18.4 La guerra e l'intervento europeo
Lo scontro fra la Gran Bretagna e le colonie del Nord America si presentava in partenza come una lotta impari. Contro una fra le maggiori potenze del mondo, gli americani schieravano un piccolo esercito di volontari, per lo più male addestrati e poco abituati alla disciplina militare (nonostante la presenza di un certo numero di buoni ufficiali formatisi durante la guerra dei Sette anni).
La stessa opinione pubblica delle colonie, pressoché compatta quando si era trattato di sostenere la protesta contro le tasse e i dazi doganali, si divise nel momento in cui si passò allo scontro armato, con tutti i traumi psicologici e i costi economici che esso comportava. Molti coloni, soprattutto fra gli appartenenti ai ceti più agiati, assunsero un atteggiamento lealista e combatterono al fianco degli inglesi, dando così alla guerra di indipendenza anche il carattere di una guerra civile. La tesi indipendentista era invece sostenuta soprattutto dagli intellettuali e dai ceti inferiori: piccoli proprietari e piccoli commercianti, artigiani e operai, per lo più schierati su posizioni decisamente democratiche e spesso organizzati in battagliere associazioni politiche. Vi era poi, in posizione intermedia fra lealisti e indipendentisti, una corrente moderata che, anche a ostilità iniziate, continuò a cercare una soluzione di compromesso capace di far salva l'autonomia delle colonie, pur mantenendone il legame con la corona britannica.
L'atteggiamento intransigente di Giorgio III, che, nell'agosto '75, dichiarò ribelli tutti i coloni americani, fece fallire ogni ipotesi di soluzione pacifica e diede maggior forza alle tesi indipendentiste. Il 4 luglio 1776, dopo un lungo e acceso dibattito, il Congresso continentale approvò una
Dichiarazione di indipendenza stesa da Thomas Jefferson (p. 471-3), che può essere considerato il vero atto di nascita degli
Stati Uniti d'America. Un documento storico che, oltre a enumerare minuziosamente i motivi del contrasto con la madrepatria, si richiamava nella premessa ai princìpi-cardine del pensiero illuminista (i diritti naturali e inalienabili dell'uomo, la teoria "contrattualista" del governo) e ne faceva per la prima volta la base per un concreto progetto politico. Contemporaneamente, le singole colonie cominciarono a discutere e ad approvare proprie costituzioni.
Dal punto di vista militare, le prime fasi del conflitto non furono favorevoli agli americani. Fallito, nell'inverno '75-'76, un tentativo dei ribelli di attaccare il Canada, gli inglesi - i cui effettivi superavano nel '76 i 35.000 uomini, contro gli 8000 dell'esercito di Washington (che però contava sull'apporto delle milizie locali) - assunsero stabilmente l'iniziativa. Nell'agosto '76 occuparono New York, che avrebbero tenuto per tutta la durata della guerra. Gli americani riuscirono a evitare la sconfitta definitiva e la disgregazione dell'esercito grazie soprattutto alla determinazione di Washington (non grande stratega ma ottimo organizzatore) e grazie alla tattica prudente da lui adottata, che consisteva nell'evitare gli scontri campali e nel logorare gli avversari con un'ostinata azione di guerriglia. Nell'ottobre 1777, gli inglesi subirono a Saratoga la loro prima seria sconfitta.
La posizione degli insorti restava comunque precaria. E non meno grave era la situazione finanziaria: l'interruzione dei traffici con la Gran Bretagna aveva sconvolto l'economia delle colonie, costrette a sostenere i costi sempre più pesanti del conflitto mediante una serie di imposte straordinarie (oltre che con la confisca dei beni dei lealisti). La forte ondata inflazionistica provocata dall'eccessiva emissione di carta moneta, autorizzata dal Congresso continentale per coprire le spese di guerra, danneggiò operai e salariati agricoli, provocando un immediato inasprimento delle tensioni sociali: vi furono scioperi e agitazioni anche violente sia nei centri urbani sia nelle campagne.
A favore degli indipendentisti agivano però alcuni importanti fattori esterni. Il primo fu la solidarietà dell'opinione pubblica europea, e soprattutto degli intellettuali di matrice illuminista, che videro nelle colonie americane in lotta un possibile campo di sperimentazione di nuovi modelli politico-istituzionali, un terreno ideale per la costruzione di una società più libera e più giusta. Nella stessa Gran Bretagna non mancarono le voci favorevoli ai ribelli. Il filosofo democratico Thomas Paine si recò in America nel '75 e scrisse, in appoggio alla causa dei ribelli, un opuscolo intitolato Senso comune, destinato a grande diffusione. A partire dal '77 giunsero a dare man forte agli insorti - e anche questo era un fenomeno nuovo - numerosi volontari provenienti da diversi paesi europei. Fra i più noti, il polacco Tadeusz Kosciuszko (futuro protagonista dell'insurrezione polacca del 1794) e il francese marchese di La Fayette.
Ma l'aiuto decisivo ai ribelli americani venne dall'intervento in loro favore delle potenze europee rivali dell'Inghilterra, che videro nella guerra d'indipendenza l'occasione propizia per rifarsi delle sconfitte subite nella guerra dei Sette anni o per rimettere in discussione la superiorità navale e mercantile della Gran Bretagna. Francia, Spagna e Olanda fornirono ingenti prestiti agli insorti e, cosa ancor più importante, si sostituirono all'Inghilterra nel ruolo di partner commerciali del Nord America. Alla fine del '77, la Francia - dove era stato inviato come ambasciatore Benjamin Franklin - riconobbe l'indipendenza delle colonie e, nel gennaio '78, firmò con esse un patto di alleanza militare.
L'intervento della Francia - cui seguì, l'anno successivo, quello della Spagna - non capovolse immediatamente le sorti della guerra, ma creò grosse difficoltà alla Gran Bretagna, minacciata anche nei suoi possedimenti asiatici e dunque impossibilitata a concentrare le proprie forze contro gli insorti americani. Gli inglesi riportarono ancora alcune importanti vittorie, allargando il teatro delle operazioni al Sud (Georgia e Carolina) e minacciando la stessa Virginia. Ma non riuscirono a sfruttare questi successi proprio per la mancanza di adeguati rifornimenti. Nell'estate dell'81, in coincidenza con l'arrivo di una flotta francese, gli americani passarono al contrattacco e posero l'assedio a Yorktown, in Virginia, dove si era concentrato il grosso delle forze britanniche. Con la resa di Yorktown (ottobre 1781), la guerra poteva dirsi virtualmente conclusa.
Le ostilità si prolungarono ancora per più di un anno, sia sul continente (dove gli inglesi avevano un forte contingente nello Stato di New York), sia nell'arcipelago dei Caraibi. Nell'autunno dell'82, furono avviate le trattative di pace, che si conclusero col trattato di Versailles del settembre 1783. Col trattato, la Gran Bretagna riconosceva l'indipendenza delle tredici colonie, ma conservava intatto il resto del suo impero (compreso il Canada), salvo alcune concessioni alla Francia (Tobago nei Caraibi e la costa del Senegal in Africa occidentale) e alla Spagna che riotteneva la Florida.
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