9. La rivoluzione inglese e le rivolte del '600
9.1 L'Inghilterra di Giacomo I
Morta senza eredi Elisabetta I, la dinastia Tudor si estinse e sul trono d'Inghilterra salì
Giacomo I Stuart (1603-25), figlio di Maria Stuart e re di Scozia. Le due corone di Scozia e d'Inghilterra (quest'ultima comprendente anche l'Irlanda) si trovarono così unite in una sola persona. Giacomo I propose un programma di forte accentramento monarchico, basato sulla riaffermazione della autorità della Chiesa anglicana (dal punto di vista gerarchico e liturgico più che dottrinale), sul prelievo di risorse economiche attraverso la tassazione, sull'esautorazione degli organismi rappresentativi tradizionali (la Camera dei Comuni) a vantaggio di esponenti della corte direttamente legati al sovrano; anche sul piano dell'amministrazione della giustizia fu notevole la spinta verso la creazione di tribunali regi esenti da nomine elettive e liberi di ignorare le garanzie accordate ai cittadini dalla ormai plurisecolare tradizione della Magna Charta.
Sul piano della politica estera, Giacomo I fu incapace di giostrare, come brillantemente aveva fatto Elisabetta, tra le due grandi potenze continentali, Francia e Spagna, e finì per scontentarle entrambe; cosa ancor più grave, la sua assenza dalla grande scena politica europea non fu funzionale, come nel primo trentennio del regno di Elisabetta, alla tutela e al rafforzamento su scala mondiale degli interessi commerciali inglesi: significativo fu, da questo punto di vista, il declino della collaborazione tra la corona e le grandi compagnie commerciali.
Nel suo sforzo di accentramento, Giacomo I non riuscì a creare una solida struttura burocratica e militare e una sicura base di consenso. I cattolici, che avevano sperato di trovare in lui - figlio della cattolica e martire Maria Stuart - il campione della propria riscossa, rimasero delusi fino al punto di tramare contro la sua persona: famosa fu la cosiddetta congiura delle polveri, il cui piano - fallito - prevedeva di far saltare in aria il re con tutto il Parlamento. Dal canto loro i puritani non accettarono il rilancio della Chiesa anglicana voluto dal re: essi erano infatti convinti che la vita religiosa dovesse essere esente da ingerenze dell'autorità civile, tanto più in quanto questa autorità non godeva del prestigio e della credibilità di Elisabetta. Ciò comportò una ripresa delle persecuzioni religiose che causò un consistente flusso migratorio di dissenzienti: tali erano i Padri Pellegrini che, a bordo del Mayflower, approdarono nel Massachusetts, in America (1620); il loro esempio sarà seguito da migliaia di inglesi nel ventennio successivo.
Il mondo dell'imprenditoria commerciale, manifatturiera, agricola, che non era composto solo da un forte ceto borghese ma anche da una cospicua frangia della piccola e media nobiltà (la gentry), si vide danneggiato nei suoi interessi economici dal fiscalismo e dall'assenteismo in politica estera del re, e per di più insidiato nella sua roccaforte tradizionale, il Parlamento.
In assenza della grande nobiltà - decimata nel XV secolo durante la guerra delle Due Rose - il fronte del dissenso nei confronti della monarchia si concentrò proprio nel Parlamento, che divenne contemporaneamente sede principale della opposizione religiosa. Giacomo I si trovò ripetutamente in contrasto con l'assemblea, soprattutto in occasione di richieste di nuove imposizioni fiscali, e diverse volte si rifiutò di convocarla o ne arrestò gli esponenti più attivi.
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