8.7 L'Impero asburgico
La Germania era da sempre una realtà politica estremamente frazionata: circa mille unità politicamente semi-autonome, le più piccole delle dimensioni di un villaggio, le maggiori estese quanto uno Stato di media grandezza.
La pace di Augusta (1555) aveva aggiunto a questa frammentazione politica una frammentazione religiosa; infatti, il riconoscimento del diritto dei principi tedeschi d'imporre il proprio credo nei rispettivi Stati non attenuò le gravi tensioni che laceravano il paese; la pace di Augusta, inoltre, era stata sostanzialmente un accordo tra cattolici e luterani, dal quale erano stati esclusi i calvinisti e le altre minoranze religiose. Sebbene i due imperatori
Ferdinando I (1556-64) e
Massimiliano II (1564-76) si astenessero dal promuovere controffensive cattoliche, di fatto i principi cattolici, con in testa il potente duca di Baviera, sostennero campagne di "riconquista" delle regioni luterane o dove esistevano significative infiltrazioni protestanti. In questa azione si distinse particolarmente l'armata spirituale della Chiesa romana, la Compagnia di Gesù (
6.4). In campo protestante si rafforzò il calvinismo, che divenne la religione ufficiale del Palatinato.
Questa situazione certamente non favorì la vita economica, che si trovò imbrigliata in una dimensione regionale: le grandi città mercantili della Germania meridionale, come per esempio Augusta, non mostrarono significativi segni di espansione, mentre le città anseatiche del Baltico erano sempre più depresse dalla concorrenza olandese, inglese, svedese. In Germania, come del resto in Italia, la frammentazione politica ostacolava una risposta efficiente alla crisi economica.
Boemia e Ungheria, dopo la catastrofe di Luigi II Jagellone a Mohàcs (
5.3) ad opera dei turchi, passarono sotto l'autorità degli Asburgo. La Boemia fu incorporata nell'Impero, mentre in Ungheria solo poche aree ristrette rimasero immuni dall'occupazione turca: in entrambi i casi, peraltro, si mantennero vive forti spinte indipendentistiche che si riflettevano sul panorama religioso. Dal punto di vista confessionale, la Boemia rimase fedele alla grande tradizione hussita; anche il luteranesimo fu accolto favorevolmente, mentre i cattolici restavano un'esigua minoranza. Nell'Ungheria turca, poi, attecchirono in evidente chiave antiasburgica sia il luteranesimo che il calvinismo.
Con l'imperatore
Rodolfo II (1576-1612) si riaccese il conflitto religioso. Nel 1606 i calvinisti ungheresi si ribellarono all'oppressione cattolica e ottennero la libertà di culto. Nel 1608 il principe del Palatinato promosse un'associazione protestante, l'
Unione evangelica, appoggiata dalla Francia di Enrico IV, alla quale aderirono anche le forze anticattoliche boeme; come risposta, il duca di Baviera costituì l'anno dopo la
Lega cattolica, sostenuta dalla Spagna. Rodolfo II adottò una politica di conciliazione e concesse anche ai boemi, con la Lettera di maestà, libertà di culto, al fine di spezzare il fronte dell'Unione evangelica. La situazione precipitò con l'avvento al potere dell'imperatore Mattia (1612-19), e l'assunzione, nel 1617, della corona di Boemia e di Ungheria da parte di
Ferdinando di Stiria, suo cugino e successore designato (1619-37).
Ferdinando, che era stato educato dai gesuiti ai più rigorosi ideali della Controriforma, credeva profondamente, come tanti altri sovrani asburgici prima e dopo di lui, nella stretta integrazione tra Impero e cattolicesimo. Egli abolì pertanto la Lettera di maestà e avviò una pesante restaurazione del cattolicesimo in tutta la Boemia, immettendo al tempo stesso individui di origine tedesca nei posti di maggiore responsabilità.
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