19.9 Bonaparte e la campagna d'Italia: 1796-97
Il Direttorio continuò nella politica di espansione francese in Europa. La sicurezza della Francia sembrava poter essere garantita non solo dal raggiungimento delle "frontiere naturali" che a est e a nord erano segnate dal Reno, ma anche dalla costituzione di "repubbliche sorelle" immediatamente al di là di queste frontiere. Il progetto girondino di una liberazione dei popoli si intrecciava strettamente con gli obiettivi espliciti di sfruttamento economico, fiscale e commerciale dei territori annessi o alleati. La realizzazione di questo disegno era legata alla sconfitta dell'Austria che doveva essere investita da una linea di attacco principale sul territorio tedesco in direzione di Vienna, mentre altre truppe avrebbero tenuto impegnati gli austriaci in Italia, mirando alla conquista del Piemonte e della Lombardia.
Il comando dell'armata d'Italia fu affidato nel 1796 al generale
Napoleone Bonaparte. Le sue vittoriose campagne nel '96-'97 furono l'inizio di una carriera politica e militare destinata a segnare profondamente, per quasi un ventennio, tutta la storia di Francia e d'Europa.
Bonaparte era nato nel 1769 ad Ajaccio, in Corsica, da una famiglia della piccola nobiltà, che si era schierata a fianco di Pasquale Paoli nella lotta contro Genova per l'indipendenza dell'isola. Come suddito francese (Genova cedette i diritti sulla Corsica alla Francia nel 1768) e come nobile, Napoleone poté frequentare le scuole militari di Brienne e di Parigi uscendone tenente di artiglieria nel 1785. Di sentimenti repubblicani, lettore appassionato di Rousseau e di Raynal, fra il '91 e il '93 si impegnò politicamente in Corsica prima come alleato poi come avversario di Paoli. Distintosi nell'assedio di Tolone (1793) e divenuto generale, dopo termidoro nel '94, fu per breve tempo imprigionato a causa della sua amicizia con il fratello di Robespierre. Nel 1795 la relazione con Giuseppina Tascher de la Pagerie, l'affascinante vedova del visconte Beauharnais, che era stata amante di Barras, lo avvicinò al potente uomo politico. Fu Barras ad affidargli il compito di reprimere la sommossa realista del 13 vendemmiaio (
19.7). Poco dopo ottenne il comando dell'armata d'Italia e sposò Giuseppina.
Nel marzo 1796, Bonaparte era uno dei molti giovani e brillanti ufficiali usciti dalla rivoluzione, forse politicamente più abile e spregiudicato di altri. In pochi mesi divenne un protagonista assoluto. La
campagna d'Italia mise immediatamente in luce le sue straordinarie qualità di comandante militare: la capacità di imporsi agli ufficiali e di trascinare i soldati, la rapidità di manovra e di decisione. Bonaparte riuscì nel disegno strategico di mantenere unite le sue forze, costantemente inferiori di numero, e di dividere quelle nemiche. In tre giorni sconfisse i piemontesi a Montenotte (12 aprile) e a Dego (il 14), gli austriaci a Millesimo (il 13); battuti di nuovo i piemontesi a Mondovì li obbligò all'armistizio di Cherasco (e il successivo trattato di Parigi, del maggio, confermò il possesso francese della Savoia e di Nizza). Il 15 maggio Bonaparte, dopo aver aggirato le truppe austriache e averle sconfitte a Lodi, entrava trionfalmente a Milano. Vani furono i tentativi austriaci di riprendere il controllo della Lombardia inviando nuove truppe. Bonaparte li sconfisse di nuovo ad Arcole (novembre) e nella decisiva battaglia di Rivoli Veronese (14 gennaio 1797) che portò alla conquista della piazzaforte di Mantova (febbraio). Varcate le Alpi e giunti a 100 km da Vienna i francesi costrinsero l'Austria a firmare i preliminari di pace di Leoben (aprile).
Frattanto il trattato di Tolentino con papa Pio VI (febbraio 1797) aveva assicurato alla Francia anche il dominio definitivo sull'Emilia e la Romagna (e il riconoscimento dell'avvenuta annessione del territorio di Avignone).
Le vittorie militari e il contributo al colpo di Stato di fruttidoro (
19.7) consentirono a Bonaparte di condurre direttamente le trattative con l'Austria. Con il trattato di Campoformio (17 ottobre 1797) ottenne il riconoscimento dell'egemonia francese in Lombardia e in Emilia e dell'annessione del Belgio, nonché l'attribuzione alla Francia della riva sinistra del Reno. L'Austria venne compensata con il Veneto, l'Istria e la Dalmazia. I territori di Bergamo e Brescia passarono alla neonata Repubblica cisalpina (
19.10), Corfù e le isole Ionie ai francesi. Fra lo sgomento e l'indignazione dei patrioti italiani, la Repubblica di Venezia veniva smembrata e cessava di esistere.
Le decisioni di Campoformio non devono sorprendere. L'Italia era considerata del resto terra di conquista da depredare e saccheggiare. Le indicazioni del Direttorio in questo senso erano chiarissime ed esplicite, e non diverse da quelle adottate in Belgio e in Olanda. Bonaparte e i suoi generali erano inoltre privi di scrupoli di sorta. Così masse ingenti di denaro (frutto di imposizione ai sovrani e agli strati sociali più abbienti) servirono al mantenimento dell'esercito o al risanamento delle finanze francesi. Grandi tesori d'arte presero la via di Parigi. Tutto ciò non contraddiceva tuttavia il più complesso progetto politico di creare in Italia una serie di "Repubbliche sorelle".
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