11.4 Scienza e società
Il '600 si aprì con il rogo del filosofo italiano Giordano Bruno; del 1616 è la condanna ufficiale del sistema copernicano; nel 1633 Galilei fu processato e costretto all'abiura; intimorito da tale clima di reazione da parte della Chiesa, Cartesio rinunciò alla pubblicazione di una sua opera, Il mondo, in cui enunciava l'ipotesi del meccanicismo dell'universo. Negli anni in cui in tutta Europa divampava la guerra dei Trent'anni, la Chiesa era impegnata a difendere su tutti i fronti il suo ruolo di guida dell'umanità, la superiorità della teologia rispetto a ogni altra forma di conoscenza, l'autorità della Bibbia contro le nuove scienze che rifiutavano di riconoscere le Sacre Scritture come fonte di verità nell'indagine della natura. Con le lettere a Benedetto Castelli (1613) e a Cristina di Lorena (1615) (p. 264), Galilei affrontava questi temi, dandone una interpretazione del tutto nuova: ai testi sacri compete un'autorità indiscussa in campo teologico e religioso, ma l'indagine relativa alla natura va condotta in termini scientifici senza alcuna contrapposizione tra i due piani.
Il tradizionale dibattito sulla superiorità della teologia nei confronti della filosofia (philosophia ancilla theologiae), che aveva caratterizzato tutta la cultura medievale e, in parte, quella rinascimentale, agli inizi del '600 cominciava a trovare un nuovo statuto nella definizione dei limiti precisi dei due campi d'indagine e, all'interno dell'ambito religioso, si spostava sulla questione della
tolleranza (p. 260). Su questo tema convergevano istanze religiose, culturali e politiche: Riforma protestante e Controriforma cattolica avevano reso incandescente il problema della convivenza tra "riformati" e "papisti"; la Riforma aveva visto nascere al suo interno movimenti spesso opposti tra loro (luterani, calvinisti e le varie sette riformate); le scoperte geografiche avevano posto problemi teologici sulla possibilità di una "morale" nei popoli "atei" e sulle condizioni per la salvezza dell'anima; le nuove "vie delle spezie" imponevano anche il confronto con popoli non "primitivi" (per esempio i cinesi), già ricchi di cultura, ma di diversa religione. Lo scontro con i teologi e con le gerarchie ecclesiastiche divenne così momento prioritario di dibattito sulla tolleranza religiosa e sulla possibilità di coesistenza tra culture, nazioni, Stati diversi.
Nazione rappresentativa del nuovo clima culturale del XVII secolo è l'
Olanda. I commerci, la crescita delle banche, il consolidarsi di una ricca borghesia mercantile e intellettuale facevano di questo paese, e in particolare di Amsterdam, il "crocevia" dell'Europa: "Amsterdam, per me naufrago, è diventata un porto", aveva esclamato il pedagogista Comenio cacciato ed esiliato dalla sua patria d'origine (la Moravia) e poi dalla Svezia in seguito alla guerra dei Trent'anni. La Repubblica delle Province Unite, dove ancora vivi erano l'eredità del grande umanista Erasmo da Rotterdam e il suo appello agli ideali di pace e tolleranza, accolse e difese gli esiliati di ogni paese, lingua e religione, offrì ospitalità alle minoranze politiche e alle sette minoritarie degli anabattisti, dei rimostranti, dei sociniani. Qui nacque e visse il filosofo di origine ebraica
Benedetto Spinoza (1632-1677), autore tra l'altro del Trattato teologico-politico (1670) in cui rivendicò la libertà di pensiero e le libertà civili, teorizzando il concetto di democrazia. Qui fu attivo il giurista Ugo Grozio, che nel suo De iure belli ac pacis (1625) gettò le basi per il diritto dei popoli (
11.6). La vivacità dei commerci, l'intensità delle navigazioni, le colonie, la Borsa di Amsterdam, fecero da sfondo alla diffusione delle teorie giusnaturalistiche e contrattualistiche. Dagli scontri tra arminiani - seguaci di Jakobus Harmensz detto Arminio (1560-1609) che teorizzava una visione razionalistica della religione - e gomaristi - seguaci di François Gomar (1563-1641), rigidamente fedeli all'ortodossia calvinista - si sviluppò il dibattito sulla separazione tra la Chiesa e lo Stato e la convinzione che la religione non si può istituzionalizzare, reprimere o forzare. Nella sua prefazione al Trattato teologico-politico Spinoza poteva così esprimersi sul sistema politico olandese:
Poiché dunque è toccato a noi questo raro privilegio, di vivere in una Repubblica in cui è consentita a ognuno piena libertà di giudizio e la facoltà di onorare Dio secondo il proprio criterio, e dove nulla è stimato più caro e prezioso della libertà, ho ritenuto di non far cosa ingrata o inutile dimostrando che questa libertà non soltanto è compatibile con la religione e con la pace dello Stato, ma anzi non può essere soppressa senza pregiudizio della stessa religione e della stessa pace dello Stato.
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