5.5 La ripresa della guerra e la pace di Crépy
Nel 1535 morì Francesco Sforza, duca di Milano. Per evitare che il controllo di quella regione strategicamente vitale per l'Impero gli sfuggisse di mano, Carlo V la occupò militarmente. La sua iniziativa non faceva altro che dar corso a una delle clausole del trattato di Cambrai, ma i francesi risposero riprendendo la guerra e conquistando la Savoia. Gli spagnoli attaccarono a loro volta la Provenza. La lotta tra le due potenze si riaccese.
L'intervento del pontefice Paolo III (1534-49) della famiglia Farnese - al quale stava a cuore la pace all'interno del mondo cattolico, al fine di organizzare un'efficace difesa contro i turchi e avviare un'ampia riforma della Chiesa - portò alla tregua di Nizza del 1538, con la quale si riconosceva il dominio imperiale sul Ducato di Milano e quello francese sulla Savoia. Tuttavia, Francesco I riaprì la guerra nel 1542, cogliendo al balzo una nuova sconfitta subita dalla flotta imperiale nelle acque di Algeri, a opera dei turchi.
Ma quella del re di Francia fu una mossa avventata, che gli valse una nuova serie di sconfitte: il re d'Inghilterra, Enrico VIII, alleatosi con l'imperatore, occupò la fortezza di Boulogne, sulla Manica, mentre le truppe imperiali risalivano il paese minacciando la stessa Parigi. Il re di Francia riuscì, però, a strappare ai suoi nemici una pace estremamente favorevole, che fu firmata a
Crépy nel 1544: in questo accordo furono confermate tutte le condizioni della tregua di Nizza (Milano alla Spagna, Savoia e parte del Piemonte alla Francia). Francesco I morì tre anni dopo, mentre ordiva nuove trame contro il suo eterno rivale.
Il successore di Francesco I,
Enrico II (1547-59) riprese la guerra contro l'Impero spostando l'asse del conflitto dall'Italia alla Germania, dove infuriava sempre la lotta tra luterani e cattolici. In cambio del suo appoggio i principi luterani gli cedettero le tre città lorenesi di Toul, Metz e Verdun, appartenenti all'Impero ma abitate da una popolazione in prevalenza francese. Intanto in Italia la situazione si fece grave per gli spagnoli: la Corsica, sostenuta dalle flotte turca e francese, si ribellò a Genova; Siena, sobillata dal fuoruscito fiorentino Piero Strozzi, figlio del banchiere Filippo, cacciò la guarnigione spagnola, ma la ribellione fu domata nel 1557 dal duca di Firenze, Cosimo I dei Medici, che ottenne dall'imperatore il possesso di Siena. La Spagna rielaborò la sua strategia nell'alto Tirreno organizzando il cosiddetto Stato dei presìdi, formato da un insieme di fortezze lungo la costa toscana (Talamone, Orbetello, Porto Ercole, Ansedonia, Porto Santo Stefano) e nell'Isola d'Elba (Porto Longone).
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