15.2 Contraccezione e mentalità
La ricostruzione demografica ha consentito di illuminare a fondo una delle strutture portanti dell'ancien régime. Ma una lettura dei dati (di natalità, mortalità, nuzialità) non limitata alla pura dimensione quantitativa può aprire la strada alla comprensione delle concezioni e degli atteggiamenti sottesi ai comportamenti demografici. Solo una visione semplicistica può far ritenere che in questo ambito agissero pure forze elementari ostacolate dalla carenza di risorse e dall'imperversare delle epidemie. Si è visto invece come operassero precisi criteri "malthusiani" di adattamento, di cui il matrimonio tardivo è l'esempio più rilevante.
L'esame dei condizionamenti culturali (intesi nel senso più ampio, antropologico, del termine) sposta l'analisi su un terreno relativamente nuovo e di grande interesse per la ricerca: quello delle strutture mentali e delle visioni del mondo proprie di determinati gruppi o dell'intera organizzazione sociale. E solo dalla storia delle mentalità può venire la spiegazione di quella anomalia della demografia francese del '700 rappresentata dalla diminuzione della natalità.
Come mai la Francia anticipa quella riduzione delle nascite che diverrà caratteristica in tutta Europa nella seconda metà dell'800? A cosa attribuire l'evidente diffondersi di forme di contraccezione? Gli storici hanno interpretato dapprima questi fenomeni come frutto della laicizzazione dei comportamenti indotta dalla rivoluzione francese: una diffusa scristianizzazione legata anche alla politica anticlericale dei rivoluzionari e la circolazione culturale favorita dal servizio militare obbligatorio avrebbero favorito il distacco dalla Chiesa e dalla morale religiosa, che, come è noto, si opponevano ad ogni forma di controllo delle nascite. Ma studi ulteriori e un esame più attento della cronologia hanno spostato all'indietro l'inizio di tali comportamenti, fra la fine del XVII e i primi anni del XVIII secolo. Sono i ceti superiori della società, e innanzitutto l'aristocrazia, ad adottare il controllo delle nascite: un atteggiamento che dalla metà del '700 si estenderà alla popolazione urbana dell'area parigina e in seguito anche al mondo rurale. I moralisti del secolo attribuivano al libertinaggio quella che ai loro occhi appariva come una degradazione dei costumi. In realtà le popolazioni e i gruppi sociali sotto accusa avevano spesso una morale austera, come testimonia la partecipazione del patriziato calvinista ginevrino alla stessa sfera di comportamento e la diffusione della contraccezione in primo luogo nelle campagne francesi toccate dalla predicazione giansenista.
È indubbio comunque che questa modificazione degli aspetti più intimi della vita privata rappresentò un profondo ridimensionamento del ruolo della Chiesa e delle istituzioni religiose in questo specifico campo. E la ripresa delle nascite illegittime, a lungo compresse dalle interdizioni ecclesiastiche, ne fu una conferma.
Difficile, peraltro, attribuire a un solo fattore la rottura di un sistema profondamente radicato. Gli storici adducono infatti numerose spiegazioni: una maggiore attenzione alla salute della donna e alla necessità di preservarla dall'eccessivo numero di gravidanze si diffuse fra i ceti superiori insieme a una riconsiderazione degli affetti coniugali; l'acquisizione di un nuovo atteggiamento nei confronti dell'infanzia, fatto di sollecitudine, di tenerezza, di interesse all'educazione (diverso da quello che considerava i bambini semplicemente degli adulti in miniatura), contribuì a distanziare le nascite; la tutela della proprietà, soprattutto se di recente acquisizione, che non poteva rischiare, dove vigeva la divisione ereditaria, di essere eccessivamente frammentata; l'adozione infine di elementi di valutazione e di controllo razionale della vita affettiva e sessuale. È stato anche notato che, paradossalmente, fu proprio la Chiesa, con l'imposizione di un sistema di sorveglianza mentale delle pulsioni sessuali e con l'attenzione alla vita morale della coppia, a creare alcune condizioni favorevoli all'abbandono dei propri precetti.
Nel mutamento delle mentalità e delle sensibilità collettive si confrontano in generale due tendenze dominanti. Da un lato, la scristianizzazione o desacralizzazione testimoniata dalla riduzione delle pratiche di culto (frequenza alla messa, comunione pasquale, ecc.), accompagnata, nelle motivazioni più profonde, da una progressiva e interiorizzata (e quindi spesso non esplicita) revisione della legittimità del controllo sulla vita privata da parte dell'istituzione religiosa. Dall'altro l'emergere e il diffondersi di forme più intime e più intense di religiosità. Abbiamo già accennato al diffondersi del giansenismo (
12.2) nel mondo cattolico. In campo protestante analoghi caratteri ebbero nel '700 il pietismo in Germania e il metodismo in Inghilterra: movimenti religiosi nati su un terreno parzialmente comune a quello della laicizzazione, perché egualmente alternativi all'autorità religiosa tradizionale. Due tendenze che accentuarono la loro influenza, ben oltre gli ultimi decenni dell'ancien régime, nei due secoli successivi: destinata la prima a innervare il vincente processo di secolarizzazione, la seconda a caratterizzare molti momenti di risveglio religioso.
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