per Enrico VIII e per la sua nuova sposa. Giungeva così a compimento la rottura tra la Chiesa romana e il Regno d'Inghilterra. Enrico VIII si fece proclamare, con il cosiddetto Atto di supremazia, votato dal Parlamento nel 1534, capo supremo della Chiesa d'Inghilterra (che venne chiamata
Chiesa anglicana), vietò il pagamento delle decime a Roma, si arrogò il diritto di scomunicare, designò i candidati all'episcopato, abolì i monasteri, ne incamerò i beni e li rivendette, assicurandosi così il prezioso appoggio politico degli acquirenti (nobili, mercanti, piccoli e medi proprietari, tutti entusiasti di quell'insperata occasione di estendere le loro proprietà). Il filosofo Tommaso Moro, già cancelliere del re, rifiutò di aderire allo scisma e fu decapitato.
Tutti questi provvedimenti, per quanto gravissimi, erano molto meno insidiosi, per la Chiesa di Roma, della Riforma nelle sue varie espressioni. Enrico VIII aveva messo in atto un vero e proprio scisma, una separazione della Chiesa anglicana da quella romana. Ma sul piano strettamente teologico non si erano verificate rotture irreparabili: gli anglicani mantenevano infatti in vigore tutti i dogmi e i sacramenti cattolici. Enrico VIII aveva insomma dato vita a una specie di cattolicesimo non romano, posto sotto la diretta autorità della monarchia. Coerentemente con questa linea, Enrico VIII non trascurò di perseguitare e giustiziare i luterani.
L'apertura dell'anglicanesimo alla Riforma avvenne sotto il successore di Enrico VIII, Edoardo VI (1547-53). Influenzato dalla personalità dell'arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer, Edoardo fece approvare (fra il 1549 e il 1552) una dottrina e una liturgia ufficiali, contrassegnate da una sorta di sincretismo protestante in cui il prevalente orientamento luterano conviveva con elementi zwingliani e calvinisti. In Scozia, grazie alla predicazione del riformatore
John Knox (1505 o 1513/14-1572), prevalse nettamente il calvinismo (1560), che si diede un'organizzazione caratterizzata dall'eguaglianza fra gli ecclesiastici e da un controllo disciplinare affidato anche ai laici. Questa struttura, che estendeva i princìpi adottati a Ginevra, costituì la caratteristica più significativa del presbiterianesimo scozzese: un sistema che nel corso degli anni si contrapporrà sempre più all'organizzazione episcopale (ossia fondata sulla gerarchia vescovile) della Chiesa d'Inghilterra, nonostante il progressivo avvicinamento dell'anglicanesimo al calvinismo. Diversamente dall'Inghilterra e dalla Scozia, l'Irlanda si mantenne invece tenacemente cattolica.
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