18.6 Consolidamento e sviluppo dell'Unione
Con la ratifica della Costituzione e l'elezione di Washington alla presidenza, cominciava per gli Stati Uniti d'America la fase del collaudo e del consolidamento delle nuove istituzioni. Il governo federale - che stabilì la sua sede a Filadelfia, prima di trasferirsi, alla fine del secolo, in una capitale costruita ex novo, Washington - fu organizzato in dipartimenti, ossia in ministeri. Il dipartimento del Tesoro fu affidato ad
Alexander Hamilton, leader dei federalisti, che ebbe un ruolo importantissimo nel risanare le dissestate finanze dell'Unione, grazie soprattutto all'adozione di nuove imposte federali, e nel promuovere la riorganizzazione del sistema creditizio attorno a una banca nazionale (la Banca degli Stati Uniti).
La politica di Hamilton, che favoriva i ceti commerciali e finanziari del Centro-nord, suscitò però proteste e opposizioni diffuse, soprattutto fra gli agricoltori del Sud e i coloni dell'Ovest, riproponendo divisioni che in parte ricalcavano la spaccatura tra federalisti e antifederalisti. Gli avversari di Hamilton trovarono un punto di riferimento autorevole in
Thomas Jefferson, virginiano, democratico convinto, estensore nel '76 della Dichiarazione d'indipendenza e ora titolare del dipartimento di Stato (il ministero degli Esteri). Si formarono così due veri e propri partiti: il repubblicano-democratico, che faceva capo a Jefferson (p. 475-6) e a James Madison (uno dei principali artefici della Costituzione e già protagonista con Hamilton della campagna federalista); e il federalista, che aveva il suo principale leader in Hamilton e che mantenne la presidenza con John Adams anche dopo la fine del secondo mandato di Washington (1796).
L'assestamento delle istituzioni e il definirsi delle divisioni politiche coincisero con l'inizio di quella espansione territoriale che si era manifestata già durante il periodo coloniale (e aveva costituito, come si ricorderà, uno dei motivi di contrasto con la Gran Bretagna) e che, nell'arco di un secolo, avrebbe portato gli Stati Uniti a occupare l'intero territorio compreso fra i due oceani.
Era stato il Congresso continentale, nel luglio 1787, a fissare i criteri e le norme che avrebbero dovuto presiedere all'espansione, ponendo fine alle molte controversie in materia sorte fin allora tra i vari Stati. Con la cosiddetta
Ordinanza del Nord-ovest, le regioni da colonizzare ottenevano dapprima lo status di territori e venivano poste sotto la tutela del Congresso, che vi avrebbe inviato governatori e giudici. Ma nel contempo erano incoraggiate a darsi propri organi di autogoverno fino a che, una volta raggiunti i 60.000 abitanti, potessero trasformarsi in Stati dell'Unione.
Questo meccanismo fu sperimentato già nell'ultimo decennio del secolo, che vide la nascita di tre nuovi Stati: il Vermont, il Kentucky e il Tennessee. Il sistema si sarebbe dimostrato valido anche nell'800, e avrebbe contribuito non poco alla formazione di un modello di sviluppo territoriale (ed economico) destinato a caratterizzare la storia degli Stati Uniti per tutto il secolo XIX: un modello "aperto", capace di conciliare le spinte espansionistiche con la tutela delle autonomie e con la crescita della democrazia.
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