7.7 L'Inghilterra elisabettiana
Paragonata alla Spagna o alla Francia, l'Inghilterra era ancora una potenza di secondo ordine: la corona non aveva quelle strutture fiscali e quell'ampia possibilità di riscuotere tributi che era tipica delle grandi monarchie moderne. Di conseguenza, il suo esercito e la sua flotta non erano in grado di sostenere confronti gravosi. Elisabetta affrontò la situazione rivelandosi un'ottima amministratrice. Sotto la guida del suo consigliere Thomas Gresham, la regina intraprese infatti una politica di modernizzazione dell'apparato produttivo del paese.
Ancora alla fine del '400 l'Inghilterra era un paese "sottosviluppato" in confronto al livello economico e tecnologico raggiunto dall'Italia, dai Paesi Bassi, dalla Francia, dalla Germania meridionale. La tradizionale ricchezza del paese era la lana, che veniva esportata prevalentemente grezza per essere lavorata nelle industrie del continente. Sul finire del '300 aveva assunto però maggiore consistenza la lavorazione locale della materia prima, e le industrie tessili inglesi avevano cominciato a fare seriamente concorrenza a quelle continentali. Il passaggio dallo stadio di paese "sottosviluppato" (in rapporto ai livelli dell'epoca), che esporta quasi esclusivamente materie prime, a quello di paese economicamente avanzato, che esporta manufatti, ebbe un'accelerazione nel corso del '500. Quote consistenti di mercato furono sottratte anche ai produttori italiani. Infatti, mentre in precedenza i mercanti della Germania meridionale si rifornivano di panni di lana in Italia settentrionale (soprattutto a Milano, Como, Brescia, Bergamo) per smerciarli in Europa centrale e orientale, adesso essi preferivano rifornirsi ad Anversa di panni inglesi: a orientarli in questa direzione furono i prezzi più bassi e le crescenti difficoltà delle industrie italiane a causa delle guerre che colpirono la penisola tra la fine del '400 e gli inizi del '500, e di tutte le nefaste conseguenze che ne derivarono (
3.1,
3.2 e
3.3).
Lo sviluppo della produzione tessile in Inghilterra stimolò la trasformazione delle colture, e vasti terreni arativi furono convertiti in pascoli per l'allevamento ovino. Un notevole slancio ebbe anche l'industria del ferro. L'aumento delle esportazioni provocò un aumento delle importazioni e il livello di vita della popolazione ne trasse giovamento. Sotto Elisabetta l'Inghilterra divenne dunque un paese molto diverso da quello di un secolo prima: evoluto, dinamico, in grado di competere con i paesi più avanzati del continente. Altre produzioni si aggiunsero a quelle tradizionali: artigiani protestanti provenienti dai Paesi Bassi e dalla Francia si trasferirono numerosi in Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni religiose e vi impiantarono nuove attività, come l'industria del vetro, degli orologi, della seta.
Sotto Elisabetta le risorse dell'Inghilterra furono alimentate anche in modo spregiudicato: navi corsare inglesi guidate da celebri avventurieri come Francis Drake e John Hawkins battevano l'oceano assalendo i convogli spagnoli carichi di merci e di metalli preziosi e ritornavano in patria colmi di bottino, oppure trasportavano nelle Antille schiavi negri catturati in Guinea. Ufficialmente questi corsari agivano per proprio conto, ma nella realtà ricevevano un'autorizzazione della regina, che traeva grande profitto dalla loro attività.
Quegli avventurieri e corsari erano anche grandi esploratori. Nel 1553 la Compagnia inglese dei Merchants adventurers riuscì in un'impresa ritenuta impossibile e penetrò nel Mare di Barents e nel Mar Bianco, approdando nel porto russo di Arcangelo. Nel 1580 Drake compì la seconda circumnavigazione del globo, ripetendo l'impresa di Ferdinando Magellano e portando le navi inglesi nei mari dell'Estremo Oriente, dove fino ad allora erano penetrati soltanto i portoghesi. La circumnavigazione del globo fu effettuata una terza volta otto anni dopo da Thomas Cavendish: la sua nave tornò in patria stracolma di bottino e inalberando vele di damasco azzurro, mentre il suo equipaggio sfoggiava catene d'oro al collo. Queste avventure in mari lontani alimentarono il miraggio di grandi ricchezze.
Nel 1583 un gentiluomo di corte, Humphrey Gilbert, tentò di insediare una colonia inglese in Nordamerica, sull'isola di Terra Nuova: il nuovo insediamento sarebbe stato composto da agricoltori, che avrebbero dissodato terre vergini e aperto un nuovo mercato alle industrie inglesi. Un tentativo analogo fu compiuto due anni dopo da Walter Raleigh, che sbarcò con i suoi coloni in una terra che chiamò Virginia in onore di Elisabetta, la regina vergine. Ambedue questi tentativi fallirono, ma la via alla colonizzazione inglese era aperta. La regina d'Inghilterra, del resto, rifiutò di riconoscere il trattato di Tordesillas (
1.4), con il quale il papa aveva spartito tra Spagna e Portogallo le terre ancora da scoprire e quelle da poco scoperte, e dichiarò che soltanto l'effettivo possesso di un territorio conferiva diritti su di esso. Ma le navi inglesi cominciarono a solcare con maggiore intraprendenza anche le vie di traffico più antiche, a cominciare dal Mediterraneo, dove prima non potevano circolare a causa dell'aggressività genovese e veneziana: convogli inglesi armati di cannoni superavano lo stretto di Gibilterra tenendo a bada la flotta spagnola e sciamavano nel Mediterraneo dirette verso il Levante.
Durante il Medioevo l'Inghilterra era stata ai margini delle due principali zone di traffico, il Baltico, dominato dalle città dell'Hansa, e il Mediterraneo, dominato dalle città italiane. La conquista delle rotte oceaniche conferì invece all'isola una posizione di primo piano nelle vie di navigazione mondiali, mentre i suoi porti, numerosi, ben protetti e sempre liberi dai ghiacci diventavano tra i più attrezzati del mondo. Sotto il regno di Elisabetta, la vocazione marinara e commerciale dell'Inghilterra si accentuò: nel 1555 fu fondata la Compagnia della Moscovia, che deteneva il monopolio dei traffici con gli immensi territori della Russia; nel 1584 fu fondata la Compagnia del Levante, che cercò di sfruttare a vantaggio dell'Inghilterra la rivalità tra spagnoli e turchi, acquisendo nuovi spazi commerciali; nel 1600 fu la volta della Compagnia delle Indie orientali, destinata a un grande avvenire, e che fondò subito sulle coste dell'India alcune postazioni commerciali.
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