15.6 Società per ceti e forme di governo
Della società di ancien régime sono state descritte le strutture e l'organizzazione produttiva, ma per completarne l'analisi è indispensabile individuare l'elemento ordinatore della gerarchia sociale. E se per la società industriale il concetto impiegato usualmente è quello di classe, per la società di ancien régime va adottato quello di
ceto (p. 384). Una società per ceti (ordini, stati, états, Stände), tale ci appare l'ancien régime: una realtà caratterizzata dal prevalere, nelle stratificazioni sociali, dell'appartenenza per nascita, da una sostanziale staticità e da una strutturale diseguaglianza giuridica. La società per ceti è il trionfo del privilegio, delle leggi private (privatae leges), delle giurisdizioni particolari.
Chi nasceva nobile rimaneva tale tutta la vita; e il contadino aveva pochissime probabilità di uscire dal suo status. Solo nel clero non si accedeva per nascita. L'appartenenza a un ceto comportava il godimento di certi diritti e l'esclusione da altri: questo era il fondamento della diversità dei diritti civili. Cambiare ceto era un evento eccezionale, possibile in virtù del conferimento di privilegi particolari, come quelli compresi nelle patenti di nobiltà concesse a un borghese. I contemporanei consideravano questo ordinamento per ranghi "qualcosa di fisso, di eternamente valido. Il rango di ciascuno era espressione di una gerarchia preesistente, il cui carattere statico e immutabile rifletteva i princìpi costanti e immutabili dell'ordinamento del mondo" (E. Hinrichs).
La società per ceti trovava sanzione ufficiale nell'ordinamento politico di molti Stati che mantenevano rappresentanze e assemblee per ceti, tali da determinare, in rapporto alla monarchia, un vero e proprio dualismo di poteri. Il sistema più noto è quello dei tre ordini, o stati, francesi: clero, nobiltà, Terzo stato; quest'ultimo raccoglieva i sudditi che non appartenessero ai primi due ordini, dal grande mercante al più povero dei contadini.
In tutta Europa il ceto dominante era la nobiltà. Nobiltà feudale prevalentemente, ma anche nobiltà delle cariche amministrative e giudiziarie (la nobiltà di toga francese) o patriziati cittadini. Strettamente legata al ruolo rivestito dalle singole nobiltà era la capacità delle assemblee dei ceti di rappresentare e difendere, di fronte al potere centrale, i propri privilegi.
È possibile misurare l'entità del successo della monarchia assoluta, la forma di governo più tipica dell'ancien régime, in rapporto alla resistenza dei ceti. Tale successo era stato pieno in Francia (dove gli Stati generali, organismo rappresentativo dei ceti, non si riunivano più dal 1614), in Spagna, in Prussia e nei domini ereditari di Casa d'Austria. Situazione analoga nel Regno di Sardegna, dove gli Stati del Piemonte non si convocavano più dal '500. Non così nell'Impero germanico, il cui governo centrale era praticamente inesistente. La Dieta, composta di tre camere - dei principi elettori, dei principi territoriali e dei rappresentanti delle città - perveniva a decisioni puramente formali e politicamente inefficaci. Negli Stati territoriali e nelle città, principi e magistrature erano autonomi dall'imperatore, ma molto saldo si manteneva il potere degli Stände locali (della nobiltà, del clero, delle borghesie cittadine). La Polonia rappresentava il caso limite di una monarchia che non riusciva a condizionare i privilegi nobiliari. In Italia un esempio significativo era quello del Parlamento siciliano (composto da tre bracci: nobili, ecclesiastici, comunità demaniali, ossia le città) in cui la rappresentanza baronale stabiliva l'ammontare e i criteri di riscossione delle imposte.
Ma anche le organizzazioni politiche repubblicane, le Province Unite o le repubbliche aristocratiche di Genova e Venezia e quella patrizia di Ginevra, avevano strutture di governo fondate sulla diversità dei ceti e non sull'uguaglianza dei diritti politici.
Nell'Europa settecentesca convivevano numerose forme di governo: da un lato, la monarchia costituzionale inglese, che rappresentava un fenomeno unico; dall'altro, le monarchie assolute (con numerose varianti di assolutismo imperfetto), le repubbliche oligarchiche e patrizie, infine il feudalesimo aristocratico polacco. La presenza delle assemblee dei ceti, con i loro antichi privilegi e l'ostilità alla centralizzazione, era uno degli indicatori più evidenti di un processo di formazione dello Stato moderno ancora largamente incompiuto.
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