5.4 L'idea d'Europa
La prima formulazione della moderna idea di Europa risale a Niccolò Machiavelli: "Voi sapete - scrisse il Machiavelli nell'Arte della guerra - come degli uomini eccellenti in guerra ne sono stati nominati assai in Europa, pochi in Africa e meno in Asia. Questo nasce perché queste due ultime parti del mondo hanno avuto uno principato o due e poche repubbliche; ma l'Europa solamente ha avuto qualche regno e infinite repubbliche". E ancora: "Il mondo è stato più virtuoso dove sono stati più Stati che abbiano favorita la virtù o per necessità o per altra umana passione". L'Europa appariva al Machiavelli come la terra dove gli uomini vivevano una realtà politica complessa e articolata, diversamente dalle altre parti del mondo, dove le forme del governo assumevano carattere più dispotico e monolitico: "e' principati, de' quali si ha memoria, si truovano governati in dua modi diversi: o per uno principe e tutti li altri servi, e' quali, come ministri per grazia e concessione sua, aiutono governare quello regno; o per uno principe e per baroni, li quali, non per grazia del signore, ma per antiquità di sangue, tengano quel grado. [...] Li esempli di queste dua diversità di governo, ne' nostri tempi, el Turco et il re di Francia. Tutta la monarchia del Turco è governata da uno signore; gli altri sono sua servi [...]. Ma el re di Francia è posto in mezzo di una moltitudine antiquata di signori, in quello stato riconosciuti da' loro sudditi e amati da quelli: hanno le loro preeminenzie; non le può il re torre loro sanza suo periculo".
I modi dell'organizzazione politica qualificano dunque la realtà "Europa" e ne fanno una terra unica al mondo. Mentre in Asia i sovrani hanno un potere illimitato e regnano su masse passive di sudditi, in Europa proliferano le repubbliche (cioè gli Stati cittadini), dove la competizione tra i gruppi politici fa emergere le virtù individuali; lo stesso potere monarchico, in Europa, è vincolato da consuetudini e leggi, e da una stratificazione di poteri che preclude la strada al dispotismo. L'Asia è la terra dove gli uomini sono servi, l'Europa è la terra dove emergono le virtù dell'individuo: "Con tali lineamenti - ha scritto Federico Chabod - l'Europa appare per la prima volta con una sua caratteristica morale, non fisica, nella storia moderna".
I tempi, in effetti, erano maturi per questo cambiamento di prospettiva. Come era possibile, in effetti, continuare a parlare di "Cristianità" in quanto sistema unito e compatto, quando il cristianesimo era lacerato profondamente al suo interno e la geografia religiosa del continente registrava spaccature sempre più numerose? In passato, anche dal punto di vista politico si poteva parlare di "Cristianità" perché le due grandi ideologie medievali, l'Impero e il papato, esercitavano un dominio che tendeva all'unificazione del mondo cristiano; ora era, invece, l'epoca degli Stati nazionali, che conferivano all'Europa quel quadro politico diversificato su cui Machiavelli tanto insisteva.
Un ultimo colpo di piccone all'idea di Cristianità indicante l'insieme delle popolazioni europee venne dalla scoperta del Nuovo Mondo e dalla formazione di comunità cristiane sempre più numerose oltre oceano: la dispersione del cristianesimo su scala planetaria toglieva, evidentemente, qualsiasi possibilità di continuare a usare efficacemente quell'antica equivalenza tra "Europa" e "Cristianità".
Torna all'indice