8.11 L'intervento della Francia
L'imperatore era uscito indenne dalla lotta contro la Svezia e il suo prestigio si manteneva sempre altissimo. Per le altre potenze europee restava quindi intatta la minaccia dell'ambizioso progetto di Ferdinando II: la trasformazione dell'Impero in una compagine unitaria, forte e accentrata. Per scongiurare questa eventualità, il cardinale Richelieu, primo ministro francese (
8.4), decise di intervenire direttamente in guerra. Già in precedenza egli non aveva mancato di incoraggiare e di finanziare le imprese anti-imperiali di Cristiano IV di Danimarca e di Gustavo Adolfo di Svezia; non aveva nemmeno perso occasione di insidiare le posizioni spagnole in Italia settentrionale, ma la guerra della Valtellina si era conclusa con l'insuccesso della pace di Monzón (1626:
8.8). Nel 1627 il Richelieu era infine intervenuto per sostenere Carlo di Gonzaga Nevers contro Ferrante II Gonzaga-Guastalla, appoggiato dalla Spagna e dal duca di Savoia, nella lotta per la successione di Mantova e del Monferrato; in questa vicenda le cose gli erano andate meglio e col trattato di Cherasco del 1631 la Francia aveva ottenuto dal duca di Savoia il possesso di Pinerolo, un avamposto importante che consentiva il controllo del Piemonte. Ma ora non era più tempo di iniziative indirette e limitate. Ora si trattava, come ai tempi dello scontro tra Carlo V e Francesco I, di mobilitare tutte le imponenti forze dello Stato francese.
In questa fase della guerra dei Trent'anni le ragioni dell'egemonia in Europa prevalsero decisamente su quelle della lotta religiosa: così il Richelieu, cardinale e ministro di un re cattolico, usciva apertamente in campo come il maggior rivale dell'imperatore e del re di Spagna, paladini della Controriforma; in seguito egli non avrebbe esitato, come già in passato, ad allearsi con le forze protestanti di Germania.
Le operazioni militari della Francia si diressero principalmente contro la Spagna, che finì per trovarsi impegnata su ben tre fronti: in Germania, a sostegno delle truppe imperiali; nei Paesi Bassi, dove era sempre aperta la guerra contro le Province Unite; contro la Francia. La Spagna non era in grado di reggere questo sforzo immane: le condizioni economiche del paese, già da tempo gravemente deteriorate, si erano ulteriormente aggravate a causa di un fiscalismo oneroso e inflessibile, che richiedeva alle popolazioni immiserite sforzi eccessivi per mantenere al fronte eserciti che erano solo il pallido ricordo di quelli che solo alcuni decenni prima avevano trionfato in tutta Europa. La crisi economica inasprì le tensioni politiche e attivò le forze centrifughe: nel 1640 la Catalogna e il Portogallo proclamarono l'indipendenza dalla monarchia spagnola, che si trovò così a dover fronteggiare anche una gravissima rivolta interna, abilmente sostenuta dal Richelieu (
9.6). Quest'ultimo morì nel 1642, ma la sua politica estera fu proseguita dal successore, il cardinale Mazzarino (
9.5).
Nel 1643 la fanteria spagnola subì una pesante sconfitta a
Rocroi, nelle Ardenne, da parte delle truppe francesi guidate dal principe di Condé. A Rocroi i formidabili fanti spagnoli, la cui fama di imbattibilità durava da decenni, crollarono di fronte a un esercito agguerrito e ben addestrato. La tecnologia e la tattica militare si evolvevano rapidamente e le innovazioni passavano con rapidità da un esercito all'altro: agenti, informatori, studiosi di cose militari operavano tutti in questo senso. In un mondo in cui l'arte militare diventava sempre più una faccenda da grandi professionisti, la Francia aveva fatto passi da gigante. A Rocroi l'Europa prese anche atto del declino inarrestabile del Regno di Spagna, un colosso ormai logoro e spento, prossimo a uscire di scena.
I successi francesi furono tanto travolgenti da allarmare persino le Province Unite, tradizionali nemiche della Spagna: apparve preferibile, agli olandesi, l'esistenza di uno Stato-cuscinetto (rappresentato dai Paesi Bassi spagnoli) posto tra loro e la potentissima Francia, piuttosto che l'immediata vicinanza con quest'ultima. D'altro canto gli stessi spagnoli si erano ormai convinti che non sarebbero mai riusciti a domare la rivolta olandese. La pace separata tra spagnoli e olandesi - che il cardinale Mazzarino cercò in tutti i modi, ma inutilmente, di scongiurare - fu firmata a Münster nel gennaio 1648: con essa la Spagna riconobbe ufficialmente l'indipendenza delle Province Unite e cedette nei Paesi Bassi i Paesi della Generalità.
Le vicende della guerra si evolvevano negativamente anche per l'imperatore: i francesi erano penetrati in Baviera e puntavano su Vienna, gli svedesi si erano impadroniti della Boemia e assediavano Praga. Nel 1648 il successore di Ferdinando II,
Ferdinando III (1637-57), decise opportunamente di porre fine al conflitto e firmò la
pace di Vestfalia, per la quale trattative erano in corso sin dal 1644. Tra Spagna e Francia, invece, la guerra continuò.
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